Cronaca

Firenze e Gardaland e tanto amore:
Casa Giardino, echi del giorno dopo

A loro non diciamo nulla. Ma siamo venuti anche a nutrirci di un poco del loro entusiasmo, della loro forza che qualche volta - e di questi tempi soprattutto - a noi manca. E come sempre abbiamo raccolto quello che speravamo di trovare. Persone speciali, anime a colori che amiamo

Mancano pochi minuti alle 11. A Casa Giardino quasi tutti i ragazzi e le ragazze sono nel salone refettorio. L’arrivo è come sempre un piccolo bagno di vita, di positività, di strette di mano, di carezze e sorrisi. C’è anche l’entusiasmo del giorno dopo. Quello che ti fa ricordare e raccontare. Per Patrick “E’ stato un viaggio bellissimo, il treno? No, non ho avuto paura”. Gli crediamo mentre ci stringe le mani e ringrazia tutti. Per lui era la prima volta, una sorta di battesimo su rotaia. Non smette di dire quanto è stato bello, quanto si sia divertito. Di tanto in tanto china la testa e ride, vuole già ripartire. “Ci ha salutato il papa, abbiamo visto il Colosseo e piazza Navona”. Lucidissimo, come sempre.

Giampaolo è più concentrato su chi ha di fronte. Anche lui è stato bene a Roma, anche lui si è divertito. Si è anche alzato – aiutato – dalla sedia a rotelle per fare qualche istante di ballo nel ristorante tipico romano. “Dove siamo stati accolti benissimo – ci racconta suor Nazzarena – e ci hanno trattati veramente bene. Ci siamo divertiti. Tanto”. Dei piatti ricordano l’Amatriciana. Una Amatriciana che li ha convinti e deliziati mentre tutto intorno a loro era festa.

Non è stato tutto semplice. Non poteva esserlo nel paese del menga in cui la gentilezza, qualche volta più che una virtù è un peso. E al posto del cervello qualche volta e spesso impropriamente si tende a far vedere il muscolo. A Roma, alla stazione Termini, qualcuno del personale di terra non li ha trattati proprio benissimo. Ci ha pensato suor Nazzarena a difendere i suoi ragazzi. Ma è stato l’unico momento negativo. Il personale di Freccia Rossa è stato gentilissimo e disponibile, e così tutte le persone che attorno al gruppo (9 ragazzi e 10 volontari) si è spostato.

La mattina di domenica sembrava stregata. Ad accoglierli in piazza San Pietro prima dell’Angelus una pioggia torrenziale. Il gruppo non ha però mollato, deciso a vivere quel momento. Poi il cielo, pian piano si è aperto ed ha smesso di piovere. “La provvidenza – ci spiega suor Nazzarena – ci ha dato una mano. Dio ha guardatu giù, a quei ragazzi”.

E poi quelle parole del papa, Casa Giardino ed il saluto ai ragazzi. Un momento molto intenso. “Abbiamo pregato per te” mi spiegano. Ed hanno pregato per tutti coloro che ci sono, per quelli che son restati a casa, per quelli che conoscono e a cui vogliono bene. Hanno pregato, ma è stato uno dei tanti momenti passati. Hanno vissuto la loro avventura, raccolto un sogno da raccontare altre cento volte, e se lo portano dentro. Hanno passato momenti di relax, girato Roma in pulmino, sono stati accolti nella struttura del don Orione al meglio. Cantato, ascoltato musica e ballato. E riso. Hanno vissuto “Tre giorni bellissimi” ci dice Morena. Aveva paura lei, che è tutta minuta, a salire sul gigante. Ma poi ce l’ha fatta. Perché gli ostacoli si superano sempre.

Il racconto dura ancora altro tempo. Parla di una città (sono le suore a raccontarcelo) in cui il presidio dei militari e delle forze dell’Ordine è elevato, in cui non sempre è facile muoversi, o trovar parcheggio, anche se per poco e anche se per mezzi adibiti al trasporto di chi ha difficoltà a muoversi altrimenti… Chiediamo ai ragazzi adesso che si fa. C’è chi propone ancora il Freccia Rossa e Roma, chi pensa a Firenze, chi un più divertente Gardaland. Altri sogni insomma da mettere in cantiere. Altri istanti di vita da realizzare insieme a tutti, suore, personale ed amici che girano loro attorno.

Avremmo voluto chiedere qualcosa anche a suor Maria Buongiorno, soprattutto sull’inclusione, tema a lei molto caro. Ma sta dormendo, stremata. La lasciamo stare, è un sonno più che mai meritato. Un corpicino piccolo che cela un’anima e una forza da gigante, si è spesa tutta per questi tre giorni – come il resto delle suore e dei volontari – senza risparmiarsi un minuto. Sarà per i prossimi giorni, appena avrà ripreso forza.

E’ arrivato quasi mezzogiorno, ci si prepara per il pranzo. E’ ora di andare. Li salutiamo prima di uscire dalla porta in legnovetro della comunità. A loro non diciamo nulla. Ma siamo venuti anche a nutrirci di un poco del loro entusiasmo, della loro forza che qualche volta – e di questi tempi soprattutto – a noi manca. E come sempre abbiamo raccolto quello che speravamo di trovare. Persone speciali, anime a colori che amiamo. Mani che stringono le nostre e ci ridanno energia. Parole, parole piene di colori, di positività, di coraggio, di semplicià, di quotidiano. E’ qui la bellezza. Davvero. E quella ci portiamo a casa insieme alle loro parole.

Na.Co.

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