Politica

Asinari a tutto campo: "Terzo polo
da 10mila abitanti? Perché no?"

"Due di questi nuovi Comuni avrebbero un epicentro naturale, un altro sarebbe formato da comuni intermedi che potrebbero unirsi e rappresentare un terzo polo del territorio. Perché no?".

Da ormai 12 anni Pierguido Asinari è sindaco di San Giovanni in Croce. Sta svolgendo il suo ultimo mandato: nel 2011 superò la concorrenza di altre due liste, nel 2016 di un’altra lista e nel 2021 la sua fu l’unica a presentarsi.

In ogni caso ha sempre ottenuto oltre il 70% dei consensi, ma cosa cambia dall’avere in Consiglio due minoranze, una o non averne nessuna? «Ovviamente una minoranza che pungoli, critichi e solleciti la maggioranza è sempre utile che ci sia. La minoranza dovrebbe avere chiaro i propri obiettivi che non sono quelli di danneggiare chi ha vinto le elezioni ma di rappresentare, all’interno della dialettica politica e amministrativa, uno strumento in più per governare bene nell’interesse del proprio paese. L’esperienza attuale sotto certi punti di vista è un po’ strana, anche se all’interno del gruppo non mancano i confronti sulle varie tematiche».

Dopo il terzo mandato pensa di mettere a frutto l’esperienza acquisita in altri ruoli amministrativi? «È prematuro parlarne, quel che è certo è che questo è il mio ultimo mandato da sindaco. Da sempre sono civico, non sono mai stato iscritto ad alcun partito e questo mi ha consentito di agire sempre in piena libertà, il che dal mio punto di vista è un vantaggio. Sono un decisionista, se ho in mente una cosa la porto a termine, e la libertà di decidere in tempi veloci è impagabile».

A proposito di sindaci decisionisti, cosa pensa del disegno di legge che modifica il reato di abuso d’ufficio? «La ritengo una buona soluzione. In Italia si presuppone sempre la malafede per cui ogni provvedimento è visto in quella luce. Anche sindaci di piccoli comuni firmano continuamente provvedimenti per cui il rischio di errore è sempre dietro l’angolo, e sono quei provvedimenti che consentono alla macchina comunale di procedere speditamente, sennò si rischia l’ingorgo e può scattare la paura della firma, che bloccano l’ente».

San Giovanni attende l’inaugurazione della nuova caserma dei Carabinieri. Ci sono novità? «Sì. L’inaugurazione avverrà questo autunno. Si è trattato di un iter complesso in cui si sono inseriti il Covid e l’aumento dei costi. Inoltre la burocrazia ha rallentato molto il percorso: si pensi che siamo arrivati a un centinaio di atti, e ad autorizzazioni, visti e nulla osta vari di una quarantina di enti».

Lei ha avuto un ruolo fondamentale per il decollo di Villa Medici del Vascello, ormai una realtà di grande rilievo. «Non solo è una realtà, è stata anche un traino per il territorio. Da quando abbiamo deciso di investire sulla proposta turistica e culturale in chiave moderna abbiamo favorito il rilancio del territorio, nonostante tuttora ci sentiamo abbastanza isolati. In questi ultimi mesi tuttavia si è intensificato un bel rapporto con Sabbioneta che porterà quelli che sono i due siti turistici principali dell’Oglio Po a collaborazioni future, il che mi rende orgoglioso: centinaia di bambini sono annualmente coinvolti da 18 laboratori su ambiti naturalistici, storici, artistici, linguistici, bambini provenienti anche da altre province e regioni».

Si parla spesso di rilancio turistico di questo territorio, ma non sembrano tanti quelli che davvero ci credono. «La difficoltà è proprio che non ci si crede abbastanza, e spesso ci si limita a progetti che poi non hanno una ricaduta numerica sufficiente. Alla base di tutto ci sono lavoro e metodo: con il giusto impegno si portano a casa i risultati. Io sono orgoglioso di aver creato un ufficio cultura costituito da giovani che si occupano di tutte le attività della Villa e non solo. Per loro è anche un’occasione di lavoro».

Anche suo fratello Danio, mancato poco più di un anno fa, ha dato un grande contributo, dal punto di vista della ricerca storica. «Un contributo di qualità, di tempo e soprattutto di amore per il suo paese: ad oggi il suo libro (“Lo sguardo riscoperto di Cecilia Gallerani”, ndr) è quello più richiesto. Il libro è stato il dono che ha fatto alla sua comunità: si era fatto carico lui delle spese di pubblicazione, lasciando che tutti gli introiti andassero al Comune: è la prima volta che lo svelo».

San Giovanni in Croce appare come uno dei comuni casalaschi più dinamici: crescita della popolazione, imprenditoria, commercio. L’inaugurazione recente del centro padel è solo l’ultimo tassello. « E ci sono altri progetti in fase di lancio. San Giovanni da alcuni anni è in controtendenza demografica rispetto al territorio. Mi piace sottolineare che, nonostante soli 2000 abitanti, qui offriamo tanti servizi primari e secondari, ad iniziare dalla scuola, dall’asilo nido alle medie: da 0 a 14 anni si studia in paese. L’attenzione ai servizi considerati non essenziali può fare la differenza: l’esempio più recente è quello dei giardini pubblici Dante Alighieri che attirano molto i bambini anche dai paesi limitrofi».

San Giovanni è accomunato a Casalmaggiore dall’assenza di una tangenziale: in entrambi i casi l’opera era inserita tra quelle compensative di una bretella Tirreno-Brennero di cui si parla inutilmente da 50 anni. «La tangenziale qui è utile nel momento in cui garantisco un attraversamento nord-sud destinato al solo traffico pesante, lasciando che le auto continuino a transitare in paese, il che consentirebbe di deviare i camion e di non perdere l’utenza per le attività commerciali del luogo. Va considerato che il costo necessario è di 15 milioni di euro».

Intanto arriva un piccolo autocarro. Asinari ci presenta la novità: è un mezzo di lavoro interamente elettrico che sarà usato per la manutenzione del verde pubblico, acquisito grazie al contributo di 15mila euro dalla Regione Lombardia. Sindaco, sono in arrivo nuovi autovelox. «È imminente l’installazione di 8 dispositivi di ultima generazione coi quali adotteremo nuove modalità per dissuadere la velocità elevata di chi transita in paese. Saranno piazzati in posizioni strategiche sulle principali arterie. Questo andrà a completare altri interventi sulla sicurezza stradale, come i varchi in entrata ed i safety cross (illuminazione intermittente sui passaggi pedonali) di cui abbiamo già riscontri positivi. Non dimentichiamo che qui transitano dai 10 ai 15mila veicoli al giorno».

Capitolo fusione dei comuni: si conferma una soluzione difficilmente praticabile, come dimostra il recente caso di Gussola e Torricella del Pizzo ma anche la vostra uscita dall’unione con Solarolo Rainerio (un paese di fatto in continuità col vostro), Voltido e San Martino del Lago. «Premetto che le fusioni avrebbero dovuto essere l’approdo naturale del percorso delle unioni. Sappiamo come è finita con le unioni e adesso stiamo vedendo tutte le difficoltà delle fusioni. Per il Casalasco si potrebbe pensare a un’area omogenea sul modello cremasco, il che consentirebbe un risparmio di risorse e di avere competenze su tutti i settori. Un’area omogenea che si può allargare a comuni del Cremonese. Sta di fatto che l’Oglio Po rimane ad oggi un’incompiuta. Il nostro territorio dovrà decidere quale collocazione darsi per il futuro perché insistiamo su due province diverse, aderiamo a enti e consorzi differenti e questa dislocazione ogni volta fluttuante indebolisce l’intero territorio».

A bloccare le fusioni sono spesso il timore di perdere la propria identità da parte dei più piccoli e la volontà di trovare la soluzione migliore per la propria comunità, più che la ricerca di un disegno organico al territorio. Non crede che, al netto dei contributi statali, una soluzione possa essere quella di creare direttamente tre enti nel Casalasco, uno facente capo a Casalmaggiore, uno a Piadena e un altro nel basso Casalasco, in modo da avere almeno 10mila abitanti? «Credo sia un’ipotesi percorribile: due di questi nuovi Comuni avrebbero un epicentro naturale, un altro sarebbe formato da comuni intermedi che potrebbero unirsi e rappresentare un terzo polo del territorio. Perché no?».

V.R.

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