Cronaca

RSA Grassi, tortelli e il ricordo
del chisöl: celebrato Sant'Antonio

Tra i racconti dei nonni rimane impresso quello di una signora, che ricorda l’importanza di questa ricorrenza: “La stalla era il nostro rifugio, andavamo sempre lì alla sera a riscaldarci insieme agli animali...

Nel cuore della provincia mantovana, la festa di Sant’Antonio Abate si svolge con fervore e devozione, richiamando antiche tradizioni che legano la comunità all’agricoltura e alla vita rurale. Come ormai consueto, i nonni del Grassi oggi festeggiano con entusiasmo un Santo che rappresenta le loro radici.

Secondo la tradizione, la benedizione degli animali è uno degli eventi centrali. Agricoltori e allevatori portano i loro bovini, suini e animali domestici per ricevere la benedizione, simbolo di prosperità e protezione per il loro bestiame. Questo rituale, che risale a tradizioni secolari, connette la spiritualità alla vita quotidiana, sottolineando l’importanza degli animali nell’economia e nella cultura locali.

La tavola mantovana si arricchisce di sapori tradizionali in questa occasione. I tortelli di zucca, prelibatezza culinaria della zona, diventano protagonisti dei pasti condivisi durante la festa. Ripieni di zucca e spesso accompagnati da una salsa di burro e salvia, i tortelli sono un omaggio alla ricchezza agricola e alle usanze gastronomiche locali, nel Viadanese sono speciali quelli conditi “in rosso”, ovvero con l’aggiunta di pomodoro. 

In questo contesto, la festa di Sant’Antonio Abate nel nostro territorio diventa un momento di connessione tra il sacro e il profano, celebrando le radici culturali e agricole della regione. La tradizione vive attraverso i rituali e la preparazione di piatti che custodiscono il gusto autentico della cucina mantovana, unendo la comunità in una celebrazione che trascende il tempo. Come ogni anno, il personale dell’Istituto Grassi ha realizzato per i nonni un pranzo conviviale a base di tortelli di zucca artigianali, ed è stata molto gradita la partecipazione all’evento da parte della rappresentanza del CDA e del DS Dottor Michele Calavalle.

Tra i racconti dei nonni rimane impresso quello di una signora, che ricorda l’importanza di questa ricorrenza: La stalla era il nostro rifugio, andavamo sempre lì alla sera a riscaldarci insieme agli animali. In casa avevamo solo un camino e non bastava per tenerci tutti al caldo, una volta gli inverni erano molto più rigidi di come sono ora. Gli animali erano il fulcro della famiglia: ci davano sostentamento e noi li trattavamo benissimo, li rispettavamo. La notte tra il 16 e il 17 gennaio però ci era vietato andare nella stalla con loro, gli animali dovevano rimanere soli in quanto si diceva che nella notte di Sant’Antonio gli animali comunicavano tra loro e si raccontavano segreti che noi non potevamo ascoltare. Il giorno dopo, il 17, la famiglia si riuniva intorno al tavolo per il pranzo. Si mangiavano i tortelli (quando si poteva) e il chisöl, non si poteva assolutamente mangiare la carne!”.

La prossima festa organizzata dal personale dell’Istituto geriatrico Grassi sarà il 17 febbraio, in occasione del Carnevale, con accompagnamento musicale dell’orchestra Stelio Mondini.

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