Tela del cremonese Andrea Mainardi
(1600) torna all'antico splendore
Il quadro in questione, risalente ai primi anni del XVII secolo, è un Gesù Bambino con Santa Lucia e San Francesco ed è custodito nella chiesa collegiata della Beata Vergine Annunciata in San Secondo Parmense
E’ tornato al suo antico ed originario splendore un pregevole quadro del cremonese Andrea Mainardi, detto Il Chiaveghino, nato a Cremona nel 1550 circa e morto nella stessa Cremona il 28 febbraio 1617.
Il quadro in questione, risalente ai primi anni del XVII secolo, è un Gesù Bambino con Santa Lucia e San Francesco ed è custodito nella chiesa collegiata della Beata Vergine Annunciata in San Secondo Parmense. Un restauro che rappresenta un bel regalo natalizio alla comunità emiliana, e all’arte cremonese, avvenuto in un momento significativo, in occasione infatti degli gli 800 anni del primo presepio, quello di Greccio, nato da una idea di San Francesco d’Assisi nel 1223.
A conclusione delle celebrazioni per il 75esimo anno di fondazione, l’Avis di San Secondo Parmense ha scelto di lasciare un segno tangibile e concreto a memoria di questa importante ricorrenza, facendosi appunto carico del restauro del dipinto ad olio che ritrae i santi Lucia e Francesco e Gesù Bambino, realizzato appunto dal pittore cremonese Andrea Mainardi detto il Chiaveghino.
Per la realizzazione dell’intervento sono stati coinvolti monsignor Nando Soncini, che ha fin da subito accolto con entusiasmo la proposta, e don Massimo Fava che ha curato tutti gli aspetti legati alla parte burocratica coinvolgendo la Sovrintendenza ai Beni Culturali e ottenendo quindi tutte le autorizzazioni necessarie e Roberta Dallaturca dello studio Terradombra Restauri di San Secondo per la parte tecnica e operativa di realizzazione del restauro.
Si è proceduto con un’iniziale consolidamento della parte posteriore, nello specifico il telaio ligneo è stato rafforzato e riportato alla tensione originale. Successivamente l’intervento si è concentrato sulle condizioni della tela e il ripristino della parte pittorica, eliminando sporco e ossidazione dei colori. Grazie ai trattamenti effettuati, l’opera ha recuperato la luminosità originale, mettendo in evidenza colori e particolari fin qui oscurati dal trascorrere del tempo.
“La scelta dell’opera non è casuale – ha detto Massimiliano Marcheselli vicepresidente della sezione, che ha curato in prima persona tutte le fasi del progetto – Avis da sempre è vicina ai giovani, vedendo in loro il futuro dell’attività associativa e di raccolta del sangue. In questo caso specifico la scelta di S. Lucia è un segno di particolare sensibilità verso i giovanissimi per i quali rappresenta una figura molto significativa e cara nel loro innocente immaginario. È un segno di vicinanza al proprio paese e di attenzione verso il patrimonio artistico del territorio, a ricordo di 75 anni di impegno nella raccolta del sangue e nel volontariato in genere”.
Il Chiaveghino, va ricordato, fu allievo di Bernardino Campi e, probabilmente, come sostengono anche alcuni studiosi, pure di Giulio Campi. Sue opere si conservano in numerose chiese e palazzi di Cremona e provincia, ma anche in altre province italiane.
Sulla sponda opposta del Grande fiume, oltre alla tela di San Secondo Parmense (realizzata, molto probabilmente, in origine per la chiesa dei Cappuccini della stessa San Secondo e passata poi nelle proprietà della Parrocchia in seguito alle note soppressioni napoleoniche), si conserva una Madonna immacolata con i Santi Paolo, Pietro, Francesco d’Assisi e Chiara risalente al 1589, custodita nella collegiata di San Bartolomeo a Busseto.
Questo notevole dipinto è certamente una delle più antiche raffigurazioni dell’Immacolata Concezione esistenti nell’ambito della diocesi fidentina. Gli studiosi, che in tempi abbastanza recenti si sono interessati ad esso, non hanno mancato di sottolineare l’evidente legame, iconografico e compositivo, con il quadro di analogo soggetto dipinto nel 1581 per la Chiesa dei Cappuccini di Roma dal famoso Scipione Pulzone (1545-1598), uno dei principali interpreti della cosiddetta arte controriformata (cfr G. Godi 1971 e B. Rebecchi 1983).
La presenza dei santi francescani e i riferimenti alla tela romana rendono molto probabile la provenienza della tela bussetana dalla distrutta chiesa di San Geminiano dei Cappuccini di Busseto, anche se non sono da escludere le Clarisse, presenti a loro volta a Busseto prima delle soppressioni napoleoniche. Del Chiaveghino si conservano inoltre, nella basilica di San Lorenzo in Monticelli d’Ongina, una Decollazione del Battista datato 1595 ed un Crocifisso con Santi e Donatori del 1594. Nella chiesa di San Giuseppe in Cortemaggiore si trova invece la Discesa dello Spirito Santo (1609) mentre nella cattedrale di Fidenza spiccano la Presentazione di Gesù al Tempio del 1600 e alcune scene del martirio di San Donnino dipinte in collaborazione col milanese Giovan Mauro Della Rovere detto Il Fiammenghino col quale, sempre per la cattedrale di Fidenza, realizzò anche un “San Francesco”.
Eremita del Po, Paolo Panni