Salute

Malattia di Charcot Marie
Tooth, Bozzolo all'avanguardia

"Questo studio – commenta Ferraro - dimostra che l’intervento riabilitativo proposto è efficace e ben tollerato e costituisce un utile strumento per migliorare la forza muscolare, l’equilibrio e il cammino in pazienti con diagnosi di Charcot-Marie-Tooth da lieve a moderata"

Un programma riabilitativo intensivo ha ricadute positive sui pazienti con Charcot-Marie-Tooth. Lo conferma un recente articolo pubblicato su Neurological Sciences, che riporta uno studio frutto della collaborazione tra la struttura di Riabilitazione Specialistica del presidio di Bozzolo con il servizio Biostatistico di Asst Mantova, l’Università della Magna Grecia di Catanzaro e l’associazione ACMT-Rete.

La malattia di Charcot-Marie-Tooth è una delle neuropatie ereditarie rare più comuni e può portare a progressivo sviluppo di debolezza muscolare, piede cavo, perdita dei riflessi tendinei profondi, perdita sensoriale distale, compromissione dell’andatura e deficit di forza nelle prese e nella manipolazione di oggetti. Non esistono ancora farmaci efficaci per la Charcot-Marie-Tooth e i trattamenti sono limitati alla terapia riabilitativa e al trattamento di chirurgia ortopedica funzionale.

Da anni l’associazione ACMT-Rete per la malattia di Charcot-Marie-Tooth collabora attivamente con l’equipe di Francesco Ferraro, direttore della Riabilitazione Specialistica di Bozzolo, con programmi di ricerca mirati a studiare il miglior approccio riabilitativo possibile per le persone con Charcot-Marie-Tooth, finanziando una borsa di studio per un fisioterapista dedicato alla ricerca.

Grazie a questa collaborazione è stato possibile, tra l’altro, valorizzare la preziosa miniera di informazioni raccolte negli anni da questo centro. In questo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista, è stata valutata l’efficacia di un protocollo di neuroriabilitazione intensiva sulla forza muscolare e sulle funzioni motorie nei pazienti.

Lo studio sulla riabilitazione intensiva

Gli autori (Francesco Ferraro, Dario Calafiore, Claudio Curci, Francesco Fortunato, Irene Carantini, Filippo Genovese, Giuseppe Lucchini, Andrea Merlo, Antonio Ammendolia e Alessandro de Sire) hanno analizzato i dati di pazienti con diagnosi di Charcot-Marie-Tooth da lieve a moderata. Il programma di riabilitazione messo in atto prevedeva 2-4 ore al giorno di riabilitazione, 5 giorni a settimana, per 3 settimane e consisteva in trattamenti manuali, esercizi di rafforzamento, stretching, stabilità del core, equilibrio e allenamento di resistenza, esercizi aerobici e allenamento personalizzato per la cura di sé.

I dati sono stati raccolti prima del ciclo riabilitativo, al termine del trattamento e a distanza di 12 mesi, valutando forza muscolare, dolore, affaticamento, crampi, equilibrio, velocità di camminata e abilità. Allo studio hanno partecipato 37 pazienti, con un’età media di 50,72 ± 13,31 anni, con diverse forme di malattia: demielinizzante (28), assonale (8) e mista (1). Dopo un trattamento riabilitativo intensivo, tutti i parametri misurati sono significativamente migliorati. Questo miglioramento però è stato perso al controllo a distanza di un anno.

«Questo studio – commenta Ferraro – dimostra che l’intervento riabilitativo proposto è efficace e ben tollerato e costituisce un utile strumento per migliorare la forza muscolare, l’equilibrio e il cammino in pazienti con diagnosi di Charcot-Marie-Tooth da lieve a moderata. Al fine di mantenere i risultati ottenuti con la riabilitazione intensiva è necessario proseguire con un’attività fisica adattata alla persona eseguita con costanza nel tempo». Gli autori suggeriscono che anche la teleriabilitazione potrebbe essere un approccio valido per proseguire con l’esercizio fisico, per essere monitorati e seguiti nel tempo, riducendo la necessità di spostamenti per visite e trattamenti.

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