Agricoltura

Allevamenti di bovini e ambiente,
occorre partire dai dati

Anabic, l’associazione che raggruppa gli allevatori dei bovini da carne, sostiene la necessità di un confronto aperto, obiettivo e basato sui numeri

Anabic, l’associazione che raggruppa gli allevatori dei bovini da carne, attraverso il suo direttore Stefano Pignani, sostiene la necessità di un confronto aperto, obiettivo e basato su dati scientifici sul ruolo dell’allevamento dei bovini e gli aspetti ambientali. “Se il confronto parte da una convinzione ideologica – afferma Pignani -, non ci può essere spazio per un dibattito obiettivo. Il settore zootecnico, e quello dei bovini in particolare, da tempo è nell’occhio del ciclone, colpevole secondo alcuni di produrre le più elevate percentuali di emissioni climalteranti. I risultati degli studi dei più autorevoli Istituti scientifici però ci dicono che non è così. Ed è su queste basi che noi vorremmo confrontarci e discutere serenamente con chi è di parere opposto”.

A supporto della tesi volte a limitare l’impatto di agricoltura e zootecnia sull’ambiente, i dati resi pubblici da Ispra secondo i quali nel 2021 le emissioni prodotte dall’agricoltura italiana non hanno superato il 7,8% del totale, mentre quelle generate dal comparto dei bovini da latte e da carne si sono fermate al 4,1% del totale.

Proprio per questo è necessario porre le basi per un confronto oggettivo, basato su una corretta lettura e comunicazione dei dati scientifici, scevra da qualsiasi condizionamento ideologico tra chi vorrebbe giustificare, per il bene della società e dell’ambiente, la necessità di abbandonare gli allevamenti zootecnici, quelli bovini in particolare, e chi invece è convinto del contrario.

“Se vogliamo fornire all’opinione pubblica un’informazione chiara e corretta – afferma Pignani -, possiamo solo partire dai dati. Quelli che un importante istituto come Ispra, tanto per citarne uno tra i più autorevoli, pubblica periodicamente raccogliendo e analizzando le informazioni che arrivano da tutti i settori produttivi, compreso ovviamente quello agricolo e zootecnico. Ebbene, nel documento pubblicato nello scorso mese di maggio, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sottolinea che nel periodo 1990-2021 le emissioni di metano prodotto dagli allevamenti bovini hanno registrato una riduzione del 14,2% sia grazie alle mutate razioni alimentari fornite al bestiame, sia per il calo dei capi allevati diminuiti del 24% e passati da 7,8 a 5,9 milioni, con una flessione più marcata, -39%, per le vacche da latte, mentre i bovini da carne sono diminuiti del 17%”.

Un altro esempio di distorsione dei dati sull’allevamento bovino è relativo all’utilizzo dell’acqua necessaria a produrre carne.

“Anche in questo caso – sottolinea ancora Stefano Pignani -, possiamo citare un’autorevole fonte come l’European Livestock Voice, il gruppo di lavoro europeo delle associazioni e federazioni che si occupano di allevamenti, alimentazione e salute animale, secondo cui dei 15mila litri d’acqua stimati necessari per produrre un kg di carne bovina, valore spesso riportato per giustificare la mancata sostenibilità ambientale degli allevamenti bovini, il 93%, quindi quasi 14mila litri, arriva dalle piogge che bagnano i campi dove si producono colture destinate all’alimentazione del bestiame. Anche in questo caso questa affermazione è frutto di analisi accurate a cui si associa un rapporto della FAO in base al quale se dal calcolo del consumo di acqua stimato per produrre un 1 kg di carne si eliminano le piogge, il consumo idrico effettivo a carico degli allevamenti non supera l’8%”.

 

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