Oglio Po, Asola risponde:
"Le nostre considerazioni"
Gent.mo Direttore,
abbiamo letto nei giorni scorsi alcuni articoli che raccontavano dell’impegno che i sindaci della zona casalasco-viadanese stanno profondendo per riportare all’Ospedale Oglio-Po il reparto di ostetricia e ginecologia.
Troviamo questa iniziativa assolutamente lodevole e comprensibile: è naturale che i rappresentanti del territorio cerchino di ripristinare, per la loro popolazione, importanti servizi sanitari che sono andati riducendosi sensibilmente nel corso del tempo.
Quello che invece riteniamo poco comprensibile, e fuori luogo, è il ricorso al confronto con altre situazioni simili, nello specifico l’inopportuna affermazione secondo cui “…l’Ospedale Oglio Po ha standard e garanzie decisamente maggiori rispetto ad Asola …” e che, per questo motivo, meriterebbe la riapertura del reparto di ostetricia e ginecologia (a discapito della struttura asolana).
Vogliamo solo ricordare che standard e garanzie sono contenute nelle norme sul funzionamento e l’accreditamento delle strutture sanitarie, il cui rispetto consente alle stesse di operare all’interno del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale.
Per i reparti di ostetricia sono proprio quegli standard e garanzie che richiedono, per la sicurezza delle partorienti, almeno 500 parti all’anno, numero sempre abbondantemente superato dall’Ospedale di Asola.
Infatti la chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia venne decretato per destinare la struttura alla cura dei pazienti covid positivi e non per un calo delle nascite, come è avvenuto in molte altre realtà nazionali e regionali.
Quanto espresso nell’articolo, quindi, oltre a non essere veritiero, sembra voler fare una classifica tra cittadini di serie A e di serie B, tra chi ha diritto o meno a ricevere assistenza qualificata ad una distanza congrua dalla propria abitazione.
Comitato per lo sviluppo delle attività dell’Ospedale di Asola
La Presidente
Laura Galliera