Eredità contesa: pena di tre
anni alla badante e al marito
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Tre anni e 500 euro di multa ciascuno: è la condanna emessa oggi dal giudice nei confronti della badante ucraina Yevheniia Slobodyska, 61 anni, e del marito Aldo Di Marco, 63 anni, ex militare in pensione, ritenuti colpevoli di aver abusato, dal dicembre del 2017 al 27 ottobre del 2019, dello stato di infermità e di deficienza psichica di Franca Lombardi, residente a Torre dè Picenardi, vedova dal novembre del 2009 e con un unico figlio perso prematuramente, inducendola a sottoscrivere un testamento, pubblicato il 31 ottobre del 2019, in cui nominava la sua badante erede universale. La coppia, assistita dall’avvocato Alberto Luppi, era a processo per circonvenzione di incapace. Per gli imputati, il pm aveva chiesto la condanna a due anni, due mesi e 400 euro di multa.
Per i cugini di primo grado della Lombardi, parti civili attraverso gli avvocati Ada Ficarelli, Giulia Zambelloni e Mariateresa Pagliari, il giudice ha disposto come risarcimento una provvisionale di 3.000 euro ciascuno, mentre il resto da liquidarsi in un separato giudizio civile. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.
Per la procura, la Lombardi, le cui capacità cognitive erano già compromesse dall’agosto del 2017 e alla quale il 16 giugno del 2019 era stato nominato un amministratore di sostegno, non era affatto così lucida come dichiarato dagli imputati, che avevano approfittato del suo stato di infermità psichica.
Secondo la perizia di parte civile stilata dall’esperto Giuseppe Pietro Bonetti, medico psichiatra e psicoterapeuta, la Lombardi, nell’agosto del 2018, alla luce della visita geriatrica e dei test, era affetta da “deterioramento cognitivo moderato-grave, non in grado di autodeterminarsi, con disorientamento temporale e personale completo”. Per il consulente di parte civile, “l’evoluzione del disturbo neurocognitivo è lenta, a meno che non intervengano fattori precipitanti come emorragie, ictus o ischemie, che tuttavia gli esami clinici e strumentali effettuati hanno escluso”. L’anziana , dunque, sarebbe stata affetta da quel disturbo neurocognitivo da più di un anno, e cioè dal 2017.
La vedova era titolare di un conto corrente con un saldo di 472.000 euro, investimenti in titoli per un attivo bancario di 56.909 euro e proprietaria dell’immobile in cui abitava. Per l’accusa, era stata accompagnata dagli imputati in banca per effettuare numerosissimi acquisti e prelievi tramite bancomat, non compatibili, per la frequenza e per l’ammontare del denaro, con le esigenze di vita dell’anziana. Tra il primo ottobre 2018 e il 31 dicembre di quello stesso anno erano stati prelevati 11.000 euro, mentre in banca i due avevano tentato di riscuotere 32.000 euro a titolo di regalo di nozze da parte dell’anziana, non riuscendoci per il rifiuto del personale dell’istituto di credito.
A processo, sia la badante che il marito si erano difesi, respingendo le accuse: per l’imputata, che aveva iniziato a lavorare come badante nell’aprile del 2015, la Lombardi era “autonoma”, e “non si faceva mancare nulla”. “Per il suo amato cane”, aveva detto in aula, “spendeva anche 18 euro al chilo di carne e quando si è ammalato gli prendeva delle medicine costose”. Secondo la badante, dal 2018 la Lombardi l’aveva invitata ad usare il suo bancomat anche per fare acquisti suoi personali, l’aveva aiutata ad inviare del denaro in Ucraina ai suoi familiari e le aveva dato soldi per permettere alla figlia di venire in Italia. “Nel giugno del 2017”, aveva detto l’imputata, cresciuta in orfanotrofio, “la signora mi disse che avrebbe voluto adottarmi”. La Lombardi morì il 27 ottobre 2019, e la badante, per quindici giorni, continuò a restare in quella casa, facendo cambiare la serratura. “Era per una maggiore sicurezza”, aveva spiegato l’imputata.
Ai parenti, l’anziana, in un testamento dettagliato custodito in un cassetto, poi scomparso, aveva lasciato i suoi beni, in parte destinati anche ad una coppia di amici di famiglia, alla nipote del marito, alla parrocchia e alle suore di Torre. Non si era dimenticata neppure del suo amato cane Mila. A chi se ne sarebbe occupato lasciava 180.000 euro.
I rapporti di Franca con i suoi primi cugini erano “di sincero affetto”, come hanno sostenuto i legali di parte civile, “e andavano più volte durante la settimana a trovare la cugina, preoccupandosi delle sue esigenze e necessità. Sapevano che ad assisterla c’era la badante, e nessuno dei prossimi congiunti si è mai intromesso nella gestione del patrimonio, tenuto conto che gran parte dei pagamenti avveniva tramite la domiciliazione bancaria con la sola esclusione del compenso della badante e delle spese ordinarie. Nessuno aveva mai chiesto la delega ad operare sul conto corrente, nè di prendere visione degli estratti conto o della documentazione fiscale relativa alle spese sostenute, fidandosi della badante”.
“I tre cugini”, per quanto sostenuto dalle parti civili, “erano a conoscenza che la Lombardi aveva redatto un testamento olografico, mentre ad altri parenti aveva anticipato a voce il contenuto delle sue ultime volontà”. Un testamento scomparso e rimpiazzato da uno “di poche righe” in cui Franca Lombardi lasciava tutto alla sua badante.
Sara Pizzorni