Gal Terre del Po: "Cer opportunità
soprattutto per piccoli comuni"
Mercoledì presso il Teatro Cecilia Gallerani di San Giovanni in Croce è stato presentato il progetto C.E.R.Chiamo energia, promosso da tre Gal con capofila il “Terre del Po” (gli altri sono “Risorsa Lomellina” e “Oltrepo Pavese”). Il workshop, della durata di tre ore, era finalizzato a valorizzare gli strumenti progettuali esplicando le necessità concrete e spiegando il potenziale sviluppo energetico anche attraverso case history concrete e avanzate.
Il progetto si prefigge di diventare Community di Comunità Energetiche avviando una importante fase di rigenerazione energetica che parte dalla base e coinvolge il mondo agricolo, rurale, i piccoli comuni, privati, Curia, aziende e cittadini. In sala erano presenti diverse persone, tra cui i sindaci di Casalmaggiore Bongiovanni e di Commessaggio Sarasini, ma parecchi, oltre una cinquantina, erano coloro che si sono collegati via Zoom all’evento.
Dopo le presentazioni da parte del presidente del Gal Terre del Po Francesco Meneghetti (non si è ricandidato: il suo Gal 1.0 sta lasciando il passo al 2.0) e del sindaco di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari («Potrebbe essere la svolta della transizione energetica, e siamo qui per conoscerne meglio i contorni»), il direttore del Gal Terre del Po Fabio Araldi ha illustrato brevemente il piano finanziario del progetto che è di 170mila euro, dei quali 95mila per azioni locali. Gli obiettivi sono l’analisi territoriale con la mappatura delle potenziali aree di realizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, gli schemi tipo e relativi business plan, le relazioni tra P.E.S. e C.E.R. e la comunicazione
La relazione più corposa è stata affidata a Federico Pastorello (Programmazione e Sviluppo SEI-Servizi energetici integrati srl), che ha presentato il contesto e l’argomento CER – comunità energetiche rinnovabili – illustrando alcune case history sviluppate nell’ambito del progetto stesso. Pastorello ha spiegato che una Cer è un soggetto giuridico di diritto autonomo che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, i cui poteri fanno capo a persone fisiche, Pmi, associazioni, enti territoriali, autorità locali, enti di ricerca e formazione, enti religiosi, enti del terzo settore e di protezione ambientale e amministrazioni locali.
L’obiettivo principale della comunità è quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità ai suoi soci o membri o alle aree locali in cui opera la comunità e non solo quella di realizzare profitti finanziari. Quindi ha spiegato a chi è rivolta, i requisiti tecnici e che il progetto si inquadra nel Pnrr che ha destinato al nostro Paese ben 2,2 miliardi di euro di contributi in conto capitale per la realizzazione di nuovi impianti o potenziamento di impianti esistenti destinati a comunità energetiche ubicate nei comuni con popolazione inferiore ai 5mila abitanti.
Da qui si comprende bene come un territorio come quello dell’Oglio Po, composto in gran parte di piccoli comuni, possa beneficiare di tale opportunità. E per spiegare i passi avanti già compiuti sono intervenuti brevemente l’ingegner Giuseppe Dasti, che ha illustrato come il nostro territorio sia all’avanguardia nei progetti con la Curia in prima fila, e Arnaldo Zaffanella che ha presentato il corso di executive manager per Cer attivato a Cremona dall’università Cattolica.
La parola è passata poi a Sergio Olivero, componente del Comitato tecnico scientifico del progetto C.E.R.Chiamo energia e del Forum italiano delle comunità energetiche, il quale era collegato da remoto e si è concentrato sulla creazione di valore attraverso nuovi modi di gestire l’energia. Ha illustrato i vantaggi dell’aggregazione sovracomunale in grado di garantire maggiore energia condivisa, di ridurre il rischio, di favorire economie di scala e acquisti aggregate e le migliori sinergie fra investitori e aziende ed enti con disponibilità di superfici.
L’ultimo intervento è stato di Giacomo Laghetto (di Etifor Valuing Nature) che ha spiegato come moltiplicare i benefici delle Cer a livello locale (anche come servizio di custodia del territorio) e le possibilità di realizzare pagamenti per servizi ecosistemi (Pes). Al termine la consapevolezza di aver acquisito una maggiore informazione su una opportunità tanto complessa quanto promettente.
V.R.