Ambiente

Lo splendido volo delle Gru
su un fiume che non ha confini

Frequentare, in assoluto silenzio, a piedi, le golene e le terre di Po significa assistere, in ogni tempo e in ogni stagione, a spettacoli straordinari, meraviglie che solo la natura sa offrire, senza distinzione di riva destra o riva sinistra. Anzi, sarebbe anche ora di finirla di distinguere le due sponde, manco fossimo in un’aula parlamentare.

Perché le terre di fiume sono un patrimonio unico ed indivisibile (lo dimostrano anche i freschi riconoscimenti Unesco), in cui la natura, se rispettata, riesce ad offrire spettacoli eccezionali; e se queste stesse terre un giorno, molto più di quanto si faccia oggi, riusciranno a promuoversi e a valorizzarsi in modo unitario, lasciando da parte campanili ed appartenenze territoriali (ed amministrative), potranno avere in mano un asso non indifferente per il loro omogeneo sviluppo.

La natura, proprio lei, anche con i suoi mutamenti e le sue eccellenze, sa sorprendere sempre. Lo ha fatto anche ieri, giovedì 8 febbraio, mentre i campanili facevano riecheggiare i rintocchi del mezzodì. Infatti dal Cremonese, in pochi minuti, si sono levati e librati in cielo due stormi di gru, con il loro inconfondibile canto (udibile anche a notevole distanza), che dopo aver volteggiato sul fiume, tra lo stesso Cremonese ed il Parmense (nella zona compresa tra Pieve d’Olmi e San Daniele Po da una parte, Polesine Zibello e Roccabianca dall’altra), si sono dirette verso il Casalasco.

Come confermato anche da Michele Mendi, delegato provinciale della Lipu di Parma ed autore di straordinarie foto naturalistiche (protagonista anche di importanti mostre e pubblicazioni), si tratta di gru che durante la stagione fredda svernano nei nostri territori. Vale a dire che trascorrono l’inverno nelle terre del medio Po. Questo è confermato anche dal fatto che, da qualche anno a questa parte, i loro avvistamenti tra il Cremonese, il Casalasco ed il Parmense si sono fortemente moltiplicati (tanti avvistamenti anche a Calendasco, nel Piacentino, come documentato anche dallo storico locale Umberto Battini).

Evidentemente in queste terre del medio Po hanno trovato cibo e soprattutto pace (si tratta di uccelli che esigono la pace assoluta e al minimo disturbo, spaventati, si alzano in volo): quella pace che a loro deve essere continuamente assicurata. A chi frequenta le terre di fiume (meglio quelle che certi baracconi in cemento sedi di adunate che, almeno chi scrive queste righe, rifugge) si può solo consigliare di effettuare le proprie passeggiate a piedi, in silenzio, rispettando tutto ciò che si incontra, affinando occhi e udito perché, improvvisamente, potrete sentire il canto delle gru e potrete vederle mentre volteggiano in cielo, preparandosi alla ormai non lontana migrazione primaverile verso il nord Europa con loro tipica formazione a – V – sempre e costantemente accompagnate dal loro inconfondibile verso.

Questi grandi uccelli infatti, che devono il loro nome al colore grigiastro del loro piumaggio e che possiedono un’apertura alare di circa due metri, sono dei veri e propri assi in fatto di migrazione arrivando a percorrere migliaia di chilometri spostandosi tra le regioni settentrionali dell’Europa e dell’Asia scendendo a sud fino al Marocco e l’Etiopia, per poi ricominciare tutto da capo. Si cibano di cavallette, insetti, piccoli pesci, ma anche di vegetali (semi).

Monogame per la vita, le Gru costruiscono i loro nidi in paludi ed acquitrini e depongono 2-3 uova di cui si occuperanno entrambi i genitori. Prima dell’accoppiamento però si prodigano in spettacolari danze in cui corrono e fanno balzi di circa 4 metri. A loro, sempre, l’augurio di un buon viaggio con il Grazie per la meraviglia con cui riescono sempre a dipingere e ad impreziosire le terre di Po.

Eremita del Po, Paolo Panni

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