Cheikh Tidiane Gaye, un ulivo
per la promozione della Pace
Ha scritto a tutti i primi cittadini d’Italia il professor Cheikh Tidiane Gaye, poeta per la pace, presidente dell‘Accademia Internazionale Leopold Sedar Senghor. Con un’idea poetica in mente, un’idea che costa poco ed è altamente simbolica. D’altronde, la strada dei poeti è spesso quella di inseguire le utopie e farle proprie. Cheikh Tidiane Gaye è figlio del Senegal e ancor di più figlio cosmopolita di questa terra afflitta dalle guerre, dai conflitti, dalle intense migrazioni di chi, senza un presente certo, parte alla ricerca di un futuro.
E’ nato a Thiès in Senegal nel 1971. E’ scrittore, poeta senegalese naturalizzato italiano. Vive in Italia nella provincia di Monza e della Brianza ad Arcore. Ha partecipato a numerosi incontri, e attività culturali riguardanti la letteratura africana e la letteratura d’immigrazione. Si distingue in numerosi campi, lasciando contributi come poeta, romanziere.
Figura nota nella letteratura migrante in lingua italiana, ha pubblicato diversi libri di racconti e alcune delle sue opere poetiche sono bilingue. È conosciuto come un seguace dei cantori dell’oralità africana ed è il primo africano a tradurre in italiano il grande poeta della Negritudine nonché il primo presidente della repubblica del Senegal Léopold Sédar Senghor. Vanta numerosi premi e riconoscimenti anche in Italia (dove vive dal 1997) ed è Cavaliere al merito accademico della facoltà di Arti e Scienze filosofiche dell’Università di Bari, oltre a essere membro associato all’Academia Hispanoamericana de Buenas Letras.
Un’idea gentile la sua – dicevamo – e simbolica, che – seppur nella consapevolezza dell’utopia – facciamo nostra. Che si rivolge a tutti i Primi Cittadini d’Italia (intanto a 300 di 300 città diverse che hanno già ricevuto la missiva), e ai cittadini del mondo. Perché un mondo come quello che ha in testa ancora non c’è ma la forza dell’utopia è proprio in quel profondo crederci, e crederci davvero.
La richiesta ai Sindaci italiani – spiega lui stesso – è quella della piantagione dell’Ulivo per l’educazione e la promozione per la Pace.
“Vi è sempre più forte la necessità di un cambio di passo e di un impegno più incisivo nella lotta contro le guerre: la situazione della politica internazionale in Palestina, Israele, in Russia e in Ucraina dovrebbe insegnare che la Pace va coltivata. In qualità di poeta e scrittore, sento fortemente la necessità di un’azione sempre più decisa, più forte per fare fronte a queste guerre e contribuire a un futuro più sereno e sicuro per noi e le future generazioni.
Ho deciso di inviare una richiesta a più di 300 sindaci italiani chiedendo a loro che venga piantato l’ulivo della pace. Restiamo umani, sensibilizziamo, educhiamo, promuoviamo la pace nelle scuole e tramite le nostre azioni politiche per il governo delle nostre Città.
Non possiamo farlo restando nello stesso modo di sempre, dobbiamo attingere dall’umano il meglio, ricercare nuove sensibilità, impiegare tutta l’intelligenza, ampliare la nostra conoscenza. La posa dell’albero può essere l’inizio di un percorso che rafforrzi in tutti la conoscenza delle condizioni necessarie perché la pace regni tra tutte le genti, in ogni angolo della terra.
Possiamo diventare semi di pace per germogliare un’umanità di alberi di pace e favorire una convivenza basata sulla libertà, la solidarietà, l’amore tra i popoli. È ormai da anni che promuovo queste idee e vorrei questa volta suggerire i politici locali a portare avanti questa idea.
Ringrazio profondamente le amministrazioni che hanno per ora accolto la mia proposta, sperando che le altre facciano altrettanto“.
La richiesta è estesa anche ai comuni del cremonese e del mantovano.
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