Ricorrenze e ricordi

Solarolo Monasterolo ricorda il
suo don Mario Ghidoni e l'Orsola

Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede” (Ebrei, 13,7): questo motto biblico ben si addice per ricordare un sacerdote, un prete di campagna, che per quarant’anni è stato in mezzo, giorno dopo giorno, alla sua gente, sulle rive del Po, nel “cuore” del Casalasco.

Quel sacerdote è don Mario Ghidoni, nato a Cà dè Soresini di San Martino del Lago nel 1911, ordinato presbitero nel 1941 in piena guerra mondiale e morto il 25 marzo di 26 anni fa all’età di 87 anni.

Fu parroco a Solarolo Monasterolo, ininterrottamente, per quarant’anni esatti, dal 1958 al 1998 (anno della sua morte) e, ventisei anni dopo, il suo ricordo è ancora molto vivo, e carico di riconoscenza, fra tutti coloro che lo hanno conosciuto. Un servo buono e fedele ed un esempio di prete semplice appartenuto alla nostra civiltà contadina.

Ancora oggi in tanti ricordano quando girava fra la sua gente prima in bici poi con la sua mitica Vespa 50. Così come in tanti ricordano la sua perpetua Orsola (l’Ursula), un autentico esempio di dedizione totale.

Don Mario è stato, per quarant’anni, una presenza costante, preziosa e premurosa verso la sua gente, 24 ore su 24, tutti i giorni, distinguendosi costantemente per la sua profonda fede, la sua costanza e la sua tenacia. Un parroco che seppe dare un folte impulso alla sua comunità, vicino ai giovani attraverso l’attività dell’oratorio (che a quei tempi, a Solarolo, paese che poteva vantare anche un cinema, era un autentico punto di riferimento), alle famiglie e agli anziani, senza distinzioni.

Giovanni Vacchelli, un passato da sindaco a Motta Baluffi e amico personale di don Ghidoni, in occasione dell’anniversario della morte, ne ha ricordato le qualità umane e pastorali. “Nessuno – ha detto riferendosi anche alla perpetua Orsola – vi potrà mai dimenticare, nemmeno quelli che non andavano in chiesa” e, attingendo a un ricordo personale, ha ricordato che “avevo 7 anni e don Mario mi mise in mano un cartoncino grigio e azzurro con le risposte in latino della messa. Ho fatto il chierichetto fino a quando, verso i 15 anni, mi disse che ero più alto di lui e sembrano io il prete, quindi mi esonerò dall’incarico”.

Ricordi che lasciano trasparire il carattere solare, schietto e particolarmente simpatico di don Ghidoni, sempre vivo nel cuore di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Don Mario riposa nel cimitero della sua Cà dè Soresini e, senz’altro, dal Cielo continua a vegliare ed a pregare per la sua gente di fiume, quella con la quale ha camminato per tanti anni.

Eremita del Po, Paolo Panni

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