Cultura

Roccabianca, Medesano e Sissa:
la danza macabra e le iniziative

Per tutti e tre gli appuntamenti le prenotazioni sono obbligatorie e devono essere effettuate attraverso l'indirizzo email: labassafortificata@gmail.com. Il multievento è organizzato da Museo Uomo Tempo, Castello di Roccabianca, Associazione Everelina, Associazione Flumen Temporis, con il patrocinio dei Comuni di Medesano, Roccabianca e Sissa Trecasali

Torna anche quest’anno, tra le terre del fiume e la pedemontana emiliana, il multi evento di Halloween su quattro giorni che coinvolge il Museo Uomo Tempo di Medesano, il Castello di Roccabianca e la Rocca dei Terzi di Sissa Trecasali.

Anche per questa edizione, la quarta, presidi legati da un filo conduttore comune: il concetto di Danza Macabra. Le più antiche attestazioni di questa voce, come si può leggere anche sul sito dell’Enciclopedia Treccani, ricorrono in Francia, tra il sec. XIV e il XV: la danse de Macabré (ricordata nei versi di Jean Le Fèvre, 1376) e la chorea Machabaeorum (di un documento della chiesa di Besançon, 1453) rivelano la stretta connessione ch’è fra questo termine, che subì le più varie e strane interpretazioni, e il nome dei martiri Maccabei, a cui era dedicata una celebrazione ecclesiastica dei defunti.

Ancora nel sec. XVII, un testo di Antoine Oudin ci dimostra che si diceva in francese danse Macabée o più volgarmente Macabre. L’aggettivo “macabre”, senz’accento, ebbe corso sul principio del sec. XIX, al ritorno dei romantici verso le tradizioni e l’arte del Medioevo, per un’errata lettura delle edizioni del Quattrocento; e dalla lingua francese passò nell’italiana e in altre lingue per denotare ogni aspetto lugubre insieme e grottesco.

La danza macàbra veniva raffigurata nei luoghi sacri e nei cimiteri (intorno al 1424 fu dipinta quella degl’Innocenti a Parigi, ch’è la più antica e famosa, e che, alla fine di quel secolo, fu riprodotta per le stampe con rozzi disegni e versi non meno rozzi che ne spiegavano il significato morale): la Morte, effigiata come uno scheletro, o un cadavere scarnito, si presentava successivamente al papa, all’imperatore, e via via a tutti gli “stati del mondo”, fino al borghese, al mercante, al contadino, per invitarli al suo ballo: e se avvertiamo che la serie si apriva di solito con un’immagine della Creazione dell’uomo e si chiudeva col Giudizio universale, è facile scorgervi la rappresentazione simbolica della fine di tutto il genere umano: rappresentazione analoga a quella del Trionfo della Morte nel Camposanto di Pisa (v. morte).

Il tema della danza si diffuse specialmente, per mezzo delle arti figurative, nell’Europa centrale; una celebre serie di stampe del Holbein, che accompagnava “I simulacri della morte” (1ª ediz., Lione 1538) contribui all’interpretazione satirica di quelle scene ammonitrici, in cui ogni uomo vede interrotte le sue opere e i suoi piaceri dall’improvviso e inevitabile intervento della Morte, che lo schernisce nelle sue vane illusioni. Oltre alle numerose figurazioni plastiche, la danza ispirò alcune scene del dramma sacro, come un preludio al Giudizio finale.

In Italia, dove prevalse il tema del Trionfo della Morte, la danza macabra appare in alcuni affreschi della regione settentrionale: il più notevole è quello di Clusone (Bergamo), datato al 1485. Essa fornì argomento anche a composizioni musicali, delle quali la più nota è il poema sinfonico di C. Saint-Saens (1874). Altra celebre raffigurazione della Danza Macabra, in terra lombarda, è quella che si conserva nella chiesa di San Silvestro a Iseo, affrescata agli inizi del XVI secolo. La chiesa era sede della Confraternita dei Disciplini della Santa Croce e quella in questione è una preziosissima testimonianza di questa iconografia e dei rapporti esistenti fra letteratura e arti figurative.

Decisamente meno conosciuta, ma interessante, la rappresentazione della “Danza macabra” che si conserva nell’oratorio dei Disciplini di Pian Camuno, costruito attorno al 1600 a seguito della visita di San Carlo Borromeo nello stesso paese di Pian Camuno. Si tratta di una cappella cimiteriale affrescata in maniera semplice ma notevole da un autore ignoto. Due gli affreschi presenti e contrapposti: l’eremita da una parte e il ricco dall’altra. A contorno scende di dannazione e figure di santi. Gli affreschi contengono dei cartigli nei quali la morte recita moniti o parole di consolazione a seconda del personaggio al quale si rivolge.

All’eremita dice “Vieni meco eremita, che gionto è il fin di tua vita”. Per quanto riguarda il programma delle giornate in terra emiliana: il 29 e 30 ottobre, Invito al Museo Uomo Tempo di Medesano, con visita alla casa medievale del fabbro tra orologi antichi, armature e misteri, visita a lume di candela con figuranti in abiti medievali. Turni alle 17, 18.30, 20 e 21.30. Il 31 ottobre: Roccabianca notturna con visita in notturna al Castello alla luce delle fiaccole con figuranti in abiti medievali. Turni alle 19, 20, 21, 22. Infine, il primo novembre: Il Borgo e la Rocca di Vittoria Terzi, visita notturna con fiaccole e figuranti in abiti medievali alla Rocca e al borgo di Sissa. Turni alle 18, 19,20 e 21. In più vin brûlé e cioccolata calda per tutti.

Per tutti e tre gli appuntamenti le prenotazioni sono obbligatorie e devono essere effettuate attraverso l’indirizzo email: labassafortificata@gmail.com. Il multievento è organizzato da Museo Uomo Tempo, Castello di Roccabianca, Associazione Everelina, Associazione Flumen Temporis, con il patrocinio dei Comuni di Medesano, Roccabianca e Sissa Trecasali.

Eremita del Po, Paolo Panni

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