Oglio Po, esperti di emergenze
a confronto: è alta formazione
Come gestire l’emergenza a bordo di un aereo, in mare, in uno stadio o su un circuito di Moto GP? Se ne è parlato ieri – venerdì 19 gennaio – all’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore, durante l’evento formativo Principi di trattamento sanitari in ambienti particolari. La sala convegni del presidio casalasco ha accolto una faculty d’eccezione, composta da esperti di sicurezza in contesti straordinari, che hanno condiviso la propria esperienza con un pubblico formato da medici, infermieri, tecnici di radiologia e fisioterapisti. Presenti anche i volontari dell’associazione Amici dell’Ospedale Oglio Po, che hanno sostenuto l’iniziativa.
Il direttore generale dell’Asst Cremona Ezio Belleri ha aperto i lavori: “L’Oglio Po si è trasformato in una vera e propria scuola di alta formazione per un corso insolito, capace di richiamare l’attenzione di docenti e operatori sanitari da diverse parti d’Italia. Un motivo di soddisfazione per l’Asst di Cremona e per questo territorio“.
In emergenza, tutti devono sapere cosa fare e come farlo. Per questo Massimo Lombardo, direttore di Areu Lombardia, ha affermato che “Per Areu la formazione è un elemento vitale sul quale investire: ogni anno, infatti, sono 15 mila i professioni formati allo scopo di perfezionare le loro competenze“.
La parola è passata a Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, che ha apprezzato la peculiarità del tema trattato: “Una iniziativa che merita di essere replicata su scala regionale. Quando ho letto il programma ho pensato subito che fosse – il mio convegno – e sono qui, soprattutto per ascoltare le relazioni dei colleghi. Sono contento che questo evento si svolga all’Oglio Po e ringrazio il dottor Pedrazzini, la sua équipe e gli operatori di questo ospedale per la passione che mettono nel loro lavoro“.
PRONTI A TUTTO, ANCHE FUORI DALL’OSPEDALE – “Questa giornata formativa è un’occasione per prendere in considerazione il trattamento sanitario che avviene al di fuori degli ospedali, in ambienti non ordinari – ha spiegato Alessio Pedrazzini, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia all’Oglio Po e Responsabile Scientifico dell’evento – La testimonianza dei professionisti coinvolti ha offerto ai nostri operatori la possibilità di ricevere un aggiornamento su ciò che può accadere in contesti particolari, lontani da quello ospedaliero, dove a maggior ragione la presenza di personale preparato può fare la differenza“.
LA CABINA DI PILOTAGGIO COME LA SALA OPERATORIA – “Sanità e aviazione sono sistemi complessi, con parecchi punti in comune“, ha affermato il comandante Clemente Ingenito, ex capitano di Marina e oggi pilota di airbus per l’aviazione commerciale. Arruolato nella Marina Militare Italiana e allievo della U.S. Navy – scuola statunitense che forma i Top Gun – è stato il primo pilota italiano ad atterrare con un jet su una portaerei americana. “La cabina di pilotaggio è come la sala operatoria per far funzionare le cose serve lavoro di squadra, rigore, resilienza e capacità di gestire le proprie emozioni, soprattutto in situazioni di emergenza“. Lo stesso vale per gli aspetti organizzativi: “Debriefing, checklist e protocolli operativi sono strumenti indispensabili, che accomunano piloti e operatori sanitari. Servono a valutare ciò che facciamo e capire dove si può migliorare, per intervenire in modo preciso ed efficace“.
SE L’EMERGENZA È IN MARE APERTO – “Quando la situazione lo richiede, un operatore sanitario dev’essere pronto a fare cose mai fatte nella sua vita“. È il pensiero di Giorgio Benaglia, medico infettivologo specializzato in pediatria, igiene e neonatologia. È stato primario di Pediatria all’Ospedale Maggiore di Parma e successivamente a Guastalla. Dal 1985 ha affiancato alla carriera medica l’impegno in una ventina di missioni umanitarie in Africa e Medioriente. All’Oglio Po porta l’esperienza maturata tra 2014 e 2016 come volontario sulle navi della Marina militare durante l’emergenza migratoria.
“La medicina di guerra, come la medicina d’urgenza, ci insegna a riacquistare la vocazione che anima chi sceglie questa professione – afferma – L’abbiamo visto anche durante la pandemia: professionalità e tecnica non bastano, bisogna mettere in campo le risorse personali. È ciò che accade a bordo di un’imbarcazione di salvataggio, con un numero smisurato di persone che hanno bisogno di soccorso e assistenza. Essere operatori sanitari significa mettersi al servizio degli altri“.
UNA FACULTY DI ESPERTI E SPORTIVI DI FAMA MONDIALE – Durante la conferenza è stato trasmesso il videomessaggio di Massimo Corbascio: anestesista e rianimatore, a fine anni Sessanta è stato uno dei pionieri mondiali del soccorso in pista. Ha raccontato l’esperienza maturata sui circuiti del mondiale, cui è seguita la testimonianza del collega anestesista Ruggero Mattioli, già Medical Director nel campionato del mondo Superbike e Moto GP, ha parlato della prevenzione nei circuiti.
Luca Filippin, fisioterapista impegnato sul campo durante i campionati internazionali – dalla Moto GP alla Dakar – ha spiegato il rapporto tra fisioterapista e pilota, basato su fiducia e supporto fisico e psicologico. Lorena Sangiorgi, medico sportivo nel campionato italiano di motocross e velocità, ha parlato del trattamento medico in pista, mentre Raffaele Ballini, medico internista all’Oglio Po, ha illustrato modalità e criteri del trattamento sanitario nel campionato italiano di calcio Serie A.
A CONFRONTO CON I CAMPIONI DEL MONDO – Come ha sottolineato Pedrazzini, da otto anni l’ospedale Oglio Po è riconosciuto a livello internazionale per la cura di atleti e sportivi di altissimo livello, campioni del mondo compresi. Tra questi, Federica Cesarini (canottaggio), Kiara Fontanesi (motocross), Giuliano Landini (motonautica), Jenny Lavarda (scalata libera) e Alessio Ponta (moto freestyle) hanno offerto la propria testimonianza durante la tavola rotonda conclusiva.
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