Anziano derubato da madre e figlio
Ladra condannata a otto anni
Cinque anni di reclusione sono stati invece inflitti al figlio. La donna, del campo nomadi di Casalmaggiore, aveva messo a segno colpi (o li aveva tentati) a Malagnino, San Giovanni in Croce e Viadana.
Avevano raggirato e derubato un anziano nella sua casa di Malagnino. Finiti a processo, oggi madre e figlio sono stati condannati: otto anni di reclusione e 2.200 euro di multa per Rita Cavazza, 57 anni, residente al campo nomadi di Casalmaggiore, con alle spalle una sfilza di precedenti e condanne per reati specifici; cinque anni e 1.400 euro di multa per il figlio Rey Tonapan, 27 anni. Per la donna, una volta scontata la pena, il giudice ha disposto la libertà vigilata fino a due anni.
“Sua moglie ha ancora l’orologio che le avevo prestato, me lo può restituire lei?”. E’ stato con queste parole che il 29 settembre del 2021 la ladra era riuscita a farsi aprire la porta di casa e a mettere a segno il furto. Quella mattina, Gino, 85 anni, era in casa da solo. Davanti al cancello gli si erano presentati madre e figlio. La donna sosteneva di aver prestato un orologio alla moglie e di volerlo riavere. A quel punto l’anziano l’aveva fatta entrare e accomodare in casa.
“Abbiamo chiacchierato”, aveva detto la vittima al giudice. “Dalle sue parole sembrava conoscesse sia mia moglie che mia figlia. Il figlio, invece, è sempre stato fuori”. “Sua moglie mi ha detto di aver messo l’orologio in cassaforte”, aveva poi rilanciato la ladra, e l’anziano l’aveva invitata a seguirlo in camera da letto dove era custodita la cassaforte. “In un primo momento”, aveva raccontato il padrone di casa, “ho guardato io, e lei era dietro di me, ma l’orologio non c’era. Poi lei mi ha chiesto se poteva controllare di persona, e quindi io mi sono messo in disparte”. All’interno della cassaforte c’erano due buste: una contenente 1.500 euro in contanti, e l’altra gioielli in oro.
“E’ stato un attimo”, aveva riferito l’anziano. “Mi sono girato e lei non c’era più. Le sono subito corso dietro, ma lei era già arrivata alla macchina”. Madre e figlio, lui alla guida, lei accanto, si erano dileguati a bordo di un’auto nera. “Non li avevo mai visti”, aveva detto in aula la vittima, ancora sconvolta. “Entrambi indossavano la mascherina”. Dalle foto che gli erano state mostrate in aula, l’anziano aveva riconosciuto sia la madre che il figlio.
Oggi in aula era presente anche il sindaco di Malagnino Donato Losito, ex militare della Col di Lana. Era stato lui a consegnare ai carabinieri le immagini che avevano permesso di identificare l’auto e i suoi occupanti. I due erano stati ripresi mentre scendevano dal mezzo e si avvicinavano al cancello della casa per poi entrare nel cortile. “La donna aveva la mascherina abbassata”, aveva riferito in aula il carabiniere che si era occupato di visionare la immagini, “mentre l’uomo era a volto scoperto. La macchina, la cui targa era ben visibile, era intestata a Rita Cavazza”. La refurtiva non è mai stata trovata.
“Una giusta sentenza”, ha commentato il sindaco, “affinchè queste persone non possano più nuocere ad altri anziani”. “Hanno commesso un reato ignobile”, ha aggiunto il primo cittadino, che della sicurezza ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia, avendo fatto installare 32 telecamere e costituito gruppi di controllo con ben 400 iscritti.
Il nome della Cavazza è ben noto alle cronache: a novembre del 2003 era finita in arresto e aveva patteggiato 9 mesi di reclusione per un tentato furto in casa di un 88enne a Volongo. Con una complice aveva bussato alla finestra dell’anziano che stava guardando la tv. “Vendo calze, ha bisogno? Almeno mi dia un bicchiere d’acqua”, gli aveva detto. Intanto la complice aveva rovistato ovunque, ma i vicini che avevano visto la scena avevano dato l’allarme. Nel luglio del 2007 nuovo arresto dopo un furto di 300 euro ad una anziana di San Giovanni in Croce. Un anno dopo, invece, era stata condannata a 8 mesi per un furto fallito di un portafoglio in una abitazione di Viadana. Nel giugno del 2013 la Cavazza e la figlia erano state arrestate per il tentato furto in una casa di Viadana, mentre nel luglio del 2018 le due erano state arrestate per furti a Castel Goffredo, Guidizzolo e Piubega. Avvicinavano le vittime, quasi sempre anziane, vicino ai locali pubblici o ai cimiteri. Con la scusa di essere lontane parenti o di essersi conosciute in ospedale, le ladre carpivano la fiducia, sfilavano portafogli o gioielli.
Sara Pizzorni