Cultura

San Giovanni Battista tra
festa, erbe e tradizione

Quella tra il 23 ed il 24 giugno è una “notte magica”: magica in tutti i sensi, perché leggenda, mistero e storia si fanno largo, un po’ in tutta Italia, naturalmente con usanze diverse, come è giusto che sia, da una terra all’altra

Con l’avvio dell’estate si ripresenta puntuale, secondo il calendario cristiano, una delle feste più attese e sentite: quella di San Giovanni Battista, del 24 giugno. Quella tra il 23 ed il 24 giugno è una “notte magica”: magica in tutti i sensi, perché leggenda, mistero e storia si fanno largo, un po’ in tutta Italia, naturalmente con usanze diverse, come è giusto che sia, da una terra all’altra.

Sulla sponda emiliana del Grande fiume, è consuetudine, in tutta la provincia di Parma, attendere la rugiada gustando, “sotto le stelle”, i famosi e prelibati tortelli d’erbette. Tra gli appuntamenti da segnarsi in agenda, e da non perdere, quello di Pieveottoville, caratteristico e pittoresco borgo rivierasco parmense, dove San Giovanni Battista è invocato anche come patrono. Un appuntamento, quello pievano, del tutto tradizionale e sempre molto sentito. Un evento, ancora una volta, tra sacro e profano, tra fede e gusto, grazie all’iniziativa di Parrocchia e Avis. Venerdì 23 e sabato 24 giugno, nel parco della Casa del donatore illuminato a giorno andrà “in scena”, la “Rusada ad San Svan”, che si tiene ininterrottamente dal 1978 su iniziativa del circolo Avis. Per due sere si potranno gustare tortelli d’erbette, culatello, spiedini di carne ed ottimo vino ma si potrà anche ballare grazie agli spettacoli delle orchestre “Marco e Alice” (venerdì 23) e “Valter Giannarelli” (sabato 24). L’ingresso sarà ad offerta libera con i proventi che andranno a favore delle benefiche attività dell’Avis. Inoltre, sabato 24, nella collegiata di San Giovanni Battista, alle 17.30, il vescovo diocesano presiederà la celebrazione della messa solenne.

Proprio nella chiesa di Pieveottoville sono iniziati, in questi giorni, i lavori di riposizionamento del monumentale e pregiato organo Serassi del 1790, dopo gli importanti lavori di restauro eseguiti dalle sapienti mani dell’organaro Daniele Giani, dell’omonima casa d’organi di Corte dè Frati. Un restauro assolutamente fondamentale, che ha riportato l’organo al suo originario splendore, grazie all’abilità di una azienda che ci ha messo, ancora una volta, non solo chiari ed evidenti saperi e straordinaria capacità ma, soprattutto, il cuore. Nei prossimi mesi, quando il riposizionamento dell’organo sarà ultimato, si potrà tornare a sentirne il magnifico suono. Nel frattempo sarà possibile ammirare le tante opere d’arte, anche di autori cremonesi, che la chiesa custodisce.

Tornando alla ricorrenza di San Giovanni Battista e ai celebri tortelli, ecco che a proposito di erbe ed erbette, una su tutte, quella a cui sono legati non pochi aspetti leggendari e misteriosi è l’erba di San Giovanni, detta anche iperico ma anche “cacciadiavoli”. Nome scientifico Hypericum perforatum, era la pianta utilizzata per curare le ferite, usata dai Cavalieri di Gerusalemme, che secondo la “dottrina dei segni” utilizzavano piante dalla forma simile alle infermità da guarire.

Era anche l’erba che nell’antichità scacciava gli spiriti del male e che ancora oggi è portatrice di buonumore, grazie ad una sostanza attiva che in Germania è tra gli antidepressivi più prescritti. Partendo appunto dall’Iperico, o erba di San Giovanni o cacciadiavoli, come anticipato durante le crociate, i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme erano soliti curare le ferite dei combattenti con questa pianta. Lo facevano basandosi sulla “dottrina dei segni”, secondo cui le infermità d’una qualsiasi parte del corpo possono essere curate con una pianta che di quella parte riproponga la forma.

Hypericcum perforatum non sembra somigliare esteriormente a nessun organo del corpo umano: se, però, si osserva una della sue foglie controluce, essa apparirà costellata di ghiandole trasparenti simili a perforazioni, cioè a “ferite”. Secondo la citata “dottrina”, poiché la foglia sembrava perforata, poteva curare le ferite, specie quelle riportate in battaglia. Hypericum perforatum era ritenuto utile anche per scacciare i demoni e gli spiriti del male. Nel Medioevo, veniva appeso alle finestre e sulle porte per impedire a Satana e ai suoi emissari di penetrare nelle case. Quando una donna si riteneva impossessata dal demonio, e quando nemmeno le preghiere degli esorcisti erano riuscite a liberarla, non doveva far altro che mettersi in seno alcune foglie della pianta e sparpagliarne altre nella sua abitazione.

Diversamente da Hypericum humifusum, Hypericum perforatum non predilige i terreni ricchi di calcare. L’ Hypericum perforatum, più noto col nome popolare di “erba di San Giovanni” perché i suoi fiori giallo-oro sbocciano a fine di giugno in coincidenza con la festa del santo, contiene una sostanza attiva, l’ipericina, che ha un’azione psicoattiva di rasserenamento dell’umore. Indicato esclusivamente, l’hypericum agisce a livello cerebrale in modo simile ai più diffusi farmaci antidepressivi di sintesi, rallentando la distruzione di alcuni neurotrasmettitori, tra cui la serotonina e dopamina.

In Germania, dove la fitoterapia è particolarmente seguita, oggi l’erba di San Giovanni è l’antidepressivo più prescritto, e anche negli Stati Uniti si va diffondendo a macchia d’olio, aiutata dal fatto che è in vendita come prodotto da banco senza ricetta”. Gustave Flaubert descrive in Erodiade, con toni crudi e realistici, la figura del Battista, prigione oro di Erode con queste parole: “Un essere umano era disteso per terra, con lunghissimi capelli che si confondevano con il pelo quasi animale che ricopriva la sua schiena”. “Egli sfinito dagli stenti e dalla sofferenza – evidenzia ancora Flaubert – non ha più nulla di umano, tuttavia continua a possedere una grande forza interiore, dovuta alla fede immensa, la stessa che , più avanti , gli fa gridare: “Siate maledetti Farisei e Sadducei, razza di vipere, otri gonfiati, sonagli chiassosi…” In effetti lo scrittore trasse ispirazione da ciò che è scritto nei Vangeli, per far di Giovanni una delle figure più drammatiche della sua opera. Giovanni, cugino di Gesù, è detto il precursore per la sua vita spesa a preparare la venuta del figlio di Dio, annunziata dalla profezia. La sua nascita ha del miracoloso poiché ebbe luogo dopo che l’Angelo Gabriele l’annunziò ad Elisabetta, cugina della Madonna ed a Zaccaria , sacerdote del tempio, troppo anziano per divenire padre.

Da adulto Giovanni visse una vita raminga, di stenti, digiuni e preghiera. Si tramanda che, vestito di pelli di cammello, tenute insieme da una ruvida corda, si cibasse di locuste e si scagliasse con voce tonante contro gli infedeli, battezzando i convertiti sulla riva del Giordano. Qui attese Gesù che, partito da Nazareth, fu da lui battezzato; continuò poi la sua opera sino a quando fu fatto prigioniero da Erode su istigazione della convivente, Erodiade, moglie del fratello. Questa, condannata pubblicamente assieme al marito dalle invettive del Santo, fece chiedere la sua testa dalla figlia Salomè, che aveva irretito il vecchio sovrano con danze lascive; così cadde la testa del Battista portata in trionfo su di un piatto d’argento sulla mensa dei potenti. Figura centrale nella storia del Cristianesimo, San Giovanni è rappresentato da una ricca iconografia: Andrea del Sarto (1486-1531), 10 scene della vita; Filippo Lippi (1406-1469), affreschi del coro del duomo di Prato; Grunewald (1475-1528), nel museo di Colmar; Correggio (1494-1534) in San Giovanni di Parma. Il culto del Santo, il cui nome in ebraico in ebraico significa “a Dio propizio”, è molto diffuso in tutta Europa.

La sua festa cade appunto il 24 giugno, giorno magico, destinato sin dall’antichità a riti esoterici, forse perché coincide con il solstizio d’estate. Proprio in un’epoca lontana va ricercata l’usanza che vede la notte tra il 23 ed il 24 come “la notte delle streghe”. Nelle campagne piemontesi, lombarde ed emiliane, molti erano i riti propiziatori, caduti ormai in disuso; ad esempio i sacerdoti in Piemonte solevano benedire i fuochi accesi dai contadini, immagine del sole, atti a propiziare i raccolti e la buona salute. Di tale vecchia e suggestiva tradizione troviamo tracce anche nella letteratura, come nella famosa opera letteraria di Cesare Pavese La luna e i falò. Altra credenza vuole che una talea di geranio legata ad un manico di scopa, strumento che accompagna sempre le streghe, esposta alla rugiada, fiorisca per tutta l’estate senza bisogno di terra o di acqua o che le noci tenere che servono per fare il nocino siano buone solo se colte la mattina del 24, bagnate di rugiada: la celebre Rugiada di San Giovanni. Molti sono anche i proverbi dialettali legati alla vita contadina del nostro paese, ricordiamone alcuni:

“Se piove al dì de San Zuane se suga le fontane” (Veneto); “Par San Giuàn as cave li sigòli e l’ai” (Bassa padana), “Chi compra ai dè d’San Zvan è pùvratt tot l’an” (Bologna). San Giovanni, a ricordo della sua tragica morte, è anche invocato contro l’emicrania”.

Parlando di nuovo di erbe, e specificatamente di quelle dello stesso San Giovanni, giusto anche ricordare che Secondo un’antica credenza nella notte del 21 (solstizio d’estate) la luna si sposa con il sole e da questo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra. Secondo tutte le antiche tradizioni, la notte tra il 23 e il 24 giugno tutte le piante e le erbe sulla terra vengono bagnate dalla rugiada del santo e intrise da una potenza nuova.

Di seguito, ecco quindi, l’elenco delle erbe di San Giovanni: 1) Artemisia (Aremisia vulgaris) 2) Rosmarino (Rosmarinus officinalis) – rugiada del mare che protegge dalla negatività 3) Iperico (Hipericum perforatum) – ovvero “caccia diavoli 4) Prezzemolo (Petroselinum sativum) – purifica e protegge 5) Lavanda o spighetta (Lavandula officinalis) – la cui spiga è considerata un amuleto che protegge da disgrazie, ossessioni e demoni 6) Aglio (Allium sativum) – che respinge streghe e vampiri. Plinio la cita come guaritore di molti mali. 7) Menta (Mentha spp.) – erba santa 8) Ruta – detta anche “erba allegra” perché è un efficace talismano contro il maligno 9) Verbena – simbolo di pace e di prosperità 10) Salvia – (Salvia officinalis) lingua vegetale

C’è poi “L’incantesimo delle noci”. Infatti è proprio durante la Notte del 23 giugno (o la mattina del 24), secondo l’usanza, che si devono raccogliere dall’albero le noci dette appunto di San Giovanni. L’utilizzo del mallo di noce come ingrediente per medicinali o liquori risale a tempi antichissimi.

Eremita del Po, Paolo Panni

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