Ambiente

Gru cenerine in volo: la forza del
gruppo, la bellezza del creato

Come indicato anche dall’esperto Michele Mendi, delegato provinciale della Lipu di Parma (e membro del direttivo nazionale della stessa Lipu), autore di immagini strepitose dedicate al grande mondo degli uccelli, le gru sono a modo loro anche indicatori dei cambiamenti climatici in corso

Bisogna andarci a piedi, o in bicicletta, lungo gli argini, le carraie ed i boschi del Grande fiume. Ma soprattutto è necessario, in ogni tempo e in ogni stagione, sull’una e sull’altra riva, andarci in assoluto silenzio, rispettando ciò che si incontra, osservando attentamente le meraviglie del Creato anche nei loro minimi dettagli, ascoltando a mente libera i suoni, i rumori, i canti del fiume e di coloro che popolano il suo ambiente, e le sue acque.

In questi giorni novembrini, in cui gli ultimi colpi di coda dell’estate sembrano dar vita ad un prodigioso duello con un inverno che incombe, mentre si sente distintamente il profumo della legna che arde provenire da villaggi e cascine, e gli alberi assumono la loro tipica e variopinta livrea autunnale, è necessario mantenere un silenzio ancora più rigoroso, con orecchie ed occhi pronti, più che mai, a svolgere il loro compito primario.

Perché? Perché all’improvviso potreste venir sorpresi, tra gli straordinari silenzi del Po, da canti chiassosi provenire dall’alto, con versi capaci di squarciare il cielo e movimentare, d’improvviso, l’atmosfera dell’autunno. Naso all’insù, dunque, profondo silenzio e capacità di osservare, magari portandovi dietro anche una buona fotocamera.

Quello a cui si può facilmente assistere, in questi giorni d’autunno, è lo spettacolare passaggio delle gru cenerine in migrazione. Prima di vederle, va sottolineato e ricordato, le senti arrivare proprio per il loro inconfondibile canto. Di notte, poi, è tutto ancora più magico, quando sfiorano e sembrano salutare i villaggi di fiume, anche se nascoste allo sguardo. Partite dal profondo Nord, con il loro passaggio sembrano segnare decisamente l’avvicinarsi dell’inverno e del freddo.

Il loro volo a forma di V rovesciata solca il cielo affascinando chi dal basso le osserva. In questi giorni, le gru, imponenti ed eleganti, stanno sorvolando proprio le terre di fiume, quindi orecchi tesi ed occhi pronti a osservare, in qualsiasi momento.

Chi scrive queste righe, in pochi giorni, le ha già “incontrate”, più volte, mentre solcavano i cieli sul Grande fiume, nella zona compresa tra i centri parmensi di Polesine Zibello e di Roccabianca e quelli cremonesi di Motta Baluffi, San Daniele Po, Pieve d’Olomi e Stagno Lombardo. Proprio in queste giornate in cui le temperature calano, le gru migrano abbandonando l’Europa orientale alla volta dei siti di svernamento: attraversano la Pianura Padana da est a ovest, valicano le Alpi.

Da sempre, tra la fine di ottobre e dicembre, migliaia di gru utilizzano il fiume Po come corridoio di volo, e alcuni gruppi hanno trovato soprattutto in Piemonte il luogo adatto dove trascorre i mesi freddi, complici i cambiamenti climatici che determinano inverni meno rigidi.

Come indicato anche dall’esperto Michele Mendi, delegato provinciale della Lipu di Parma (e membro del direttivo nazionale della stessa Lipu), autore di immagini strepitose dedicate al grande mondo degli uccelli, le gru sono a modo loro anche indicatori dei cambiamenti climatici in corso, come dimostrato dal fatto che da qualche anno stanno costantemente ritardando la migrazione di qualche giorno.

Da circa un decennio, come osservato ancora dallo stesso Michele Mendi, i passaggi delle gru sui nostri territori fluviali, sono sensibilmente aumentati. Segno del fatto che in queste zone trovano importanti quantità di cibo oltre a quella tranquillità che per loro è fondamentale. In particolare le Riserve e le aree naturali rappresentano per loro una forte attrattiva: le zone di greto più nascoste si trasformano in dormitori per centinaia e, a volte, migliaia di individui, mentre i campi coltivati forniscono cibo per tutti. Durante la migrazione e lo svernamento sono animali gregari, e come tali, affrontano il viaggio, in gruppo.

L’areale di nidificazione, da cui partono, è molto ampio: va da Est, nelle steppe ucraine, a Ovest, in Germania e nella Penisola scandinava. La prima tappa del lungo viaggio è in Ungheria, nei siti di alimentazione: da qui, percorrendo circa 500 km al giorno, in una settimana di viaggio raggiungono i siti in cui trascorrere l’inverno. Si orientano con il sole e con le caratteristiche geografiche del paesaggio che scorre sotto di loro, mentre, la notte, come ancestrali esploratori, sfruttano le stelle e il campo magnetico terrestre, e durante la migrazione, si passano informazioni sulle rotte e sui siti di alimentazione.

Le condizioni atmosferiche di questi giorni d’autunno, spesso limpidi, sono favorevoli, dunque le osservazioni sono numerose e davvero spettacolari. Le grandi dimensioni e l’apertura alare che sfiora i 2 metri e 40 centimetri, le rende riconoscibili e facilmente fotografabili, unica condizione, è che non siano troppo alta in quota.

La quota del loro volo è influenzata dal vento: si spostano laddove soffia a favore. Volano sicure della rotta con zampe e collo distesi, sincronizzate le une con le altre nel loro volo battuto e in formazione a V.

Una gru vola al vertice e le altre la seguono disponendosi in un doppio schieramento, nel quale ciascun individuo vola con una traiettoria parallela a quello che lo precede, ma leggermente spostato verso l’esterno. E’ una scelta dettata da ragioni aerodinamiche: ogni elemento dello stormo può sfruttare i vortici generati dall’esemplare che lo precede. L’uccello al vertice della formazione, fendendo l’aria, fa più fatica degli altri, e, per questo, viene periodicamente sostituito nel suo ruolo di apripista.

Rimangono nelle aree di svernamento fino alla fine di febbraio, poi, intraprendono il viaggio di ritorno, verso i siti di riproduzione, ripercorrendo in senso contrario l’Europa. Nel periodo riproduttivo, i grandi stormi si disgregano, e le gru conducono vita solitaria: sono, infatti, animali monogami e fedeli nei confronti del partner, con cui costruiscono il nido sul terreno (ma anche in paludi e acquitrini) utilizzando materiale vegetale.

Tra maggio e giugno la femmina depone due uova, covate per 28 giorni da entrambi i genitori, che si alternano anche nell’alimentazione dei pulcini. La famiglia resta unita fino alla primavera dell’anno successivo. Sono animali longevi, possono superare i vent’anni di età, e la grande dimensione le rende meno vulnerabili dagli eventi atmosferici. Si cibano soprattutto di cavallette, insetti, piccoli pesci, ma anche di vegetali (semi).

Buon viaggio, dunque, a questi spettacolari uccelli e buona osservazione a tutti. Con la raccomandazione, ancora una volta, di fare silenzio e rispettare in tutto e per tutto, e sempre, l’ambiente del Grande fiume, cogliendone i valori ed apprezzandone le meraviglie.

Eremita del Po, Paolo Panni

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