Dimensione Danza, che
belli i saggi di giugno!
La scuola di Nilla Barbieri negli anni è divenuta una famiglia, con le stesse identiche dinamiche: bimbi che crescono, mamme che imbiancano ed altri bimbi che arrivano, è un susseguirsi di generazioni
Dimensione Danza, sotto la direzione artistica di Nilla Barbieri, la conosciamo da qualche decennio, così come la nostra comunità conosce Nilla da quando, giovanissima, iniziò ad insegnare danza classica nel nostro modesto paesello, formando negli anni generazioni di ballerine/i, alcuni di grande successo. E di successo lo sono non solo coloro che son divenute/i étoiles ma anche chi oggi è insegnante e coreografa, oltre che danzatrice, e contribuisce a diffondere l’amore per la danza anche in altri paesi del territorio. Infine c’è chi, pur non ballando più, non esibendosi più, è rimasta parte della scuola, vuoi perché ora sono le figlie a frequentarla, oppure perché in sede di spettacolo si continua a dare una mano. Come ogni anno, i corsi delle quattro scuole, Casalmaggiore, Viadana, San Martino del Lago e Rivarolo Mantovano, rispettivamente guidate da Nilla Barbieri, Pamela Carena, Paola Froldi e Carlotta Sarzi, si sono conclusi con altrettanto quattro spettacoli nel teatro comunale di Casalmaggiore, interpretati da un numero enorme di allieve.
Il primo, MAKHA’, Madre Terra in lingua lakota, eseguito dalle allieve di Viadana e coreografato da Pamela Carena, narra di una giovane, Eva, mandata in avanscoperta sul pianeta Makhà in quanto, a causa dello scempio per mano dell’uomo, la terra non è più un paese per vivere. Eva, che da umana non perde l’abitudine di comportarsi con poco rispetto davanti a una natura incontaminata, incontra l’autoctona Nakoma che, con un linguaggio non verbale, le fa comprendere l’importanza di vivere in armonia con la natura e di portarle rispetto. Quando su Makhà arriva un esercito di umani per impossessarsene Eva si schiera dalla parte dei suoi abitanti, restando gravemente ferita. Viene guarita con un magico rituale sotto l’Albero delle Anime e le viene offerta la possibilità di vivere per sempre su Makhá. La danza è un susseguirsi di balli intensi, di corpi che esprimono la bellezza di una terra ancora vergine e pulita, la lotta affinché nessuno la rovini, il coraggio di scegliere da che parte stare e la magia della guarigione come ricompensa per aver contribuito a salvare un pianeta alieno che inevitabilmente diventa proprio. Musiche strepitose quelle scelte da Pamela che ha attinto da sonorità prevalentemente nordiche provenienti da Germania, Austria, Irlanda e Ucraina senza far mancare qualche nota mediterranea.
Il secondo MOMO, eseguito dalle allieve di Casalmaggiore e coreografato da Nilla Barbieri, è una favola moderna che pesca nel classico, per l’esattezza nei Trionfi di Petrarca. Il primo atto racconta di Momo, una bambina speciale e misteriosa che ha il potere di sprigionare l’altrui fantasia e difendere il tempo dagli uomini grigi che lo vogliono imprigionare in una tetra tristezza. Il secondo atto si apre sui trionfi del Petrarca: Amore, Pudicizia, Morte, Fama, Tempo, Eternità quadri allegorici che il poeta usa per rappresentare la condizione umana, tappe di un cammino dell’anima. Le danze quindi sono un viaggio che parte dal trionfo della vita con Momo e arriva, dopo una lunga introspezione e dopo essersi spogliati delle cose fatue, al concetto di estatica eternità. A rappresentare tutto questo corpi sinuosi e musiche mozzafiato, dal Requiem di Mozart, alla Genesi di Battiato a Philip Glass.
Il quarto e il quinto sono due atti di un’unica rappresentazione: ALICE, eseguito dalle alunne di Rivarolo Mantovano e coreografato da Carlotta Sarzi e RAPUNZEL, eseguito dalle alunne di San Martino del Lago e coreografato da Paola Froldi. Entrambi rivisitazioni di fiabe conosciute ai cui messaggi le insegnanti han voluto dar risalto. Sul palco il viaggio di Alice in un mondo ignoto che diventa scoperta, incontro, introspezione e crescita. Un tuffo nell’assurdo apparente che muove verso la maturità e la consapevolezza di sé. Ignoto e percorsi in cui perdersi sono l’allegoria di esperienze la cui elaborazione porta alla conoscenza e alla maturità. È un mondo alla rovescia fatto di cammini tortuosi di incontri sleali e leali e di avventure che permettono ad Alice di staccarsi dalle cose frivole, sciocche e vacue per qualcosa di più grande come l’amore, la fratellanza e il bene. E l’amore e il bene sono i protagonisti anche di Rapunzel che, liberamente tratta dall’animazione Disney, è favola classica; un re e una regina innamorati, un fiore magico, una strega malvagia e una principessa da salvare. D’atmosfera sono le lanterne incantate, simbolo dell’amore dei genitori che non si arrendono a una strega che ha sottratto loro la figlia. Le lanterne diventano anche la chiave di volta del trionfo del bene sul male. Sogno e magia, perfettamente resi in entrambi i balletti, vengono esaltati da passi esaurienti e minuziosi, indescrivibili costumi e musiche ipnotiche provenienti da più generi moderno, celtico e colonne sonore tratte dai film.
Come nei sogni e nelle fiabe in tutti gli spettacoli c’è un messaggio e le ballerine si muovono su passi di danza moderna con un retrogusto classico, tant’è che la postura, le roteazioni della testa, la leggerezza delle braccia, la fierezza delle spalle, il sorriso o la serietà dei volti, tradiscono quell’impostazione armoniosa e seria che solo la danza classica ha. La scuola di Nilla Barbieri negli anni è divenuta una famiglia, con le stesse identiche dinamiche: bimbi che crescono, mamme che imbiancano ed altri bimbi che arrivano, è un susseguirsi di generazioni che tramandano ai piccoli, non solo l’arte e la danza ma una serie di valori, che proprio come accade in famiglia, vengono insegnati e lasciati in eredità. La danza è un’arte espressiva che cammina a fianco della musica, farne un insieme equilibrato, euritmico e proporzionato è merito di duro lavoro e talento di maestre e allieve.
Giovanna Anversa
(FOTO: Mario Benvenuti, Antonella Pizzamiglio, Stefania Casetti)