Cronaca

A tre poliziotti casalesi lode del
Capo della Polizia sul caso Zani

Il comandante Liuzza e la sua pattuglia furono solerti nell’individuare il colpevole: da qui la ricompensa ufficiale. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Un attestato di Lode firmato dal Capo della Polizia non è cosa da tutti i giorni, anche se arriva con diversi mesi di ritardo rispetto alla assegnazione.

Destinatari dell’encomio solenne sono tre poliziotti che nel 2018 erano operativi presso il Comando di Polizia Stradale di Casalmaggiore: il comandante Gaspare Liuzza, oggi al comando della Polstrada di Sciacca, in Sicilia, Stefano Sidoti, che era assistente capo e che è ancora in forza al comando di Casalmaggiore, e l’agente Antonio Fruci, anche lui in seguito assegnato ad altri territori.

L’attestato è arrivato questa settimana in Sicilia al comandante Liuzza, a Casalmaggiore per 7 anni (dal 2012 al 2019), che ha assunto il comando a Sciacca nel 2021 ed è stato recentemente promosso sostituto commissario, la qualifica apicale del ruolo degli Ispettori di Polizia di Stato. Porta l’intestazione del Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ed è firmato dal Capo della Polizia Lamberto Giannini. Senonché quest’ultimo l’11 maggio scorso è stato sostituito dal prefetto Vittorio Pisani, diventando prefetto di Roma. La data di assegnazione della Lode risale addirittura al 17 marzo scorso: oltre 4 mesi sono trascorsi per la spedizione via posta.

Da notare come uno dei due agenti citati l’ha già ricevuto in giugno, mentre l’altro è ancora in attesa. Questa la motivazione riportata nella Lode, concessa “al I° Ispettore Capo della Polizia di Stato Gaspare Liuzza” il quale “evidenziando capacità professionali coordinava un’attività di polizia giudiziaria che si concludeva con il fermo di indiziato di delitto di un uomo, responsabile di aver provocato l’incendio di una abitazione con conseguente decesso di un minore”.

La vicenda è tristemente nota: il 22 novembre 2018 Gianfranco Zani, di Vicobellignano, appiccò l’incendio nella casa di Ponteterra in cui la moglie viveva coi tre figli. Il secondo, Marco, di 11 anni, morì a causa dell’incendio. Zani, oggi 58enne, è stato condannato in primo grado nel dicembre 2019 a 14 anni di carcere per omicidio colposo e incendio doloso. Pena confermata sia in Appello (novembre 2020) che in Cassazione (marzo 2022). L’accusa aveva chiesto l’ergastolo per omicidio volontario, ma emerse che non fu sua intenzione uccidere ma solo fare un torto alla moglie dalla quale si era separato: Zani ammise solo di aver tamponato l’auto della moglie, negando però di essere il responsabile dell’incendio.

Il comandante Liuzza e la sua pattuglia furono solerti nell’individuare il colpevole: da qui la ricompensa ufficiale.

V.R.

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