Cultura

Remo e Tina, da una storia che
si chiude un'altra che si apre

Sposi giovani, Remo e Tina, mettono in piedi un’oasi gastronomica in una Vicobellignano di fine anni Sessanta che ancora non era un tutt’uno con Casalmaggiore come oggi

Si riaccende un faro per il nostro territorio e si riaccende di nuova luce: sabato riapre la trattoria che fu TrattoBene con nuovi gestori e un nuovo nome, A Modo Mio.

Chi è della zona non può non ricordare il Tratto, chi è di qui non può non esserci andato almeno una volta.

Ad aprire la serranda, nel novembre del 1967, furono Luciano Tanzi e Giovanna Cremona, per tutti Remo e Tina per quella tradizione, che oggi si sta un pò perdendo, di dare a tutti uno scutmài, un soprannome. Sposi giovani, Remo e Tina, mettono in piedi un’oasi gastronomica in una Vicobellignano di fine anni Sessanta che ancora non era un tutt’uno con Casalmaggiore come oggi.

Molte persone di Vico e non solo, ricordano quel momento, quando la giovane coppia diede vita ad un luogo accogliente dove la buona cucina, il prezzo giusto e la cortesia fecero del TrattoBene un punto di riferimento per più di cinquant’anni. Il locale fu intestato a lei, a Giovanna perché a quei tempi, se succedevano risse o episodi spiacevoli anche i titolari entravano in concorso di colpa, le donne invece, che tendenzialmente non bevevano, erano meno prese di mira e gli avventori stessi se ne guardavano bene dal fare pasticci dove la titolare era una donna.

Remo era un uomo intelligente, lavoratore e attento conseguentemente avanti, aveva fatto la scuola alberghiera e veniva da anni di lavoro presso Peck in via Spadari a Milano, negozio gastronomico di alto prestigio in cui preparare il banchetto di nozze per Grace Kelly e affini era all’ordine del giorno. Un pò per provenienza e un pò per formazione Remo prestava massima attenzione alla cucina nostrana legata alle tradizioni del territorio mantenendo sempre un’apertura sulle avanguardie gastronomiche che via via negli anni si sono susseguite.

Meticoloso nella scelta dei prodotti di qualità amava sperimentare e tra i piatti della tradizione, sapeva sempre inserire anche quella ricetta sfiziosa e alternativa, qualche gusto e abbinamento nuovi che incuriosivano gli avventori mentre Tina, quando non era in cucina ad aiutarlo. profondeva sorrisi e gentilezza tra i tavoli e dietro al banco bar.

Cristina ed Elena, le figlie, crescono in quell’ambiente e imparano il mestiere che portano avanti, assieme alla mamma quando Remo viene a mancare. Perfette nell’accogliere il testimone proseguono con serietà e stile raffinato sui capisaldi dell’impostazione paterna aggiungendo un ulteriore pizzico di modernità.

Siamo negli anni in cui esplode la moda dei grandi chef, della cucina esotica proveniente da altri mondi e tradizioni, della passione per il gourmet. A Cristina questo piace, come il papà sperimenta e soprattutto crea. Così nel menu che sempre offriva ampia scelta si potevano trovare tortelli, marobini, ma anche un gazpacho, oppure costata o braciola ai ferri ma anche un caciucco o uno spezzatino speziato con riso basmati.

Come sempre accade tutto inizia e tutto finisce anche se in questo caso è più corretto dire tutto inizia e ricomincia: la scelta, infatti, di cessare l’attività non lascia la serranda chiusa, sabato 17 febbraio nuove mani, nuove sensibilità e nuove passioni la riapriranno dando continuità a quello che nel 2017 ricevette pure il riconoscimento di Negozio Storico.

Saranno Diego Tosi e Maura Cortellazzi, assieme ai collaboratori Linda e Francesco ad aprire le porte di A Modo Mio il proseguo dello storico Tratto. Ironia della sorte, Maura Cortellazzi all’epoca dipendente di Confcommercio, ebbe un ruolo nell’attribuzione del riconoscimento di locale storico… quando si dice il destino.

Diego e Maura sono conosciuti, hanno egregiamente gestito il ristorante della Polisportiva Amici del Po e si è in parecchi ad apprezzare la loro cucina e la loro professionalità Diego è un cuoco molto cuoco, che ama stare nella sua cucina a creare e a giocare coi sapori, un vero re nel suo regno; anch’egli attentissimo alla qualità e alla stagionalità dei prodotti abbina sapori tradizionali ad altri più innovativi e non convenzionali, presenta i piatti con stile raffinato da nouvelle cuisine scostandosi da essa nelle dosi, lui ama riempire il piatto.

Lo staff è solido, unito come anelli di una catena in cui ognuno ha il suo ruolo senza che la cooperazione venga meno, con l’intento comune di offrire un servizio di livello. E non guasta infine il binomio di integerrima professionalità e simpatica cordialità di Linda e Maura che saranno il front reference dei clienti muovendosi tra accoglienza, consigli e servizio ai tavoli.

Si riaccende un faro nella bassa, si riaccende di luce nuova, una luce che indica un ristoro laddove un ristoro c’è sempre stato.

Giovanna Anversa

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