Cultura

Sulle Rive del grande fiume:
Gobbi, Chini, e il libro sul Po

Una “biblioteca fluviale” straordinariamente ricca che si arricchisce, in questi giorni, di una nuova opera: il libro “Sulle rive del Grande fiume” del parmense Maurizio Gobbi e del piacentino Luigi Chini. Il volume sarà presentato sabato, 21 ottobre, alle 17, nella sala consiliare del municipio di Villanova sull’Arda (Piacenza)

Sono di straordinaria fertilità le terre del Grande fiume, sull’una e sull’altra riva. Fertili non solo per i prodotti d’eccellenza che, da sempre, la campagna sa offrire grazie al lavoro instancabile, sapiente e antico di quegli agricoltori che la custodiscono, la tutelano e se ne prendono cura, ma fertili anche per quel vigore culturale che, nel tempo, hanno visto germogliare e vivere.

Terre che, come del resto si è già più volte sottolineato (ed è doveroso rimarcarlo) nel tempo, hanno ispirato scrittori e pittori, poeti e scultori, fotografi e pensatori. Una fertilità che, pur con i tempi che cambiano, non viene meno e, silenziosa, continua a dipanarsi, anche tra le nebbie invernali e le afose giornate estive. Non si contano, ormai, i libri che, nel tempo, da una riva all’altra, sono stati dedicati al Grande fiume, alla sua gente, ai suoi mestieri, alle sue storie e alle sue vicende, ai suoi villaggi piuttosto che alle sue tradizioni.

Una “biblioteca fluviale” straordinariamente ricca che si arricchisce, in questi giorni, di una nuova opera: il libro “Sulle rive del Grande fiume” del parmense Maurizio Gobbi e del piacentino Luigi Chini. Il volume sarà presentato sabato, 21 ottobre, alle 17, nella sala consiliare del municipio di Villanova sull’Arda (Piacenza).

L’idea di questo nuovo libro è partita da Maurizio Gobbi, da sempre uomo di fiume (di cui conosce angoli e segreti e che ama fin da quando era bambino), nativo di Vidalenzo di Polesine Zibello, da tempo residente a Busseto. Ma, bisogna dirlo, sono forse più le ore che passa sul fiume che quelle che trascorre nella terra di Verdi. Gobbi ha voluto raccontare in questo modo l’esperienza sul Po del padre Raffaele, uno degli ultimi pescatori di professione, e la sua esperienza personale, vissuta per oltre 60 anni, sulle rive appunto del Grande Fiume.

E’ al suo primo sforzo letterario e, come scrive anche nella prefazione del volume “Con questi miei ricordi, ho cercato di raccontare la vita di mio padre, pescatore di professione. Una vita non facile, molto impegnativa e poco remunerativa. Ma, nonostante questo, era la vita che lui aveva scelto e, solo dopo, con il passare degli anni e delle esperienze, ho capito il perché. Il Fiume è qualcosa che non si può descrivere, bisogna viverlo come faceva mio padre, tutti i giorni. Solo così, capisci il senso di libertà, la fortuna di vivere a contatto con la natura e, soprattutto, andare in barca sempre e comunque. Mio padre lo ha fatto per tanto tempo, ed io con lui nei suoi ultimi anni, al punto da esserne contagiato ed arricchito, acquisendo da lui quelle nozioni che mi hanno permesso, in seguito, di essere autonomo. Nel libro – prosegue – ho raccontato il cambiamento (degrado) del Fiume e del suo ambiente: il letto che si andava anno dopo anno abbassando, le lanche interne che lottavano per sopravvivere e, poco per volta, venivano spianate per essere sostituite dai pioppeti, più redditizi.

E questo fu un grande errore, perché la riproduzione del pesce avviene nelle lanche, non in corrente. Cominciarono a sparire specie autoctone, come il cavedano, la savetta, l’ambolina, il pesce persico, il pescegatto, la tinca e le anguille, tutti pesci che mio padre catturava e vendeva. Il degrado era soprattutto visibile a noi, che frequentavamo, vivevamo ogni giorno il Po e il suo ambiente. Prima che a Milano mettessero in funzione i depuratori, l’acqua del Fiume era molto brutta. Guardandola in trasparenza si vedeva la sporcizia, come si trattasse di un fogna: un vero schifo. Con i depuratori l’acqua è sicuramente migliorata, ma solo a livello organico, mentre la componente chimica è micidiale per i pesci. L’abbassamento dell’alveo (sceso di 6 metri rispetto a 40 anni fa), l’inquinamento chimico, la sparizione delle lanche – aggiunge – rappresentano un danno irreparabile.

Quando il Fiume era balneabile, gli spiaggioni erano meta per i bagnanti, le nautiche avevano tante barche per la gita domenicale: il fiume era vivo e dava vita. Da quando sono andato in pensione, 11 anni fa, ho cercato di far conoscere il Fiume. Ho allestito sulla riva destra del Po una specie di “Belvedere”: una serie di panchine, fatte con tronchi scesi con le piene, dove chi vuole può fermarsi a leggere un libro, fare un picnic e io stesso sono disponibile per rispondere ad ogni richiesta. La mia è una passione di vecchia data, che ho nel cuore e che vorrei trasmettere ad altri, più giovani di me, perché il Grande Fiume abbia un futuro. Tutto questo è merito di mio padre. Grazie papà!!!”.

Nella realizzazione dell’opera Gobbi si è affidato alla collaborazione di Luigi Chini che ha già al suo attivo numerose pubblicazioni. Nato a Villanova sull’Arda, dove da sempre vive, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Parma. Appassionato di Storia locale, è autore di: “Villanova dall’ VIII giorno al XX secolo (1° premio Padus d’Oro – Sissa 2014)”; Villanova dalla morte del Cigno al Nuovo Millennio (1° premio Padus d’Oro -Sissa 2015)”; “Rino Pedretti un uomo, una famiglia, un’epoca”; “Un cittadino di Villanova di nome Giuseppe Verdi (1° premio Padus Amoenus – Sissa 2013)”; “Gli asili di Villanova e Soarza un secolo di storia”; “I Pallavicino, la storia di una famiglia longobarda (1° premio Padus d’Oro – Sissa 2016)”; “Piccole grandi storie di paese”; “Il destino mi ha fatto incontrare Maria Callas, Ferruccio Mezzadri racconta (1° premio Padus Amoenus – Sissa 2018)”; “La presenza degli ebrei nello Stato Pallavicino” (scritto con Anna Pancini, 1° premio saggistica-Sissa 2019); “Piccole Grandi Storie di Paese 2”; Nel 2018 ha ricevuto a Sissa (Parma) il “Premio Internazionale di Saggistica”.

Inoltre il libro “Il destino mi ha fatto incontrare Maria Callas, Ferruccio Mezzadri racconta” è stato scelto come ispirazione del film “Maria”, diretto dal regista Pablo Larrain, con l’attrice Angelina Jolie nel ruolo della Callas e Pierfrancesco Favino nel ruolo di Ferruccio Mezzadri.

Ed ora ecco “Sulle rive del Grande fiume” a riguardo del quale dice: “Sono stato coinvolto da Maurizio Gobbi che aveva scritto per sé degli appunti, ricordi dell’esperienza del padre, di S.Franca-Polesine, ultimo o uno degli ultimi pescatori di professione e appunti sulla sua esperienza personale come amante del Grande Fiume. Ho trovato molto interessanti questi appunti. Ho aggiunto una parte storica e alla fine ritengo che ne sia uscito un bel lavoro. In pratica è l’analisi dell’ambiente del Po nella nostra Bassa, soprattutto nel tratto di fiume da Cremona a Polesine-Zibello. Si parte dalla preistoria, l’ambiente durante la presenza dei Romani, il Medio Evo… fino alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, quando inizia il racconto diretto di Maurizio. Quindi si raccontano tutti i cambiamenti intervenuti nell’ambiente del Po: Il corso del fiume passato da fiume a corrente libera a canale navigabile, i boschi lungo il corso del fiume, la sparizione delle lanche, i mezzi della pesca, i pesci… insomma il libro racconta i cambiamenti nel tempo dell’ambiente a partire dalla preistoria fino ad oggi”. Per le terre del Po una nuova “perla” e, soprattutto, la conferma di una fertilità culturale che da sempre le caratterizza.

Eremita del Po, Paolo Panni

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