Quattro giovani talenti: Patagonia,
film affascinante, coraggioso, vero
Il casalasco Tommaso Favagrossa, Simone Bozzelli, Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi sono quattro giovanissimi talenti che han dato vita a un’opera dal valore universale; una penna sapiente, una videocamera attenta, uno sguardo ipnotico e un sorriso seducente conducono nei meandri di noi stessi e della nostra fame di amore e libertà
Uno sguardo duro che nasconde fragilità e un altro tenero che nasconde forza, immagini dai colori stinti così vicine che pare di esserci dentro e camminare con gli attori, musica che accompagna la salita delle emozioni, due volti che mostrano le proprie viscere, simboli, occhi blu e neri specchio dell’anima, suspense, palpitazioni e mille pensieri.
Tutto questo e altro ancora sono gli ingredienti di un film affascinante, coraggioso e vero, forse frutto di un fuoco che alberga nell’io di sceneggiatore e regista o di una inclinazione naturale verso l’antropologia o ancora, della capacità di osservazione, che unite ad una buona dose di talento, hanno generato un’opera sorprendente.
Una storia quasi al margine, vissuta fuori dai contesti sociali convenzionali eppure, così dentro ad essi. Dialoghi dell’anima, un deus ex machina illuminante, la durezza, la fatica e l’ineluttabilità dell’appartenersi fin dal primo sguardo, la mancanza di banalità nel trattare sentimenti che non si possono descrivere, che dirli solo amore sarebbe da soap. Non è infatti una storia d’amore, men che meno la storia di un amore gay e non è neppure la storia di un rapporto tossico è qualcosa di più, è ricerca, è viaggio dentro sé stessi: è l’incontro di due solitudini che si annusano come fanno gli animali, si riconoscono e non possono evitare di camminare insieme pur nelle loro differenze.
Yuri è mite, ripiegato su sé stesso, ha vissuto i primi suoi vent’anni con tre zie in un borgo della nostra Italia, un piccolo Macondo dove la vita è ferma a vecchie abitudini e “il fuori di lì” sembra così lontano quasi come la Patagonia; tre zie che se ne occupano a turno come se fosse ancora bimbo. E, bimbo tra i bimbi, Yuri incontra Agostino, saltimbanco di strada, intrattenitore e incantatore di bambini che, libero e indipendente, pare giri il mondo col suo camper.
Agostino ha un sorriso sornione, occhi profondi che gli donano uno sguardo magnetico a cui quello di Yuri tenero e languido, perfetto per la fame di tenerezza di Agostino, non può sottrarsi. Due solitudini che si manifestano in base ai rispettivi caratteri, uno più rabbioso che appare prevaricatore e a tratti crudele e uno mesto e timido che sembra sottomettersi. Sono invece due incontri dell’anima che devono solo trovare l’equilibrio giusto per vivere in armonia.
Saranno i giorni travagliati passati insieme o l’incontro con un altro ragazzo che, come un guru, risulta illuminante per Yuri, a far cadere la corazza del prevaricatore e dare forza al sottomesso: il debole demolisce il castello del più forte fatto di false certezze e apre il varco a uno scambio reciproco, a una relazione equilibrata e soprattutto consapevole. Protagonista di spicco è anche la libertà, simboleggiata da un camper sudicio e senza meta, sognata nella lontana Patagonia e trovata nello scheletro dello stesso camper distrutto che ora diventa gabbia esistenziale da cui si voleva scappare e che invece ha la sua ragion d’essere.
“Nessuno ama vivere in gabbia ma è anche vero che c’è chi al di fuori di essa non sopravviverebbe”. Cos’è dunque la libertà? Viaggio, fuga, spazi aperti, solitudine, autodeterminazione, autonomia, autogestione o semplicemente necessità di comprensione, affetto, accettazione e armonia con l’altro, foss’anche in un luogo piccolo, perimetrato e protetto? Forse il sunto sta proprio in questa domanda: cos’è la libertà? È un concetto univoco o sta nel sentire di ognuno?
Tommaso Favagrossa, Simone Bozzelli, Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi sono quattro giovanissimi talenti che han dato vita a un’opera dal valore universale; una penna sapiente, una videocamera attenta, uno sguardo ipnotico e un sorriso seducente conducono nei meandri di noi stessi e della nostra fame di amore e libertà.
Ma Amore e Libertà hanno tempo e spazio fuori di noi, han leggi proprie e pure un prezzo, noi possiamo solo decidere in che misura accettare quelle regole e quanto siamo disposti a pagare perché in fondo le gabbie non sono tutte d’oro e nemmeno tutte di metallo arrugginito.
Giovanna Anversa