Fiume, dopo le magre la piccola
piena: la magia delle luci del Po
Uno spettacolo, ancora una volta, mozzafiato, quello offerto dal Grande fiume in questi giorni d’inizio marzo, il mese che conduce alla primavera e al risveglio della terra. Uno spettacolo da osservare in profondo silenzio, ascoltando i suoni, i canti, i gorgoglii dell’acqua, osservando le sfumature che si dipanano tra cielo e terra.
Di piene come quella in corso, noi che sul fiume ci siamo nati, lo viviamo e ci viviamo, ne abbiamo viste tante, ma erano diversi anni che il Po non raggiungeva i livelli attuali (e quelli annunciati da qui a mercoledì).
Ha fatto parlare, in questi ultimi anni, il Po, per le sue grandi magre; ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, anche sulle testate nazionali, come emblema di una siccità che non va dimenticata e che dovrebbe aver insegnato qualcosa: condizionale d’obbligo perché l’esperienza insegna che, spesso e volentieri, fatti che avrebbero dovuto servire da lezioni sono poi passati via, proprio come l’acqua del fiume che corre verso il mare.
Purtroppo, nota dolente, si vive in una era in cui si fa ben poca prevenzione (ma in compenso si parla troppo…) e chi è chiamato a decidere quasi sempre lo fa quando, come recita un vecchio detto, i buoi sono scappati dalla stalla. Le quote dicono che questa piena, del tutto ordinaria, forse un po’ in anticipo rispetto alla normale “tabella di marcia” delle piene primaverili (quelle sì che non si vedono da molti anni), passerà senza creare grattacapi di sorta e sarà destinata solo a fare statistica.
Per una volta, tuttavia, pur nella frenesia della quotidianità, ci si fermi ad osservare (cosa molto diversa dal guardare), in assoluto silenzio, il Grande Po e le sue grandi distese d’acqua. Quelle che hanno ispirato le penne di Riccardo Bacchelli, Mario Soldati, Cesare Zavattini, Giovannino Guareschi, Gianni Brera, Luigi Veronelli, Camillo Langone, Mario Albertarelli, Gianni Celati e l’indimenticato Giuseppe Ghisani di San Daniele Po.
Con i paesaggi al centro delle immortali immagini di Luigi Ghirri, Luigi Briselli, Ezio Quiresi, Stanislao Farri, Gianni Berengo Gardin, Roberto Bertoni, Lino Bottaro, Mario Rebeschini, Paolo Equisetto, Arrigo Giovannini, Pepi Merisio e Fulvio Roiter.
Terre e acque che hanno ispirato pittori del calibro di Ligabue, Augusto Daolio (sì proprio lui, l’indimenticato cantante dei Nomadi), Pietro Ghizzardi, Pietro Monti, Galliano Cagnolati, Giuseppe Motti, Giulio Carmignani e Mario Daolio per citarne alcuni. Allora, una volta in più, ci si ricorderà di quanto il fiume è protagonista della vita dei suoi villaggi, sull’una e sull’altra riva, ne determina le situazioni così come la quotidianità e talvolta gli sconvolgimenti. Idealmente lo si accompagni nella sua corsa verso il Delta e verso il mare, quando è in piena e quando è in magra, ricordando infine che la natura, che è maestra, mette sempre tutto al suo posto. Ce lo dicono anche le splendide gru, che nelle nostre terre sembrano aver trovato una meta ideale, in attesa della loro nuova migrazione verso lidi lontani.
Eremita del Po, Paolo Panni