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Polo Romani-Rsa Germani:
incontro sull'Alzheimer

Promuovere tra gli studenti la cultura scientifica ancorandola ai bisogni del territorio e agli sbocchi professionali in ambito socio sanitario. É questa la cornice di senso della mattinata di studi sull’Alzheimer.

Promuovere tra gli studenti la cultura scientifica ancorandola ai bisogni del territorio e agli sbocchi professionali in ambito socio sanitario.

É questa la cornice di senso della mattinata di studi sull’Alzheimer, tenutasi venerdì 27 ottobre presso l’aula magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore G. Romani di Casalmaggiore grazie alla collaborazione con la Fondazione Germani di Cingia de’ Botti.

A dare il benvenuto alle quattro classi coinvolte nell’iniziativa (le due quarte del Liceo Scientifico e le due dell’Istituto Professionale a indirizzo Socio-Sanitario) e ai professionisti della Fondazione, la dirigente, Daniela Romoli seguita da un intervenuto introduttivo curato dagli alunni stessi.

Nicolò Doselli e Gaia Boschini hanno presentato gli ospiti, mentre Federica Tartaglione e Federica Schiattarella, hanno condiviso con i presenti una breve presentazione relativa alla malattia d’Alzheimer evidenziandone i tratti peculiari, l’epidemiologia, i sintomi, ma anche l’importanza delle cure a partire “dall’amore” dei familiari.

La parola è quindi passata alla dottoressa Isabella Salimbeni, direttore sanitario della Fondazione, geriatra ma anche referente del Nucleo Alzheimer.  “La demenza: oltre lo stigma” è stato il nucleo fonante del suo intervento che ha accompagnato alunni e docenti in un vero e proprio percorso all’interno delle demenze in generale e della malattia di Alzheimer nello specifico.

«I numeri (della demenza) sono impressionanti (dati 2022): nel mondo si è calcolato che ci siano 57 milioni di persone che convivono con una forma di demenza, in Italia circa un 1 milione e 400m mila. Spaventano non solo i numeri, ma le previsioni: le demenze sono destinate a triplicare».

Le cause non sono ancora del tutto chiare, sicuramente i fattori sono diversi. Tanto che si parla di causa multifattoriale: vi è una predisposizione genetica, un’influenza importante del fattore età (persone con più di 65 anni e meno di 85) e della componente ambientale.

«Se sui fattori genetici e sul passare degli anni possiamo fare poco – ha affermato Salimbeni – invece sui fattori ambientali si può fare molto. Il 40% dei casi di demenza nel mondo potrebbero essere ridotti ai minimi termini se venissero eliminati 12 fattori di rischio: perdita di udito, bassa scolarità, fumo, depressione, sedentarietà, traumi cranici, ipertensione arteriosa, isolamento sociale, riduzione dell’inquinamento dell’aria, alcol, obesità, diabete mellito».

Poi Salimbeni ha scientificamente abbattuto due grandi pregiudizi relativi alle persone con demenza e Alzheimer: quello relativo alle loro capacità di comprendere (“Non capiscono”) e quello sulla loro gestibilità (“Sono soggetti ingestibili”). «C’è sempre possibilità, sino all’ultimo giorno, di comunicare con una persona con malattia di Alzheimer. Di fronte ad un atteggiamento bizzarro, c’è sempre una motivazione, un bisogno da cogliere e soddisfare».

A fare la differenza nella cura sono l’ambiente, le attività proposte e le persone che se ne occupano. Nel merito è entrata la terapista occupazionale della fondazione, Camilla Tagliasacchi che, tra le altre attività, ha parlato del giardino terapeutico della struttura da intendersi come vero e proprio “trattamento non farmacologico”, particolarmente efficace per le persone con Alzheimer.

Nel merito dei servizi offerti dalla struttura e delle significative possibilità occupazionali in ambito socio-sanitario sono poi entrati Michele Merlini, coordinatore dei servizi territoriali presso la Fondazione e Mario Antonio Cucumo, coordinatore infermieristico della struttura. Forte e chiaro il messaggio rivolto ai ragazzi del Romani: «Ragazzi c’è bisogno anche di voi. Mancano tante figure professionali in questo ambito che può e sa dare tante occasioni di occupazione e grandi soddisfazioni sia sul fronte professionale che personale».

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