Cultura

Mostre: Mantova ricorda Rotelli
con Leros di Antonella Pizzamiglio

Sabato 10 febbraio alle 11 presso la Casa di Rigoletto in piazza Sordello 23 a Mantova, sarà inaugurata la mostra fotografica sul manicomio di Leros (Grecia) in ricordo del dottor Franco Rotelli curata dal medico psichiatra Luciano Fornari e dalla fotografa Antonella Pizzamiglio.

Nell’isola di Leros erano confinati 1.500 uomini e donne con diagnosi psichiatrica classificati come “pazienti cronici incurabili” e un centinaio di bambini con gravi deficit mentali e fisici. Durante la dittatura dei Colonnelli si aggiunsero anche internati politici.

Il “caso Leros” divenne oggetto delle attenzioni della Commissione Europea e il dottor Rotelli, allora direttore dei servizi di salute mentale della città di Trieste, vi fece visita operando per cambiare radicalmente il destino del luogo e degli internati. Nel 1989 Antonella Pizzamiglio, giovane fotografa, entrò a documentare in cento scatti l’orrore e l’enormità delle vite di quegli internati.

Ad un anno dalla morte di Franco Rotelli, medico psichiatra, e nel centenario della nascita di Franco Basaglia, figure fondamentali ed innovative nel mondo della psichiatria contemporanea, si apre sabato 10 febbraio (fino al 3 marzo) a Mantova, alla Casa del Rigoletto (piazza Sordello 23), la mostra fotografica “Leros, il mio viaggio” di Antonella Pizzamiglio, allestita insieme e col prezioso aiuto di Barbara SERENI.

A Trieste una giovanissima Antonella incontra il Prof. Franco Rotelli che segnerà la sua vita e il suo percorso professionale e proprio da Rotelli viene a sapere del manicomio lager dell’isola greca. Senza che lui riesca ad impedirglielo, senza dirlo ad alcuno, nemmeno alla madre e facendo passare la cosa come un viaggio di piacere, Antonella parte: in valigia i suoi 23 anni, la macchina fotografica e una buona dose di incoscienza. Tra mille pericoli e qualche escamotage, riesce a rubare scatti sconvolgenti che danno vita ad un esauriente reportage di quello che è stato definito come il peggior manicomio mai visto al mondo, una realtà a cui quasi non si crede, ma purtroppo vera, era il 1989. Quegli scatti-documento e di denuncia permisero l’intervento della Comunità Europea e cambiarono le sorti di migliaia di persone.

Antonella ancora oggi ricorda e ne parla col magone. “Nel manicomio di Leros, che verso la fine degli anni ’70 era giunto a contenere quasi tremila internati provenienti da tutta la Grecia, ho realizzato il mio primo reportage. Donne, uomini, bambini ammassati nelle vecchie caserme della Marina militare italiana che dal 1912 aveva installato a Leros il suo quartier generale. Tutto è accaduto all’improvviso sotto la pressione di eventi e circostanze eccezionali che possono motivare come mai queste fotografie sono rimaste per vent’anni chiuse in un cassetto. Per la prima volta, a 23 anni, mettevo piede in un ospedale psichiatrico, per la prima volta la macchina fotografica penetrava clandestinamente un vero e proprio lager per strappare le immagini più nascoste e documentare come l’essere umano possa privare della sua dignità un altro essere umano, per fissare in immagini la banalità del male. Fu una lotta contro il tempo, un corpo a corpo tra me e l’immagine da rubare, contro la mia stessa capacità/possibilità di riuscire a guardare quello che vedevo. Di lì a dieci giorni si sarebbe svolto ad Atene il Congresso mondiale di psichiatria, portare alla luce quella drammatica situazione era estremamente urgente, non solo con le parole ma con le immagini. Ce la posso fare, pensavo. Ero una giovane fotografa sufficientemente sprovveduta e adeguatamente incosciente – come diceva Franco Rotelli – lo psichiatra del Dipartimento di salute mentale di Trieste presso cui in quel periodo lavoravo”.

A distanza di anni il reportage ha ancora un alto valore etico-sociale, è ancora una forte denuncia contro ogni sorta di sopruso e di violenza, una dimostrazione reale di quanto male l’uomo può arrivare a fare in qualunque momento e in qualunque luogo. La mostra, dopo Mantova, verrà allestita anche Casalmaggiore con un programma più ricco di cui parleremo a suo tempo.

Giovanna Anversa

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