Cultura

Torrione, c'è la mano di Leonardo?
1483, un progetto, tante domande

In tale saggio pubblicato nel 2002, il massimo esperto di Leonardo dimostrò di aver avuto elementi per sostenere che effettivamente Leonardo nel 1483 preparò un progetto per “rinnovare la fortezza di Casalmaggiore e adeguarla alle moderne tecniche militari e difensive”

Foto: Tiziano Crescia (Comunicando Cultura)

La notizia apparsa recentemente su OglioPoNews in merito al ritrovamento “sotto il pavimento calpestabile…in alcuni frammenti, un pavimento originario risalente al Rinascimento” durante i lavori in corso sul torrione, è di grande rilevanza e deve essere letta congiuntamente ad un articolo apparso su Casalmaggiore nel numero di dicembre del 2017 dal titolo Leonardo da Vinci architetto per la Rocca di Casalmaggiore a firma del Prof. Guido Sanfilippo, ove venne illustrato lo straordinario saggio del Prof Marani in merito alla fortificazione di Casalmaggiore.

In tale saggio pubblicato nel 2002, il massimo esperto di Leonardo dimostrò di aver avuto elementi per sostenere che effettivamente Leonardo nel 1483 preparò un progetto per “rinnovare la fortezza di Casalmaggiore e adeguarla alle moderne tecniche militari e difensive” per ordine di Ludovico il Moro, ordine che non ebbe alcun seguito ma che, con molta probabilità, costrinse Leonardo a prendere visione dell’esistente e cioè ciò che rimaneva a Casalmaggiore, vuoi per le distruzioni fatte dai nemici, vuoi per quanto il Po si era divorato certo è che del castro di Casalmaggiore, anzi dei due castelli, perni del sistema difensivo (vecchio e nuovo), rimaneva solo il torrione che a detta della prof.ssa Giuseppina Bacchi faceva parte del Castel Nuovo e a noi ci rimane il grande dubbio, non ancora risolto, di chi l’avrebbe costruito, o meglio, chi l’avrebbe voluto: la nostra comunità per meglio difendersi o i dominatori del tempo per difendere i propri confini e quali (visto che di dominatori ne abbiamo avuti parecchi) e perché ancora oggi lo si chiama torrione estense attribuendone quindi la realizzazione agli estensi, proprietari del nostro territorio attorno all’anno mille. Ma in quel periodo possedevano terreni anche la Granduchessa Matilde di Canossa, i conventi di Santa Giulia di Brescia, il convento dei benedettini di Leno e non da ultimo la Diocesi di Cremona. Ma il merito della costruzione fu ed è attribuito agli estensi. E tutto sembra far risalire la costruzione del torrione ad epoca rinascimentale (approssimativamente XIV – XVI sec.).

Intanto in una pubblicazione dell’Archivio Storico Lombardo del 1956, ho trovato alcune delle lettere inviate da Ludovico il Moro nel 1466 (ossia 17 anni prima della summenzionata possibile visita di Leonardo) durante il suo soggiorno a Cremona (in Carteggio Interno Cremona 785 all’Archivio di Stato di Milano). All’epoca Ludovico aveva 14 anni essendo nato nel 1452.

Nonostante la giovane età dimostrò, attraverso tali lettere, non solo il suo rapporto con la madre Bianca Maria Visconti, ma anche il suo interessamento per gli avvenimenti che lo circondavano (teniamo presente il momento particolare che viveva il ducato di Milano a seguito della morte del padre Francesco Sforza avvenuta appunto nel 1466).

Fra queste lettere ce n’è una in particolare che ha destato la mia attenzione in quanto riguarda la nostra comunità e per questo val la pena di riportarne integralmente la prima parte.

Scriveva il Moro il 21 marzo del 1466 alla madre: “…La comunità vostra de Casalmaiore hoghi [oggi] ha mandato qua da mi soi ambax.ri [ambasciatori] at visitarme et ad condolerse del caso nostro et deiade ad proferire ad ogne bisogno de Vostra Ill,ma S.ria et de L’Ill.mo S.re Duca novello et mio le persone la robba et ogni loro facultà, quali rengratini et li dede quella resposta me parse conveniente”. In sostanza ci fa sapere che una delegazione di ambasciatori di Casalmaggiore si era recata a Cremona per manifestare, innanzitutto, le condoglianze della comunità per la morte del padre Francesco Sforza e per dimostrare la rinnovata devozione al Duca. E la lettera prosegue:

… Me dixero ancora essi ambax.ri per parte de dicta comunità come in quella sua terra era principiato uno revelino, qual con pochissima spesa se forniria, richiedendome volesse scrivere una lettera da mia parte al podestà et homini d’essa terra, che lo dovessero fare fornire, perché dicti homini voluntera lo fariano, a li quali respose ch’io faria scrivere dicta lettera e che dovessero andare a casa, ch’io glila madaria…”.

Viene cioè data comunicazione di aver iniziato, a spese della comunità, la costruzione di un revelino o rivellino, per il quale si chiede la fornitura di materiali in quanto la mano d’opera è già in loco, e il futuro Duca promette che avrebbe scritto, lui di persona, una lettera d’impegno al podestà di Casalmaggiore. Quindi Ludovico non solo è ben informato sulla situazione delle fortificazioni di Casalmaggiore, ma in pratica prende atto della costruzione di un rivellino e s’impegna a fornire il materiale per la sua costruzione.

All’epoca il Po aveva già distrutto larga parte di Castelnuovo e minacciava di distruggere ciò che restava di Castelvecchio e comunque se da una parte restavano le mura della parte più antica di Casalmaggiore, dall’altra bisognava mettere mano verso il fiume ad una nuova difesa e il costruendo rivellino poteva far parte di questo disegno?

Il rivellino normalmente è una struttura militare posta a difesa di una porta e nell’Enciclopedia Treccani viene riportata una definizione del Galilei: “…è un picciol forte separato e spiccato da tutto il corpo delle fortificazioni”. Una tale descrizione sembra perfettamente calzante con la struttura ancora oggi esistente L’attuale torrione aveva forse tale funzione, ossia di protezione della porta che da Castelvecchio portava in Castelnuovo e viceversa? Oppure il rivellino di cui parla il Moro è un’altra di quelle strutture che il Po si è portato via? Vi sono esempi di rivellini che contemporaneamente erano anche la porta di accesso alla città oltre che strutture di difesa e comunque teniamo presente che gli Sforza stessi a Milano nel loro Castello avevano dei rivellini davanti alle varie porte di accesso e che allo stesso Leonardo da Vinci era stato affidato il compito di studiarne di nuovi.

La lettera poi continua con il Moro che chiede alla madre di essere lei a scrivere la lettera d’impegno nei confronti della comunità di Casalmaggiore (in considerazione forse della sua giovane età), comunità rappresentata da un certo Johanneantonio, (probabilmente Giannantonio) Araldi, ossia lo stesso che nel 1486 verrà inviato a Milano per il giuramento di vassallaggio al nuovo Duca (vedi Lancetti in Biografia Cremonese), ed infine fa presente che sarebbe stato opportuno dare conferma alla richiesta di avere una guarnigione di 25 soldati a presidio del rivellino stesso, guarnigione che sarebbe stata a carico per il pane, vino e legna della comunità di Casalmaggiore.

La presenza richiesta di 25 soldati a presidio del rivellino testimonia che si tratta di una struttura importante, di un presidio decisivo per la guardia agli ingressi della cittadina.

Ora senza voler ripercorrere la vicenda del coinvolgimento del grande genio rinascimentale per il castello di Casalmaggiore, interessamento postumo e che risale al 1483, è importante sapere che Ludovico il Moro circa vent’anni prima si era già interessato del castello (e non poteva essere che così stante l’importanza strategica di Casalmaggiore) così come se ne era interessato il padre che nel 1451 già si era preoccupato di scrivere al nostro Podestà perché intervenisse ad evitare che venissero molestati gli addetti al rifacimento della fortezza sia di Casalmaggiore che di San Giovanni in Croce entrambe danneggiate dagli scontri con i veneziani negli anni precedenti (Archivio di Stato di Milano)

Fra l’altro l’Abate Romani nella sua “Storia di Casalmaggiore” ci ricorda che lo stesso Francesco Sforza nel 1452 aveva dettato “convenienti istruzioni” ai suoi castellani per quanto riguardava la costruzione della “gran torre” e se tale “gran torre” fosse l’attuale torrione, abbiamo una voce importante che testimonia che tale struttura non fu realizzata dai veneziani durante la loro dominazione come invece aveva sostenuto un altro storico qualche secolo addietro come il Lodi, storico da cui lo stesso Romani ha attinto notizie a piene mani (a dimostrazione che anche da parte dei nostri maggiori storici le voci non sono sempre univoche!). Quindi si dovrebbe chiamare “torrione sforzesco”.

Sempre in merito all’origine e al committente del nostro torrione, molto più sbrigativamente liquidò la questione il giornalista e ricercatore Vittorio Mantovani di Mantova che così scrisse su La Lanterna – trimestrale di cultura rivarolese nel 2014 dopo aver ben illustrato le fasi delle varie infeudazioni della nostra realtà: “Ora a Casalmaggiore a ricordo del periodo gonzaghesco (inteso come breve dominazione gonzaghesca dal 1518 al 1522) rimane solamente il torrione.” Dando quindi per scontato che l’avrebbero voluto e costruito Ludovico Gonzaga, signore di Sabbioneta, Ostiano e Rodigo e quindi ci potremmo trovare di fronte ad un intervento di risistemazione o ricostruzione del manufatto sforzesco e quindi dovrebbe chiamarsi ’torrione gonzaghesco’ come quello di Commessaggio”.

A questo punto il mistero s’infittisce ulteriormente poiché non vi è alcuna certezza di conoscere chi ha dato l’ordine della costruzione del nostro torrione, (che, fra l’altro, dovrebbe chiamarsi semplicemente di San Pasquino essendo così chiamato l’antico quartiere di appartenenza in Castelnuovo come sostiene il Lodi e ripreso dall’arch, Luciano Roncai), chi ha diretto i lavori o eseguito le “convenienti istruzioni”, lo scopo preciso della costruzione (stante l’evoluzione dell’edilizia militare), ed in definitiva se il rivellino che i casalaschi stavano costruendo è effettivamente la struttura che oggi ammiriamo, e che quindi si dovrebbe chiamare “torrione casalasco” o più semplicemente “torrione”! Tutte ipotesi che meriterebbero ulteriori ricerche ed una più sicura risposta.

Il ritrovamento di frammenti di un pavimento rinascimentale potrebbe essere un buon inizio.

Costantino Rosa

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