Canti barocchi a Sabbioneta
una bella serata di musica
Lo spettacolo, a ingresso libero come tutti i precedenti, faceva parte del programma Venetia Picciola allestito dagli Amici del Casalmaggiore Festival con i Comuni di Casalmaggiore e Sabbioneta
Serata di musica impegnata sabato sera a Sabbioneta. Il Teatro all’Antica affollato da intenditori molti dei quali si erano dovuti prenotare per assicurarsi il posto. Per tutti gli altri, tra cui semplici curiosi, erano a disposizione gli spalti che non garantivano certamente comodità e confort. Ciò che importava comunque era la percezione del suono assicurata dalle voci splendidamente armonizzate dai sei interpreti del gruppo I Profeti della Quinta. Un Ensamble proveniente dalla Schola Cantorum Basiliensis e specializzato nel repertorio di musica barocca e madrigali con il supporto di uno strumento particolare la Tiorba denominata anche chitarrona per il lunghissimo manico.
Lo spettacolo, a ingresso libero come tutti i precedenti, faceva parte del programma Venetia Picciola allestito dagli Amici del Casalmaggiore Festival con i Comuni di Casalmaggiore e Sabbioneta. All’inizio del programma l’organizzatore Vittorio Rizzi ha ricordato come l’evento fosse dedicato alla prematura scomparsa di Antonella Volta che aveva assistito sostanzialmente sin dalla nascita a quel tipo di importanti incontri musicali. I sei interpreti Doron Schleifer e Andrea Gavagnin controtenori, Lior Leibovici e Loic paulin tenori, Elam Rotem Basso e direzione musicale e Rui Staehelin alla Tiorba hanno proposto un repertorio splendido cantando a cappella composizioni di Salomone Rossi (Lacrimosi spiriti d’averno) intercalandoli a poemi di Claudio Monteverdi (Lamento della Ninfa e Lamento d’Arianna ) e Luzzascho Luzzaschi (Io veggio pur pietate). Una serie di brani non certo di facile ascolto ma in aiuto dei quali molto utili si sono rivelate le traduzioni trascritte sul libretto consegnato all’ingresso potendo cosi seguire fraseggi sublimi come “O Teseo Teseo mio, se tu sapessi, o Dio, se tu sapessi, oimè, come s’affanna la povera Arianna, forse, forse pentito rivolgeresti ancor la prora al lito. Ma con l’aure serene tu te ne vai felice, ed io qui piango. A te prepara Atene liete pompe superbe, ed io rimango, cibo di fere in soliarie arene”. Proseguendo con Petrarca “Zefiro torna, e ‘l bel tempo rimena, e i fior e l’erbe, sua dolce famiglia, e garrir progne et piangere Filomena e primavera candida e vermiglia. Ridon i prati, e ‘l ciel si rasserena. Giove s’allegra di mirar sua figlia; l’aria e l’acqua e la terra è d’amor piena. Ogni animal d’amar si riconsiglia. E cantar augelletti, e fiorir piagge. E’n belle donne oneste atti soavi. Sono un deserto, e fere aspre e selvagge”. Parole e frasi lontanissime dai testi di largo consumo come quelli che rimbombano nelle orecchie in questi giorni alla radio “Ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me, Mon amour, amour ma chi baci tu“. Sono passati più di seicento anni e i tempi, si sa son cambiati.
Ros Pis