Cronaca

Emilia, Landini: "Rivedere i
piani emergenza nel paese"

Iniziamo da tenere gli invasi e gli alvei dei corsi d'acqua sgomberi e ripristinare gli alvei di piena (golene) come 40/50 anni fa. Oggi le golene sono piene di inerti per centinaia di milioni di metri cubi

Foto: Roberto Brancolini

La drammatica situazione nelle Marche e in Emilia con l’esondazione dei corsi d’acqua e la pioggia caduta abbondantemente ha scatenato tutta una serie di confronti e dibattiti, non sempre appropriati. A dire la sua il capitano della Stradivari Giuliano Landini, uomo d’acqua di lungo corso. “A questo punto devo dire anch’io la mia sull’alluvione in Romagna. Sono stanco di sentire tuttologi che dicono la loro senza sapere cosa significhi un esondazione di 20 corsi d’acqua (chiamarli fiumi è un pò azzardato) in contemporanea in una zona vasta che una volta era zona paludosa. Le precipitazioni hanno scaricato a terra in 36 ore quello che nella norma avveniva in 6 mesi. Mi risulta che fino a prova contraria gli argini non abbiano ceduto ma i fiumi sono tracimati. Son d’accordo sul discorso che gli alvei e la manutenzione dei corsi d’acqua vada fatta e monitorata di continuo dagli enti preposti. Ma non si può pensare che gli argini diventino alti 20 metri (sarebbero ancor più pericolosi). Purtroppo i cambiamenti climatici ci devono insegnare che va riveduto tutto il piano emergenziale e idrogeologico dei nostri territori sempre più fragili. Iniziamo da tenere gli invasi e gli alvei dei corsi d’acqua sgomberi e ripristinare gli alvei di piena (golene) come 40/50 anni fa. Oggi le golene sono piene di inerti per centinaia di milioni di metri cubi. Quindi con le piene dove la mettiamo tutta quell’acqua? Creare delle casse d’espansione funzionanti, cercare di far defluire verso valle i corsi d’acqua in modo diverso con sistemi di rilascio coordinati da cabine di regia competenti. Poi è chiaro se ti arrivano in testa delle bombe d’acqua come quelle di questi giorni, la vedo molto problematica la soluzione. Con l’arrivo del PNRR invece di pensare a fare degli stadi, o ponte sullo stretto di Messina si inizi con tecnici competenti a lavorare seriamente per mettere in sicurezza il nostro bellissimo ma fragilissimo paese Italia“.

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