Opinioni

Lanche: la natura custodisce
sempre ciò che le appartiene

Per fortuna la natura arriva sempre a sistemare ciò che l’uomo ignora o danneggia e, anche stavolta, ha riportato acqua laddove questa era fondamentale

Tra gli effetti benefici portati dalla piena morbida (perché così si chiama) del Po di questi giorni, finalmente, il ritorno dell’acqua in lanche storiche dove da due anni regnava il deserto e non si vedeva un filo d’acqua. La storica e prolungata magra del Po aveva portato infatti parecchie lanche ad asciugarsi, anche se molti probabilmente non se ne erano accorti, a partire dai soliti incravattati dal deretano piatto e pelato (moralisti e benpensanti, che non sopporto, leggano sempre politici di ogni ordine e grado, da destra a sinistra e da sinistra a destra passando per il centro) che sostengono di conoscere i problemi del territorio e, in realtà, non sono capaci di notare nemmeno le cose che hanno sotto al naso, e lungo il fiume non ci vengono mai perché hanno paura di infangarsi le scarpine, di impolverare la giacca, di macchiare la camicia di sudore o, peggio ancora, essere punti da chissà quali insetti. Se poi parli loro di lanche franano sulla più classica delle domande, chiedendo cosa sono, e allora si intuisce che è meglio lasciar perdere ed evitare inutili spiegazioni.

Solo chi sul fiume ci è nato, ci vive, lo vive e lo custodisce ne ha la conoscenza dei problemi. Uno di questi era appunto dato dal fatto che molte lanche erano ormai in secca assoluta. Le lanche, giusto per una volta fare uno strappo alla regola e ricordarlo, sono meandri fluviali abbandonati per la diversione dell’alveo principale. Le acque sono generalmente stagnanti e sono presenti tipicamente nelle piane alluvionali con pendenza molto bassa e bassa velocità di corrente, in cui i corsi d’acqua tendono a divagare assumendo una configurazione meandriforme. Costituiscono zone umide di notevole interesse, sede di una ricca avifauna, che trova rifugio nella folta vegetazione tipica di specchi d’acqua stagnanti. La fauna ittica è sovente molto sviluppata, anche se le lanche per la loro caratteristica di acque morte vanno spesso soggette ad episodi di anossia, con morie di massa degli organismi acquatici. Purtroppo, a causa della siccità prolungata, parecchie lanche, anche nel Parmense, erano ormai completamente asciutte con danni incalcolabili all’ecosistema e alla biodiversità. Nel totale silenzio e nella noncuranza di chi, invece, avrebbe dovuto occuparsene.

Per fortuna la natura arriva sempre a sistemare ciò che l’uomo ignora o danneggia e, anche stavolta, ha riportato acqua laddove questa era fondamentale. Con la speranza che non sia stato troppo tardi, che i danni (già incalcolabili) possano essere sistemati e con l’auspicio che il problema non torni in men che non si dica. Ma la natura ci pensa sempre, e questa è una fortuna. La fortuna più grande sarebbe se l’uomo ne diventasse collaboratore e complice, non rivale, e si facesse Custode del Creato sempre, anche nelle più piccole azioni quotidiane, e non solo a parole perché con queste ultime non si va molto lontano.

Eremita del Po, Paolo Panni

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