Chiesa

San Carlo, a Polesine Zibello
l'esposizione della reliquia

Polesine Zibello ha celebrato il suo patrono sabato con diversi eventi e, per l’occasione, è stata esposta, in chiesa parrocchiale, una preziosa reliquia dello stesso santo, gelosamente custodita nella stessa parrocchia. La reliquia in questione riguarda un lembo della veste di san Carlo Borromeo, patrono del comune

Una devozione che lega e accomuna le due rive del Grande fiume, nel nome di San Carlo Borromeo, patrono non solo di Casalmaggiore ma anche di Polesine Zibello.

Il comune parmense, nato pochi anni fa da una discutibilissima fusione tra i due ex comuni di Polesine Parmense e Zibello che, al netto dei proclami dei soliti noti e dei politici tanto di destra quanto di sinistra passando per l’immancabile centro, ad oggi non ha portato beneficio alcuno e sembra avvolta dal mistero la pioggia di fondi che sarebbero dovuti arrivare, è stato scelto come patrono del Comune per i suoi legami storici proprio con le terre del Po.

Polesine Zibello ha celebrato il suo patrono sabato con diversi eventi e, per l’occasione, è stata esposta, in chiesa parrocchiale, una preziosa reliquia dello stesso santo, gelosamente custodita nella stessa parrocchia. La reliquia in questione riguarda un lembo della veste di san Carlo Borromeo, patrono del comune.

Non ha certo bisogno di presentazioni il Borromeo. Nato nel 1538 e morto appena 46 anni più tardi, fu creato cardinale a 22 anni e resse la vastissima Arcidiocesi di Milano. Difese sempre i diritti della Chiesa contro i signorotti e i potenti (che all’epoca, come noto, spadroneggiavano) e riportò l’ordine e la disciplina nei conventi. Fu direttamente impegnato, in prima persona, durante una epidemia di peste, nell’assistenza agli ammalati e la sua attività apparve prodigiosa, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, di opere pie, di istituti benefici al punto che Milano, durante il suo episcopato, rifulse su tutte le altre città italiane.

Per quanto robusto, era sottoposta a una fatica troppo grave. Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare e senza dormire, pregando e insegnando. Fino all’ultimo, continuò a seguire personalmente tutte le sue fondazioni, contrassegnate dal suo semplice ma chiarissimo motto: Humilitas. Morì il 3 novembre 1584. Secondo la tradizione il Borromeo fece “tappa” anche a Zibello (e molto probabilmente anche a Polesine e a Pieveottoville), in qualità di visitatore apostolico, durante il periodo delle grandi riforme operate nella sua diocesi milanese che, all’epoca, si estendeva anche sui territori di Veneto, Liguria e Svizzera.

Va evidenziato che, sempre in quel periodo, Zibello era parte integrante della diocesi di Cremona e quindi, a livello ecclesiastico, dipendeva dalla Lombardia. La comunità rivierasca ha sempre avuto, nei suoi confronti, una particolare venerazione, al punto da dichiararlo patrono del comune.

In chiesa parrocchiale esiste inoltre uno splendido altare laterale, recentemente sistemato, dedicato proprio al santo. In occasione delle celebrazioni centenarie del 1910, l’allora parroco don Emilio Balestra chiese all’arcivescovo di Milano, il cardinale parmense Andrea Carlo Ferrari, una reliquia di san Carlo, da esporre alla venerazione dei fedeli nel giorno della sua festività, a ricordo anche, quindi, di quel particolare legame che il borgo rivierasco ha sempre avuto nei confronti del Borromeo stesso.

La richiesta di don Balestra rimase tutt’altro che inascoltata. Infatti il cardinale Ferrari, da tempo Beato, inviò un prezioso reliquiario contenente un vistoso lembo che il suo illustre predecessore indossava il giorno in cui subì un vile attentato, dal quale uscì miracolosamente illeso. Attentato effettuato da tal Donato Girolamo, ex umiliato, che riuscì a penetrare nella cappella privata del cardinale nel momento in cui questi si raccoglieva in preghiera assieme a tutti i curiali.

Il silenzioso e profondo momento meditativo, d’improvviso fu interrotto da una forte detonazione causata da un’arma da fuoco, nello sbigottimento generale. L’unico a rimanere impassibile fu proprio il cardinale Borromeo che, anzi, con tranquillità di alzò dall’inginocchiatoio, guardò attorno, e vide ai suoi piedi un proiettile d’archibugio, che a lui era stato diretto. La sua veste color porpora si presentava bruciacchiata e perforata dal proiettile stesso. Ma il corpo rimase incredibilmente e miracolosamente illeso.

Un fatto prodigioso in seguito al quale il cardinale tornò semplicemente alla preghiera, invitando tutti i presenti a fare la stessa cosa. L’attentatore fu poi acciuffato e svelò anche i mandanti che, messi alle strette, ammisero le loro colpe. Il Borromeo tentò di attenuare le responsabilità di Donato Girolamo, col solo obiettivo di salvargli la vita. Ma ogni tentativo fu vano e, oltretutto, la congregazione degli Umiliati, cui l’attentatore apparteneva, fu soppressa con bolla pontificia nel 1571.

Come informa sempre la storia, il cardinale Borromeo conservò, con gratitudine e profonda fede, quella veste che gli ricordava, chiaramente, il fatto prodigioso di cui era stato al centro quel giorno. Il cardinale Ferrari, ben a conoscenza del legame fra Zibello e il santo, decise quindi di fare dono alla comunità di rivierasca questa preziosa reliquia, testimonianza di un fatto prodigioso e misterioso, gelosamente custodita in un luogo sicuro.

Alla pubblica venerazione viene esposta solo il 4 novembre di ogni anno, per la ricorrenza di san Carlo Borromeo. Sul retro, con iscrizioni sul legno, si trovano la citazione della lettera d’accompagnamento (documento conservato nella corrispondenza dell’archivio parrocchiale). Un’altra iscrizione è ormai pressochè illeggibile. Un’altra ancora riporta invece la seguente dicitura: “Benedictio Dei Omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti et per intercessionem Sancti Caroli Protectoris Nostri defendat Nos Deus, a rosione Padi, et ab omni malo….R.Amen”. E’ evidente (nella dicitura “arosione Padi”) la richiesta di intercessione e protezione al santo contro le esondazioni del Po e contro ogni male (ab omni malo).

Sulla base della parte frontale si legge infine “De exteriori veste qua S.Carolus Borromeus tunc erat indutus quum igneo ictus globulo plumboe divinitus a nece est servatus”.

Sabato, nel corso della celebrazione patronale, alla quale hanno anche preso parte il sindaco Massimo Spigaroli ed i carabinieri in alta uniforme, è stato ricordato il commissario capo della polizia locale Giorgio Bodini, a lungo in servizio nel Comune di Cremona (e per alcuni anni anche a Crema e Trigolo) comandante della polizia locale di Polesine Zibello, improvvisamente scomparso esattamente una settimana fa e, per l’occasione, è giunta a Zibello, per ricordarlo, anche una delegazione della polizia locale cremonese.

Chissà, tornano alla reliquia, che questa un domani non possa ulteriormente legare le due sponde del Grande fiume, e in particolare Polesine Zibello e Casalmaggiore, magari portata in processione, lungo il Po. Quel Po che, non solo a parole, dovrebbe sempre più e strettamente unire i centri che si affacciano sulle sue rive, a beneficio dei territori stessi e della loro gente.

Eremita del Po, Paolo Panni

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