Onda Queer respinge l'invito del
Rotary POC: "Non verremo, grazie"
"Abbiamo ricevuto l’invito del presidente del Rotary Piadena Oglio Chiese, Giorgio Moriero, che ringraziamo ma che abbiamo deciso di declinare. Di seguito spieghiamo le nostre ragioni
Invito del Rotary Piadena Oglio Chiese e del suo presidente Giorgio Moriero? “No, grazie“. L’Onda Queer non si limita a respingere – ringraziando – l’invito, ma ne spiega dettagliatamente i motivi. Nessun incontro dopo la partecipazione del generale Vannacci all’ultima conviviale del Rotary POC, criticata e contestata fortemente. Le critiche peraltro – ribadisce Onda Queer – nascono proprio dalla lettura del libro scritto dal generale, un uomo dello stato (che dovrebbe dunque rappresentare tutti) e da quello che il libro esprime. Questo il testo inviato ieri pomeriggio in redazione che pubblichiamo integralmente.
“Abbiamo ricevuto l’invito del presidente del Rotary Piadena Oglio Chiese, Giorgio Moriero, che ringraziamo ma che abbiamo deciso di declinare. Di seguito spieghiamo le nostre ragioni.
Noi riteniamo che i concetti espressi dal generale Vannacci tramite il suo libro “Il mondo al contrario” esprimano posizioni omofobe, sessiste e razziste, che sono tutto meno che opinioni su cui confrontarsi.
Non si parla di una persona qualsiasi, ma di un funzionario dello stato, che ha giurato sulla Costituzione, le cui opinioni dovrebbero venire espresse in relazione al ruolo ricoperto.
Lo stesso ministro della difesa Crosetto si era espresso in una nota stampa con queste parole sul generale: “Non vanno, in alcun modo, utilizzate le farneticazioni personali di un Generale, ancorché in servizio, per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Il Generale Vannacci ha espresso opinioni personali che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione repubblicana.”
Il presidente ci invita all’inclusività, ma forse dimentica un passaggio del libro del generale, in cui egli esprimere il suo diritto a marginalizzare le minoranze:
“In nome della più estesa inclusività dobbiamo rifuggire qualsiasi atteggiamento che possa creare uno “svantaggio percepito” nei confronti di determinate categorie di persone, spesso in acuta minoranza all’interno della collettività, pena l’essere apostrofati quali istigatori, razzisti, omofobi conservatori e, pertanto, pericolosi asociali.”
È proprio dall’essere aperti alle minoranze che parte il concetto di inclusività. Chi dobbiamo includere? La maggioranza? Ma se è maggioranza, come fa a essere esclusa? È paradossale.
E poi un altro passaggio in cui si sofferma su cosa per lui è “anormale”:
“Molto interessante far notare che l’omosessualità è universalmente riconosciuta come “variante non patologica dell’orientamento sessuale” e quindi, come tale, e come il masochismo, non può rientrare nella normalità anche tenuto conto delle percentuali estremamente minoritarie dei suoi adepti. Per anomalia si intende infatti “una deviazione dalla norma” e la variante si definisce come “una differenza rispetto al tipo o alla media o alla norma””
Ma ricordiamo che parlando di concetto di “normalità” siamo di fronte a una forma di autoregolazione: la psicologia ci dice che non si può parlare di normalità in termini generali; si tratta infatti di un costrutto sociale che ingloba comportamenti, idee e caratteristiche che risultano adeguate alla vita in società. Nessuno di noi si può quindi definire normale o anormale, sono termini che portano a focalizzarsi su pregiudizi e stereotipi.
Forse il presidente dimentica che la posizione di potere che certe persone ricoprono non è paragonabile allo status di persone che non hanno esattamente gli stessi privilegi. Non tutt3 riescono a far sentire la propria voce, e noi come collettivo Onda Queer siamo qui per questo, per dare modo davvero a chi non viene visto e sentito di potersi esprimere pienamente in libertà. È facile dare spazio a chi per mesi è stata la persona più chiacchierata, più intervistata dalla stampa e con molte ospitate in TV.
L’aiuto verso i deboli e il “fare del bene”, di cui sempre il presidente parla, non è necessariamente versare dei soldi a associazioni di beneficenza, per quanto questo possa, in una società come la nostra, “mettere una pezza” a certe situazioni. L’aiuto è lottare per la vera uguaglianza delle persone e contro chi dice che certe dovrebbero essere marginalizzate solo perché minoranza, è combattere per la giustizia sociale, per una vera inclusione delle fasce meno privilegiate di questa società. E non parliamo solo della comunità LGBTQA+, ma parliamo delle persone migranti, delle donne, dei lavoratori sfruttati, di chi non arriva alla fine del mese. Forse più che soldi servirebbe lottare per i diritti sociali (oltre che civili) di tutt3.
Quindi, se comunque il vero motivo della serata era fare beneficenza, si poteva scegliere una personalità meno discussa, di modo che l’attenzione potesse essere realmente posta sullo scopo primario.
Concludendo, il nostro obbiettivo non è conciliare le idee di tutt3, arrivare a tutti i costi a una situazione di “pace” e equilibrio tra le forze in gioco. Noi vogliamo creare spazi sicuri, sia virtuali che fisici, per tutt3; vogliamo lottare a fianco e per chi non riesce ad avere una voce, per chi non ha potere in questa società. E si, anche smascherare chi si vuole nascondere dietro ideali che esprime solo nelle intenzioni e non nei fatti“.
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