Cronaca

Dieci anni fa si spegneva Vito
Scandariato, il nostro ricordo

Allora, con Giovanni Gardani, nei fine settimana, lavoravamo di notte nella redazione di via Marconi di Sportfoglio. 60 metri di distanza dal bar, 60 metri che percorrevamo volentieri poco prima che chiudesse, anche e solo per un caffé ed un saluto. O un paio di brioches della mattina prima. Questo il ricordo che ne era scaturito allora, e che riproponiamo

Sono passati 10 anni, e sembra ieri. 10 anni da quando Vito Scandariato si è spento. Da quando Casalmaggiore ha perso, e per sempre, uno dei personaggi che ne hanno animato la vita e la storia. La storia, quella semplice, delle amicizie e dei bar, della quotidianità, dell’allegria e del tempo leggero. Quel tempo che sovente ricordi quando le nuvole si fanno più pesanti. Il 19 ottobre del 2013, si spegneva a Guastalla a soli 51 anni. Il suo corpo, già minato qualche tempo prima da un ictus che lo aveva colpito mentre era al lavoro, non aveva retto ad una crisi che ne aveva spento e per sempre il sorriso. Burbero all’apparenza, mai in sostanza, aveva gestito per anni uno dei bar della piazza Garibaldi. Milanista, la domenica sera il suo bar era il ritrovo degli appassionati. Quelli di fede rossonera, con i quali condivideva il tifo e quelli delle altre squadre, con cui condivideva gli sfottò e le battute. Un caffé a mezzanotte? Non c’era problema. Vito c’era, c’era sempre stato. Era nei momenti in cui lo trovavi solo, l’immancabile sigaretta in bocca, che i suoi pensieri si facevano più leggeri e chiacchieravi con lui di lavoro, di persone, di gente che conosceva e conoscevi. Dopo il primo ictus era tornato qualche volta in quel bar, sempre seguito dalle amorevoli cure di tutte le sue bariste che non lo avevano lasciato solo un attimo. Era tornato per accennare un sorriso anche se il male gli aveva tolto la parola. “Dai Vito, ti aspettiamo…”. gli dicevano i clienti, quelli che lo avevano conosciuto ed avevano avuto modo di apprezzarne le doti umane al di là della corazza. In una delle ultime sua apparizioni al bar aveva sorriso, aveva cercato di dire una qualche parola anche perché probabilmente, nonostante tutto, si rendeva conto di non essere più quello di prima anche se lo avrebbe voluto con tutte le sue forze. Vito era un casalasco. Figlio di emigranti, si era costruito da solo clientela ed amicizie. Aveva lavorato, e duramente, per avere quello che aveva. Si era interessato anche del calcio locale, sempre vicino alla Casalese e allo sport amatoriale. La sua partenza, 10 anni fa, ha lasciato un vuoto che non è stato più colmato.

Allora, con Giovanni Gardani, nei fine settimana, lavoravamo di notte nella redazione di via Marconi di Sportfoglio. 60 metri di distanza dal bar, 60 metri che percorrevamo volentieri poco prima che chiudesse, anche e solo per un caffé ed un saluto. O un paio di brioches della mattina prima. Questo il ricordo che ne era scaturito allora, e che riproponiamo.

“… Ciao Nazza, lavori stasera?…” Lavoro da dieci anni Vito, tutte le domeniche, i lunedì ed i martedì sino a notte inoltrata. Glielo avrò ripetuto cento volte. Il suo caffé, poco prima che il bar chiudesse, era diventato un rito per me, prima di riprendere il lavoro. Dopo la domenica sera, dopo la partita, dopo il Milan del quale condividevamo il tifo. Ti scaldavi – in fondo, come me avevi sangue del sud – a volte quando ti prendevo in giro per qualcosa mi hai pure mandato a fanculo. Ma era un fanculo bonario il tuo, che terminava sempre con una risata. “Vito, mi fai un caffé? Ed uno freddo da portar via per Giovanni…”. Eravamo in due nella redazione di Sportfoglio. Ti lamentavi sempre di quel caffé freddo che ti richiedeva un po’ più tempo di preparazione ma poi lo facevi. Regalandoci spesso le brioches che avanzavano. Ho tanti altri ricordi, di te. Tante parole, di quando magari mi vedevi stanco ed una battuta, una parola detta a voce bassa tu che di basso avevi appena l’altezza… Tanti ricordi privati ed uno che mi piace portare con me. Una sera di tanti anni fa, tu e Giuseppe Daina che vi prendevate in giro. Una parte di Casalmaggiore che non c’é più. Ora siete entrambi da qualche parte, a ridere e a fare battute. E’ qui in terra che si resta un po’ più soli. Ciao Vito. Alle tue parole, ai tuoi caffé, alle tue sigarette e tutti i tuio giorni. E salutami Giuseppe. Tu che adesso sei con lui…

Na.Co.

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