Cultura

Tommy Favagrossa e il successo di
Patagonia: "Atteso? Non del tutto"

Difficile accontentare pubblico e critica. Ma se c’è un risultato che “Patagonia”, il primo lungometraggio di Simone Bozzelli, ha centrato è stato proprio questo. Ed è una grande soddisfazione, ovviamente, anche per Tommaso Favagrossa, sceneggiatore dell’opera. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Difficile accontentare pubblico e critica. Ma se c’è un risultato che “Patagonia”, il primo lungometraggio di Simone Bozzelli, ha centrato è stato proprio questo. Ed è una grande soddisfazione, ovviamente, anche per Tommaso Favagrossa, sceneggiatore dell’opera che con Bozzelli lavora da sempre, da quando i due hanno costituito un sodalizio inscindibile alla scuola di cinema di Roma.

Tommaso, casalese doc, sta già lavorando alla prossima opera ma non disdegna un salto nella sua Casalmaggiore. “Siamo molto contenti di come è andata e sta andando la pellicola, dato che viene tuttora proiettata. Quando un tuo film sta per uscire – e qui parliamo del primo lungometraggio nostro – vivi sempre un mix di tensione, emozione e magari un po’ di timore. Ma è normale, è come una sorta di esame di laurea dove aspetti di capire come sei andato. A Locarno è stato ben accolto, il premio della giuria ecumenica non era atteso ma è stato una bella sorpresa. Il fatto poi che sia ancora nei cinema a quasi quattro mesi dall’uscita è una bella testimonianza di interesse e affetto da parte del pubblico”.

Pubblico e critica, insomma. Tommaso quale giudizio preferisce? “Si guarda a entrambi. Dovendo scegliere, posso dire che la soddisfazione più grande è però vedere le reazioni delle persone al cinema. Quando tu scrivi un film, la sceneggiatura di una storia, ti domandi nella tua testa come il pubblico lo accoglierà. Ecco, quando sei in sala, arrivi a capire se davvero quella scena, quel dialogo, quello sviluppo narrativo o della psicologia del personaggio ha fatto centro. Sentire le reazioni durante il film in sala è la parte migliore: sperando che delle reazioni ci siano, perché come dico sempre il male peggiore è l’indifferenza. Peraltro il dettaglio che ci inorgoglisce sta nel fatto che questo film, scritto da giovani e dunque con una prospettiva giovane, ha fatto pensare anche gente più grande d’età, regalando una visione diversa. E questo non ce lo aspettavamo”.

Oggi il mondo del cinema si interroga sul “fenomeno Cortellesi”, che alla sua prima da regista ottiene uno straordinario successo con un’opera di qualità. Significa che il nostro cinema è resuscitato? “Non è mai morto, a dire il vero, ma di certo un film italiano che fa successo è un toccasana per tutto il movimento. Io personalmente devo ancora recuperare il film della Cortellesi, ma lo farò presto perché non posso perderlo e mi incuriosisce molto per le tematiche e per il modo in cui le ha affrontate. Detto questo, da un punto di vista prettamente venale (è brutto da dire ma c’è anche quello), un film che fa incasso è un bene per tutta l’industria, perché significa comunque poter “campare” a livello economico e avere produttori soddisfatti anche a livello di introiti significa avere maggiori investimenti in futuro. Con la poetica di Paola Cortellesi mi confronterò presto in sala: la conosciamo tutti come comica, ma credo che lei sia molto di più. E sono curioso di capire se abbia preso spunto più dal neorealismo o dalla commedia all’italiana. Ma senza avere visto, non mi pronuncio”.

Progetti futuri? “Il nuovo film è in gestazione, siamo alle primissime fasi di un nuovo lungo cammino, perché ogni pellicola nuova è un cammino, in effetti. Io spero che, avendo alle spalle l’esperienza di una prima pellicola, stavolta il percorso sia un po’ meno tortuoso, proprio perché veniamo già da un progetto di questo tipo portato a termine. La speranza poi è di avere un riscontro positivo così come è stato per “Patagonia”. Ovviamente non posso dire di più su soggetto, trama e similari. Sorpresa!”.

Giovanni Gardani (video Alessandro Osti)

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