Chiesa

Don Spreafico a Cremona: in tanti
anche dal Casalasco Oglio Po

In chiesa molti i parrocchiani provenienti dalle parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po, insieme ai familiari hanno voluto accompagnare il sacerdote nella nuova parrocchia cittadina.

L’ingresso di don Andrea Spreafico come parroco della parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio è avvenuto nella mattinata di domenica 24 settembre nella chiesa di viale Concordia a Cremona.

La celebrazione dell’Eucarestia, presieduta da mons. Antonio Napolioni, è stata preceduta dal saluto dell’assessore Barbara Manfredini, che a nome dall’amministrazione comunale ha accolto il nuovo parroco, ricordando la disponibilità del Comune a collaborare nel rispetto dei diversi ruoli, assicurando il sostegno e sottolineando l’importanza di costruire modelli innovativi per dare impulso alla solidarietà e alle scelte sociali.

In chiesa molti i parrocchiani provenienti dalle parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po, insieme ai familiari hanno voluto accompagnare il sacerdote nella nuova parrocchia cittadina.

All’inizio della Messa, accompagnata dai canti del coro parrocchiale, il vescovo di Cremona ha subito rivolto un suo pensiero a don Riccardo Vespertini, cappellano del vicino ospedale e nominato collaboratore parrocchiale, purtroppo assente perché momentaneamente malato.

La celebrazione è quindi  iniziata con la lettura del decreto di nomina da parte di don Pietro Samarini, vicario zonale, al quale è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo e quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Andrea.

Una rappresentante della parrocchia ha preso poi la parola per riportare il saluto rivolto ai due sacerdoti che iniziano a svolgere il loro lavoro nella comunità: «Siamo un quartiere di periferia con una popolazione multietnica, di famiglie con bambini piccoli e di anziani: i luoghi più significativi sono il carcere, l’ospedale e il monastero di clausura – ha quindi proseguito nel suo saluto – abbiamo reciprocamente delle aspettative: noi desideriamo guide sicure, pastori avveduti e lungimiranti che mettano al centro le persone più che le cose da fare e che sappiano ascoltare più che organizzare: che ci aiutino a vivere la nostra periferia nella visione di Chiesa a cui costantemente ci chiama Papa Francesco. Pensiamo che voi desideriate trovare una comunità accogliente, laici capaci di comprensione e condivisione».

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare il comune bisogno di comunione: «Il Vangelo di oggi ci invita a cercare Gesù nella collaborazione con don Riccardo, con i parroci vicini, con il vescovo: c’è tanto bisogno di comunità perché nessuno vive chiuso dentro i confini dei quartieri. – ha quindi continuato il vescovo nella sua riflessione – fare il parroco insieme a una comunità che è in cammino in ascolto della Parola, nella ricerca del Signore e nel cogliere ogni frammento di vita nel Corpo di Cristo è la cosa più bella che ci possa capitare. Per questo auguro a don Andrea e a tutti voi di essere un prete e cristiani felici».

La celebrazione è proseguita con la liturgia eucaristica, al termine della quale don Andrea ha rivolto alcune parole ai presenti: «Il mio saluto è un augurio: ai miei nuovi fratelli e sorelle della “Beata” dico che non abbiamo tempo da perdere, non possiamo buttare via le mie e le vostre fatiche, anzi le porteremo ogni domenica sull’altare del Signore perché il suo Spirito le trasformi nel suo Corpo. Mettiamoci pure all’opera senza alcuna paura: abbiamo il permesso di cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù».

Per concludere la mattinata di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio per festeggiare insieme e scambiare le prime parole di conoscenza con il sacerdote appena accolto.

Profilo dei sacerdoti interessati dalle nomine
Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Ha iniziato il proprio ministero come vicario ad Agnadello. Nel 2003 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Antegnate, dove è stato quindi vicario dal 2006 al 2013. Nel 2013 è stato nominato parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Dal 2017 è incaricato diocesano per il Sostegno economico alla Chiesa.

Don Riccardo Vespertini, classe 1966, originario della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a San Bassano (2000-2002) e Rivolta d’Adda (2002-2011). Nel 2011 è stato nominato parroco in solido di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Silo de’ Mariani e Villarocca. Dal 2011 è anche assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

Saluto del nuovo parroco sul giornalino parrocchiale
Cari amici della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, scrivo queste parole il 28 luglio, mentre i bus ci portano a Cesenatico per l’ultima gitaa del Grest 2023. Sono passati ormai tre mesi dal giorno del colloquio con il Vescovo e ne mancano poco meno di due alla nostra vita insieme. Vorrei condividere con voi i pensieri che ultimamente mi abitano. Si tratta per me di un tempo di grande trambusto sia fisico che spirituale. Fisico, perché oltre al Grest c’è un trasloco a più passaggi e il riordino delle ultime questioni aperte a Cicognara, Cogozzo e Roncadello… Il trambusto spirituale è certamente più rilevante: 10 anni su 50 sono una parte consistente dell’intera vita: ci sono gli affetti verso le persone più vicine e c’è il rammarico per non avere completato come si doveva il lavoro… I distacchi non li vuole nessuno, fanno soffrire tanto… Ma sono essenziali per cambiare e imparare e “fare la differenza”… Il Signore Gesù ci ha salvati proprio grazie al suo doppio “distacco”: dal Cielo, incarnandosi, e dalla vita, accettando per noi e per tutti il tradimento e il sacrificio della Croce. Guardando invece avanti non vi nascondo i sentimenti di trepidazione per l’impresa che ci aspetta.

Nella prima domenica d’autunno il vescovo Antonio mi consegnerà la cura della comunità: io diventerò per voi il quarto parroco della storia della Beata Vergine di Caravaggio e voi la mia seconda parrocchia da servire con responsabilità piena. Dal confronto con don Giulio e don Davide, che ringrazio per la gentilezza e la limpidezza del tatto, ho compreso che si tratta di una comunità molto diversa da tutte le altre: per la chiesa moderna, per gli immensi spazi interni ed esterni, per l’anla frequentazione dei ragazzi delle superiori, per la presenza variegata di tutte le etnie del mondo, per la sua storia recente e per essere nata completamente “dal basso”… Se per alcuni tutto questo può sembrare limite o sfortuna, io penso invece che si tratti dei nostri punti di forza: – ci serve proprio una Chiesa moderna – e non parliamo di muri. Il Figlio di Dio non ci ha lasciato una mummia da museo alla quale bloccare l’inesorabile degrado…

Ma ci ha chiesto di essere il suo Sacramento vivente nel mondo in cui ci ha posti a vivere. Ecco perché occorre che impariamo “la lingua” di questo mondo, senza vergogna o schifo di nulla e soprattutto senza paura di cambiare qualsiasi cosa, pur di condurre alla gioia del Vangelo. E la nostra Chiesa ha ancora tanta strada da percorrere… – gli spazi immensi sono il segno della massima apertura e disponibilità: significa che c’è posto per tutti alla Beata Vergine, come nei banchetti di nozze delle parabole che racconta Gesù… Starà a noi fare in modo che si riempia non a casaccio come una cantina intasata, ma con ordine e aiutando ciascuno a trovare la sua motivazione. Quindi: invitati tutti… Ma con la “veste Bianca”! – se l’oratorio è considerato un punto di ritrovo per tanti ragazzi è segno che la prima parte del lavoro è già andata a buon fine. Sappiamo che si diventa grandi solo quando si impara a servire: con loro andremo di sicuro in questa direzione. – la presenza variegata di etnie e religioni: significa confronto, arricchimento, prospettive nuove, sfide, provocazioni…

Insomma terreno fertile per conoscere il nuovo e per fare la nostra proposta di vita alla maniera del primo miracolo di Pietro Giovanni nel giorno di Pentecoste al tempio: “quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo…”. Ci servirà la stessa Fede degli Apostoli e lo stesso Spirito di Dio. – non siamo l’antica Comunità della Cattedrale o quella prestigiosa di Sant’Agata… Ma una parrocchia di periferia nata solo 56 anni fa “dal basso”… La storia recente renderà meno pesanti i fardelli delle tradizioni (morte) e ci renderà più leggeri per affrontare il futuro… Mentre le “non nobili” origini ci ricorderanno che la salvezza dell’intero universo è incominciata dal sì di una ragazza povera nella sua casetta di Nazareth… E dopo nove mesi in una cantina per le pecore di Betlemme… Tutto questo ci aiuterà a ricordare la vera postura della nostra missione. Visto? Abbiamo tutte le carte per vivere una meravigliosa avventura: quella di costruire insieme una bella fraternità… Di rendere reale e concreto nel piccolo della nostra periferia il sogno del Signore Gesù: portare nella festa del Padre il maggior numero di invitati: ma da fratelli, non concorrenti; da amici, non traditori; da figli titolari, non da schiavi spaventati.

E quella ragazza di Nazareth, dalla Fede smisurata e capolavoro dello Spirito Santo, quella che colora di blu la nostra chiesa… Lei che è partita dal basso delle periferie e ora è Assunta nella gloria della nostra Cattedrale, non mancherà di farci da madrina in questo santo viaggio insieme. Ci vediamo presto! (don Andrea S.)

Matteo Lodigiani (testo e foto dal sito della Diocesi di Cremona)

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