Cronaca

Bruno Arcuri, ieri la bandiera
al cielo, oggi si torna a casa

Di immagini avete quelle che vedete, sono quelle di Lac Rose, quelle della fine di un viaggio. In genere alla fine di un viaggio ci si saluta, ed è un arrivederci o un addio. L'impressione è che chi sogna una volta poi non smette di farlo

Le foto sono quelle che sono. Ma i miracoli non li facciamo ancora, seppur dotati di un nome pesante e del verbo da scrivere sino a quando lo troviamo. E poi il miracolo – se di miracolo si può realmente parlare – lo ha già fatto lui. Bruno Gabriel Arcuri, imprenditore in quel di Casalmaggiore, inguaribile centauro sognatore in tutte le lande e, negli ultimi 10 giorni in Africa. Ieri sera la partenza da Dakar in aereo, in tarda mattinata sarà in Italia, a riprendere in mano la vita di tutti i giorni, il quotidiano vivere. Sarà difficile? Glielo chiederemo direttamente ma intanto una risposta potremmo pure azzardarla, avendo fatto scorrere, andando a ritroso, mille immagini di questi giorni, millemila pensieri, mille emozioni, millemila parole spese, ed altre tenute per noi. Sarà difficile tenere dentro tutto. Perché realizzare un’impresa come quella di Bruno Gabriel Arcuri non è cosa da tutti i giorni, e neppure da tutti gli anni…

Aveva promesso Bruno di levare al cielo e al vento, nella passerella di Dakar, la bandiera del Motoclub Bergamonti e così è stato: una bandiera pesante – sino a che è stata una promessa – che ieri è divenuta leggerissima, sospinta dal vento del Senegal, dalla commozione dei soci del Motoclub che ci hanno realmente creduto, da amici, familiari, sponsor. Leggerissima nella forza e nella testa durissima di Bruno. Leggerissima nel soffio di Angelo Bergamonti. Lo aveva promesso il centauro tesserato per il Motoclub di Gussola che a Dakar lo avrebbe fatto, e così è stato…

Di immagini avete quelle che vedete, sono quelle di Lac Rose, quelle della fine di un viaggio. In genere alla fine di un viaggio ci si saluta, ed è un arrivederci o un addio. L’impressione è che chi sogna una volta poi non smette di farlo. E che l’Africa Eco Race sarà solo parte di un cammino, parte di un viaggio che, in qualche altra partenza, in qualche altra landa, in qualche altro sorriso, con qualche altra impresa riprenderà.

Bruno è tornato a casa, a Casalmaggiore. E’ stato un miracolo il suo? Di sicuro è stata una storia che con immenso piacere vi abbiamo raccontato giorno dopo giorno, seguendolo nei tracciamenti del GPS, nei racconti di Sante e dei suoi familiari, ascoltando i suoi vocali di quando poi, dopo l’arrivo, riusciva a riconnettersi col mondo oltre alle dune e parlare. Non abbiamo mai temuto che tornasse indietro. E se la risposta – se l’impresa di Bruno sia stata un miracolo o meno – la cercate da noi, un miracolo per noi non lo è stato. C’è voluta buona sorte, c’è voluto coraggio, ci sono volute persone vicine capaci di dare e di dire qualcosa. C’è voluta preparazione e programmazione, capacità. Ci sono volute mani tese e neoprene, carburante e testa sulle spalle, una discreta conoscenza di meccanica e una ancor più discreta capacità di arrivare con la testa dove i muscoli a volte non arrivavano. Non è stato un miracolo: è stato Bruno Gabriel Arcuri a scrivere il suo nome a 6000 km di distanza da casa. Con la sua testa, la sua moto, un’Honda 450 CFR, le sue braccia e il suo cuore.

Poco meno di 53 anni fa (era il 7 aprile del 1971), nei pressi di un altro mare, si spegneva il sorriso e il cuore del pilota gussolese Angelo Bergamonti sul circuito cittadino di Riccione. La sua anima volava, nella pioggia, dalla terra all’eternità. Oggi a Dakar anche quell’anima in volo è tornata a sorridere. E a brillare ancora più forte.

Na.Co.

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