Cronaca

Sabato Casa Giardino e Frecciarossa
Gita speciale (in un paese anomalo)

Sono parte della comunità ragazzi, ragazze, volontari, suore. Parte di tutti noi. E la loro gioia - l'abbiamo sperimentata - è contagiosa più di ogni morbo possibile. Ci hanno promesso foto, sorrisi e una preghiera. Ci hanno promesso che si divertiranno

Patrick ha male a un piede. E’ su una sedia a rotelle, ma poco importa. Lui parla, parla in continuazione, parla sempre e con gioia. Ha una memoria ferrea, ricorda tutto davvero. Sabato sarà uno dei nove ragazzi (e ragazze) ospiti di Casa Giardino che partirà per Roma a bordo del Frecciarossa. Se gli chiedono del dolore lui soprassiede “Non posso sentire male, sabato si va a Roma sul Frecciarossa” ti ripete. E’ felice. Marisa invece accenna a Montecitorio. “Lo vedremo?” chiede a suor Maria. E poi chissà proprio perché Montecitorio, ma la risposta è sì. Ci transiteranno in uno dei momenti che li coinvolgerà, li vedrà protagonisti della realizzazione di un progetto – per come è stato strutturato – non semplice.

L’Italia non è un paese per vecchi. E neppure per non deambulanti, per sordi e per ciechi, per chiunque abbia un qualche problema fisico e spesso pure intellettivo. La strada da fare è ancora tanta. Ma qui nessuno si spaventa. Ci sono voluti mesi per organizzare una due giorni (partenza il sabato, ritorno il lunedì mattina), e sforzi, e impegno. C’è voluta la costanza di suor Maria Buongiorno, l’aiuto importante degli amici di Casa Giardino e c’è voluto l’aiuto di Lara Cavalli di Abstract che si è presa a carico, dando una mano, un progetto diverso da quelli che segue per comuni e associazioni. Un progetto ugualmente importante.

Sono parte importante della comunità i ragazzi di Casa Giardino, anche se a volte ce ne dimentichiamo. Ospitati lì, in quella sorta di angolo di mondo immerso nel verde, il giardino paradiso dove campeggia un gazebo ed una croce, dove regnano silenzio e meditazione, dove il tempo sembra fermarsi ed il mondo sembra altro da quello fuori. Non lo è. Ne è parte, ed una parte intimamente collegata alla vita. anche quella nostra. Era in piazza (come Santa Federici) sabato una rapresentanza dei ragazzi a manifestare per Oglio Po. Parte di una comunità che li conosce, e qualche volta non li riconosce, perché stimati non in grado di esprimere ciò che esprimono le persone cosidette normodotate. Sono lì, nel loro paradiso. Ma questo non può bastare. Questa non può e non deve essere la loro vita. La loro vita è la nostra vita, gli spazi, il tempo, i sogni non hanno handicap, se non in quelli che noi gli diamo.

Partiranno in nove sabato. Più dieci accompagnatori. Quattro in sedia a rotelle. Farli salire su Frecciarossa è stata un’impresa, e un’impresa è stata programmare tutto il resto del viaggio, così come ci racconta Suor Maria Buongiorno. Un’impresa organizzativa. Perché vada per uno, ci si può sforzare per due ma se aumentano diventa un problema. Per un paese ancora troppo indietro per quel che concerne l’inclusione. Termine abusato, e non sempre declinato naturalmente così come dovrebbe essere in qualunque paese normale.

La gioia dei ragazzi è pure la nostra gioia – racconta suor Maria – e bisogna che finalmente questo paese apra tutte le porte. Non è possibile pensare che possano salire tutti su un treno solo se si tratta di un viaggio a Lourdes. Si parla di inclusione, ma bisogna lavorare perché l’inclusione sia vera, e in questaq società per farlo bisogna superare le montagne. Nella vita tutti affrontano difficoltà, bisogna lavorare affinché le difficoltà vengano superate. Per loro questo viaggio è un sogno, ne parlano in continuazione, lo hanno pensato vedendo quel treno che corre veloce in televisione, se lo sono immaginati, ed ora si realizza“.

Il viaggio è stato organizzato proprio come uno di quelli destinati a restare nella memoria. Partenza sabato, dove ad attenderli vi saranno tre pulmini che resteranno a loro disposizione per gli spostamenti. Alloggio in una struttura già rodata nel 2016, quando i ragazzi di Casa Giardino furono accolti dal Papa che li abbracciò tutti, ad uno ad uno. Poi tour organizzato, un giro nella storia dei mille momumenti della capitale. Li vedranno di passaggio, ma li vedranno. Se sarà possibile qualcuno lo vedranno pure. Domenica mattina saranno in piazza San Pietro per l’Angelus, hanno chiesto che il papa li menzioni dal balcone della benedizione (il vescovo di Cremona, in questo caso, si è fatto portavoce della loro richiesta) e dopo saranno ospiti di un locale, un ristorante in zona Trastevere dove oltre alle specialità romane saranno accompagnati dalla musica e dalle canzoni della tradizione romana. E canteranno pure loro, e rideranno, e vivranno la loro gita in maniera felice e speciale. Lunedì poi si torna a casa.

Sarà un evento grandioso – aggiunge suor Maria – anche se dovrebbe essere un evento normale. Sono tutti entusiasti. Non sono mai saliti su un treno veloce, e lo faranno. Saranno giorni di gioia per loro, e con la gioia si superano anche le difficoltà, anche quelle organizzative. E’ di questo che bisogna parlare. Del fatto che tutto questo un giorno possa essere una cosa normale, e non un momento speciale. Ringrazio tutti quelli che ci hanno aiutato“.

Sono parte della comunità ragazzi, ragazze, volontari, suore. Parte di tutti noi. E la loro gioia – l’abbiamo sperimentata – è contagiosa più di ogni morbo possibile. Ci hanno promesso foto, sorrisi e una preghiera. Ci hanno promesso che si divertiranno. Così, come vorremmo e dovremmo fare tutti, quando ce ne capita occasione. Questo è il loro momento. E la loro felicità adesso è veloce. Ancor più veloce di ogni frecciarossa che corre sui binari del mondo.

Na.Co.

 

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