San Giovanni in Croce, tanta gente
all'incontro su minaccia nucleare
In conclusione è stata illustrata dagli organizzatori la campagna “Italia ripensaci”, finalizzata a indurre il governo italiano a sottoscrivere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari
Ottima presenza di pubblico al convegno “Possiamo evitare il conflitto nucleare? – Nuovi percorsi e prospettive per il disarmo nucleare”, tenutosi nei giorni scorsi presso il salone dell’Oratorio di S. Giovanni in Croce. Dopo il saluto del padrone di casa, don Umberto Zanaboni, che ha richiamato il 60° anniversario dell’enciclica “Pacem in Terris” di Papa Giovanni XXIII e l’opera incessante e spesso misconosciuta e fraintesa di don Primo Mazzolari a favore della pace, ha preso la parola Maria Luisa Paroni a nome degli organizzatori (Comunità LaudatoSì Oglio Po e Tavola della Pace Oglio Po) per presentare i relatori: Elio Pagani, Jean Toschi Marazzani e Patrick Boylan. Elio Pagani, partendo dalla crisi missilistica di Cuba del 1962, che è l’evento che ha indotto Giovanni XXIII a comporre la “Pacem in Terris”, ha denunciato come il rischio di conflitto nucleare sia più concreto ora che allora, data anche la continua proliferazione delle spese militari. Concetto ripreso da Jean Toschi Marazzani, che ha fatto un accurato excursus storico sulle strategie politiche e militari perseguite dalla NATO, che già dalla sua nascita si è avvalsa anche dell’opera di ex ufficiali nazisti, che hanno ricoperto all’interno dell’organizzazione ruoli di primo piano. In particolare poi, dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia nel 1991, la NATO ha di fatto mutato la sua funzione originaria da difensiva ad offensiva, svolgendo un ruolo destabilizzante in diverse zone del mondo: dai Balcani al Nordafrica, dal Medio Oriente al Donbass. Perciò anche ora persegue una politica ostile ad ogni ipotesi di soluzione diplomatica del conflitto russo-ucraino. Ma l’Italia, ha sostenuto la relatrice, deve cessare di obbedire supinamente alle direttive NATO, sospendendo subito l’invio delle armi all’Ucraina e deve imporre il ritiro delle armi nucleari presenti sul proprio territorio nazionale (nelle basi di Ghedi e Aviano). Patrick Boylan si è riconnesso a queste affermazioni focalizzando il suo intervento sulla gigantesca campagna di disinformazione perpetrata dai mass media occidentali, a partire dalle Guerre del Golfo. Con una sistematica manipolazione dell’informazione, si son volute far passare operazioni militari di aggressione a paesi sovrani, da parte degli USA e dei suoi alleati occidentali (compresa l’Italia), come missioni civilizzatrici e umanitarie, tacendo su autentici crimini come l’uso di ordigni all’uranio impoverito che hanno provocato stragi tra i civili e la pesante contaminazione di vaste aree di territorio. Per questo è stata fondamentale l’opera di smascheramento di crimini e menzogne attuata da Julian Assange, che proprio per questa ragione è illegalmente detenuto e rischia una lunghissima pena detentiva nel caso di estradizione negli Stati Uniti. Boylan ha invitato perciò i presenti a mobilitarsi attivamente per la liberazione di Assange. Agli interventi dei relatori è seguito un vivace dibattito nel corso del quale è intervenuto anche il sindaco di San Giovanni in Croce, Pierguido Asinari. In conclusione è stata illustrata dagli organizzatori la campagna “Italia ripensaci”, finalizzata a indurre il governo italiano a sottoscrivere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.
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