San Daniele: nessuna lista al
voto. Commissario, poi il futuro
San Daniele Po é l’unico comune cremonese, tra quelli che ne avrebbero avuto il diritto, che non andrà al voto e verrà commissariato. Nessuna lista si é presentata per tentare di reggerne le sorti. I tempi tecnici sono scaduti senza che nessuno si facesse avanti per sostituire il professor Davide Persico, 15 anni di amministrazione attenta (e siamo pronti a sottoscriverlo) sempre tesa a far crescere il paese, dal punto di vista economico, culturale ed ambientale e al Prefetto non é restato che prenderne atto. Subito dopo le elezioni di giugno (con molte probabilità sui tempi) verrà nominato e si insedierà. L’ultimo anno non è stato un anno semplice per uno dei comuni a più alta intensità e predisposizione naturalistica di queste terre percorse dal Po. Il fallimento della fusione con Pieve d’Olmi ha dato il colpo di grazia ad una prospettiva di ulteriore sviluppo che andasse al di là della sopravvivenza. Non si è capito il futuro? Probabilmente.
Un ultimo quinquennio di sofferenza non cancella un decennio estremamente positivo. Progetti portati a termine ed altri prospettati. Sogni che – a voler ben vedere – potrebbero essere solo stati rimandati a tempi migliori. Di speranza ne nutriamo tanta. La riversiamo in terre oblique e sterrate, in gente determinata capace di fare e darsi da fare. In persone che prima o poi capiranno – anche di questo siamo certi – che o si cresce e si va avanti, o si vivacchia e si muore, o si decide di non fare nulla, e ci si spegne ugualmente…
San Daniele Po é un comune di poco più di 1200 residenti con un trend a scendere, che ha la fortuna di essere in parte il golena (con la sua frazione di Sommo con Porto) e di avere un attracco nautico (Isola Pescaroli) in cui si condensa la speranza di un presente (che già c’é) e di un futuro di turismo dolce che parta proprio dalla speranza di trovare un equilibrio sostenibile tra antropizzazione e natura, tra golena e uomo, tra florofauna e agricoltura, tra bellezza e possibilità di goderne. San Daniele, e grazie al suo sindaco professore Davide Persico, é stato uno dei comuni che più alacremente ha lavorato al MAB Unesco.
San Daniele Po ha un museo paleoantropologico con pezzi importanti dell’antichissima storia di queste terre percorse dall’acqua, una struttura fondamentale per tutto il territorio. Il rischio che venga chiuso c’é, è evidente, anche se lo stesso Davide Persico ha cercato di dare al museo una certa autonomia (lo spiegherà lui stesso più avanti) cercando di garantirne la sopravvivenza anche in futuro. Di solito la cultura é la prima a pagare nella sofferenza. Ma dobbiamo accennare alla sofferenza, spiegarvela prima di partire con il resto. Tralasciamo il discorso sulla fusione: San Daniele sostanzialmente si era pronunciato per il sì, la comunità sarebbe cresciuta, e sarebbero cresciuti servizi e contributi da parte dello stato. I campanilismi e un po’ di paura hanno prevalso nel comune limitrofo (a San Daniele aveva prevalso il sì), ma tutti e due prima o poi faranno i conti (se non li stanno già in parte facendo) con le immense difficoltà della gestione di realtà amministrative che non si possono e non possono garantire l’erogazione di tutti i servizi per evidenti ragioni di bilanci. I comuni hanno scelto di non fondersi.
La mancata fusione poi si intreccia con un bilancio, quello di San Daniele Po, che non è stato possibile chiudere. Ma anche di questa questione ne abbiamo parlato con il sindaco. E la risoluzione – vidimata all’esterno dell’ente – c’era e c’é. Altri comuni hanno avuto uguali (o simili) problemi. Basti citare nel cremonese Martignana di Po che ha risolto in qualche anno ed adesso viaggia a pieno ritmo avendo mantenuto tutti i servizi e le possibilitò ed avendo ripianato il debito.
Tornando a Davide Persico, è un sindaco che mancherà come l’aria a questo dannato territorio in cui a vincere è sempre e più spesso la ragioneria o la burocrazia, in cui il ragionamento con il pallottoliere è quello più in auge, in cui per tanti forse vale la pena amministrare come i condomini, tappando buche, aggiungendo cinque pali della luce, cementando e asfaltando in ogni dove. Senza idee, senza cultura e senza sogni…
Lo abbiamo sentito, come giusto che fosse. Lo abbiamo ascoltato in questi anni, visto all’opera. Ne abbiamo apprezzato le capacità di porsi al servizio del suo territorio e dei cittadini, di battersi per un ambiente migliore, di spendersi in progetti concreti. Lo abbiamo visto sul fiume, a spiegare ai bambini e ai ragazzini le pietre e i reperti, a chiedere ai più grandi maggior attenzione, e tutela, e impegno. A contestare le grandi opere distruttive per il Po e per i suoi anfratti. Meriterebbe encomi e se ne va dal cremonese e dall’amministrazione quasi in silenzio. In pochi, o nessuno forse, gli renderà merito di un siffatto lavoro.
Qualche giorno fa l’ultimo Consiglio Comunale. Finisce l’amministrazione di San Daniele Po, e l’amarezza la si sente. Cosa ti rimproveri, ammesso che tu possa rimproverarti qualcosa e cosa rimproveri alle istituzioni?
- “C’è amarezza nel non aver avuto la possibilità, nell’ultimo quinquennio, di coronare l’ottimo lavoro svolto nei dieci anni precedenti. La crisi finanziaria che ci ha inaspettatamente investito dopo il Covid ha naturalmente condizionato il proseguo del programma di legislatura.
Quello che posso garantire è di sentirmi in pace con me stesso perché sia io sia il mio gruppo, siamo rimasti uniti e abbiamo dato il massimo intentato ogni strada per porre rimedio ai guai economici.
Col senno di poi, ma è estremamente facile da dire adesso, mi rimprovero scarsa decisione in uno o due momenti chiave. Quando si è manifestata la situazione di difficoltà finanziaria, mi sono preso in carico ogni responsabilità, mentre invece dovevo denunciare tempestivamente senza farmi scrupoli. Qui i rapporti umani, con le persone coinvolte, hanno avuto la meglio e mi sono sobbarcato io la responsabilità politica di tutto, con la consapevolezza che avrebbe segnato il mio futuro. Ma io non sono un politico di professione e non ho mai avuto ambizioni di carriera. Così è stato un sacrificio ma utile al mio Paese per uscirne in fretta”.
Si sarebbe potuto evitare il commissariamento, e se sì come?
- “Il commissariamento si sta verificando solo ed esclusivamente perché nessuno ha saputo costruire una lista che si presentasse alle elezioni. Non c’è un altro motivo perché io e il mio gruppo abbiamo assolto agli obblighi del caso presentando l’Ipotesi di bilancio quinquennale ora al vaglio dal Ministero. Certamente se fosse passato il referendum della fusione, che era una operazione seria e intelligente, oggi staremmo parlando di programmazione amministrativa, non di commissariamento. Ma così, alcuni leader del paese hanno voluto…“
San Daniele ha la fortuna di avere un Museo Paleoantropologico unico e straordinario per materiale recuperato in questi anni. Il museo corre rischi?
- “Il Museo corre rischi, certamente. Si sa che la cultura è il primo ambito che viene sacrificato in condizioni di difficoltà. Detto questo, per evitare tale chiusura, il museo funziona da oltre due anni con fondi extra bilancio provenienti da sponsorizzazioni e dai ticket di ingresso, senza asportare riporse necessarie per altri servizi“.
Se il commissario dovesse chiederti una mano, gliela daresti?
- “Assolutamente si. Io sono perfettamente aggiornato su ogni aspetto della questione in corso, è mia responsabilità, anche a mandato concluso, dare una mano al commissario e di conseguenza al mio Paese“.
Qual’é la cosa più positiva che porterai con te dell’esperienza amministrativa? E quella più negativa?
- “La cosa più positiva dei miei quindici anni di amministrazione sono il contributo al mantenimento dell’acqua pubblica, la costituzione del Mab Unesco, le opere di carattere naturalistico e ambientale, il mantenimento attivo dei plessi scolastici, l’aver fatto conoscere San Daniele Po nel mondo non solo per prodotti agroindustriali tipici della nostra pianura, ma per riscontri scientifici emersi col museo, con la ricerca e la pubblicazione su riviste internazionali.
La cosa più negativa è la prematura scomparsa di un mio caro amico, che era anche responsabile economico, la perdita del mio assessore di fiducia Aldino Ponzoni e le conseguenze finanziare di un dissesto che non ho saputo prevedere, e di questo mi rammaricherò per sempre. Quella finanziaria è stata la mia grande carenza amministrativa.
Non ne sono sufficientemente competente, mi sono fidato di consulenti ed è andata male“.
Perché secondo te San Daniele Po non è riuscita ad esprimere una lista in grado di prenderne in mano le sorti del paese?
- “Per diversi motivi. Il più sbandierato è che il comune è in una situazione finanziaria difficile, di cui però è stato già tutto analizzato e il percorso per rimediarne è già avviato bene. Quindi, se l’idea di futuri candidati era di andare a governare il paese con un proprio ed esclusivo programma, allora questa situazione ha gravato sulle scelte e le adesioni alle liste.
Il secondo motivo riguarda gli strascichi del referendum per la fusione. C’erano due comitati, per il Si e per il No, e a San Daniele ha prevalso il Si. I leader che stavano tentando di fare la lista, seppur di schieramenti politici opposti, hanno lavorato per il No, e questo ha contribuito a far perdere loro consenso popolare. Infatti, non sono riusciti a raccogliere un numero sufficiente di candidati consiglieri.
Un terzo fattore è una sorta di abulia nel quale il paese sembra immerso. Non c’è più spirito di iniziativa ma anche carenza di intraprendenza e voglia di prendersi delle responsabilità“.
Cosa ti auguri per quello che resta comunque il tuo comune?
- “Mi auguro che San Daniele Po mantenga stretto e saldo tutto quanto si è saputo realizzare finora; che utilizzi questo patrimonio come base di partenza per il futuro. Detto questo, non ci si possono aspettare importanti innovazioni in un paese di 1200 abitanti con un trend demografico in calo, mantenuto meno drastico da una certa immigrazione. Il futuro, lo ribadisco, è la fusione con altri paesi per raggiungere un numero minimo di almeno 5000 abitanti. Viceversa significa vivacchiare nella precarietà dei servizi senza pretese“.
Si sa già qualcosa per la nomina del Commissario? Quando dovrebbe essere?
- “No, non si sa nulla. Credo si svolgerà il tutto dopo la data stabilita per le elezioni”.
La tua esperienza universitaria ti sta dando grandi soddisfazioni. Non è che per caso stai pensando di emigrare a Parma?
- E’ un pensiero costante. Parma è un ambiente splendido, stimolante, accattivante ed entusiasmante. Il lavoro in Università è ciò che ho sempre perseguito nei miei intenti e sempre sognato. Da quando sono passato ricercatore e poi prof. Associato, ho cominciato a vedere risultati importanti, laureandi passati col massimo dei voti, una frequenza notevole di studenti ai miei corsi, richieste di tesi, dottorato, articoli scientifici e ora che ho finito il mandato anche la ripresa di missioni scientifiche all’estero. A fine maggio, infatti, partirò per una missione di campionatura in Tibet per studiare con un team internazionale (ricercatori della Cina e degli Stati Uniti) i cambiamenti climatici del passato.
Da un paio di anni poi ho assunto la direzione scientifica del Museo di Storia Naturale di Parma che, attraverso la vincita di un bando PNRR, stiamo trasformando radicalmente in un qualcosa che sarà un unicum in Italia ma del quale non posso ancora anticipare nulla.
La mia casa però è San Daniele Po. Ho dato tanto al mio paese, e in futuro cercherò ancora di contribuire, ma senza alcun ruolo amministrativo“.
La casa di Davide resterà San Daniele Po, almeno per ora. E non é solo una questione di struttura, ma di cuore. Ora si attende il commissario prefettizio, nell’ostinata speranza che non sia il classico burocrate della pubblica amministrazione, un passacarte, ma che abbia l’unico ruolo di essere un traghettatore attento, un uomo delle istituzioni senza esserne la parte più rigida e reazionaria. E perché no, un appassionato e concreto amante di ambiente, tradizioni, cultura.
In fondo gli basterà guardarsi attorno, confrontarsi con le persone, farsi un giro a Sommo con Porto e in quelle terre emerse, andare ad Isola Pescaroli dal capitano vichingo di Living the River e farsi portare a guardare il Po dalle sue acque. Gli basterà ascoltare Davide su quello stesso fiume, coglierne tenacia e passione, desiderio e preparazione scientifica. Gli basterà insomma cercare di capire che anche dalle sofferenze si può venire fuori, ma dalla chiusura mai. Che se c’é un futuro scorre tra quelle acque, in quella terra, tra le sue genti e le loro anime. E paradossalmente é pure – e soprattutto – dentro in quel museo dove ci sono profondissime radici e scoperte.
Quello che é certo é che Davide é pronto a farsi onore a Parma, a farselo da divulgatore, da professore e da conservatore museale (se lo sta già facendo) , ed é pronto ancora una volta a dare una mano al suo paese. Che é e resta con orgoglio San Daniele Po. Il paese dove non si vota ne per il momento si voterà, ma pure paese con grande dignità e qualche speranza in più in un domani migliore, di sole, tramonti e di vento…
Na.Co.