Casalmaggiore, Vescovo Napolioni
si apre ai ragazzi del Ryla
Lezioni sui generis che ogni anno si dimostrano fonte preziosa per la trentina di ragazzi dai 16 ai 18 anni impegnati nella tre giorni rotariana in Santa Chiara, per comprendere come fare della propria vita la realizzazione delle ambizioni personali. GUARDA LA FOTOGALLERY
Anche in questa edizione i ragazzi del Ryla Junior hanno avuto l’occasione di confrontarsi con personaggi che nell’ambito delle proprie attività hanno mostrato doti di leadership. Lezioni sui generis che ogni anno si dimostrano fonte preziosa per la trentina di ragazzi dai 16 ai 18 anni impegnati nella tre giorni rotariana in Santa Chiara, per comprendere come fare della propria vita la realizzazione delle ambizioni personali.
E così è stato per tutti i relatori: Giorgio Giambiasi, Pier Dante Piccioni, Mauro Acquaroni, Paolo Pavesi, Antonio Napolioni, Raimondo Vella e Marco Cherubini. Abbiamo seguito l’incontro col vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che si è aperto alle domande dei ragazzi non banali e spesso personali in modo trasparente e molto efficace. Vediamo alcuni degli argomenti affrontati.
GLI ORATORI VUOTI
«Dove è scritto che voglio riempirli? Voglio piuttosto aiutare i ragazzi a esprimere il potenziale di vita futuro: bellezza, bene, felicità che ogni essere umano possa avere. Non lavoro per una ditta che ha bisogno di riempire le sue strutture. Gli oratori non erano nel Vangelo: la Chiesa ha il compito di aiutare chi ha a cuore la valorizzazione della vita inventando luoghi nuovi di incontro. Non mi arrabbio se gli oratori non sono pieni, mi arrabbio se non ci sono proposte mirate».
LA SPINTA A DIVENTARE PRETE
«Vengo da una famiglia di Camerino non particolarmente cattolica. Mi ha spinto la ricerca della gioia: a 16 anni mi occupavo di bambini di 10. La vita prende una strada, e io non ho mai dubitato che questa fosse la mia, nonostante i momenti di stanchezza, pigrizia e incertezza: la fede è una relazione, quindi è soggetta a scossoni. Avevo una ragazza, e quando comprai la prima Bibbia lei si rese conto che il nostro rapporto sarebbe finito. La vocazione è il filo rosso della vita, e lo stesso vale per le coppie che vivono per tanti anni assieme. Io studiavo Legge, lo studio legale di mio padre era già pronto, e invece dovette chiudere. Mio padre morì nel 1996, quando aprimmo il suo testamento che era stato scritto 10 anni prima, quando io ero prete da tre anni. C’era scritto: “Hai fatto una scelta che non condividevo, ma ti auguro di proseguire questa carriera con fede e disinteresse”. Ha scritto proprio “carriera”, ma io dovevo arrivare ad essere vescovo o altro? No, solo quello che mi ha scritto papà, e la sua lezione di onestà l’ho sempre avvertita. Le grandi svolte della mia vita sono sempre state impreviste e dolorose, non pilotate da me».
L’AMBIZIONE OGGI
«Diventare Papa? No. È arrivare a Lui».
IL CLERO È MASCHILISTA?
«La supremazia del maschio è nella storia umana, anzi l’esperienza cristiana ha promosso la figura della donna sotto diversi punti di vista. Domandiamoci quale sia l’uguaglianza vera: è essenziale che tutti facciamo tutto e siamo uguali? La vera scommessa per me non sta nella possibilità delle donne di essere prete. Di recente è stato stabilito che al prossimo Sinodo parteciperanno laici e donne, quindi passi avanti se ne fanno. Ricordo che anche le donne possono ricevere compiti dal vescovo. Più che l’uguaglianza ricercherei la complementarietà. Oggi anche le categorie maschio e femmina non bastano: i problemi di identità sessuale vanno approfonditi ma non dobbiamo perdere di vista l’armonia tra maschio e femmina. La diversità è bella».
CELIBATO DEI PRETI
«Il celibato è diventato obbligatorio ad un certo punto della storia, nei primi secoli non lo era, mentre la Chiesa d’Oriente prevede la presenza di sacerdoti sposati. Credo che sapere che il cuore del prete non è di nessuna ma del Signore e della comunità non lo renda una specie di stregone, ma di tutti: immaginate avere un marito prete che deve obbedire al Vescovo! Purtroppo siamo cresciuti in una società supermercato dove vogliamo tutto di tutto. Ma se la vita è affrontata seriamente, ogni scelta comporta una rinuncia: si chiama progetto di vita. Ovviamente non scompare mai il desiderio di una donna ma ce n’è un altro: è un esercizio di responsabilità e di libertà».
LE ALTRE RELIGIONI
«Se ci sono aspetti che mi attirano di altre religioni? Tutti possono salvarsi attraverso le vie che Dio ha reso possibili. Non dico che le altre religioni non abbiano una via di salvezza: è bella la strada che mi è stata regalata e sono belle le altre. Pensiamo al patto di fratellanza universale che è stato firmato dal Papa e dal Grande Imam negli Emirati Arabi: non è un patto di non belligeranza. È lo stesso Dio, e Dio non vorrebbe certo una guerra tra i credenti. Altra cosa sono i ciarlatani delle sette: alla guerra alle superstizioni dico sì».
VALORI LAICI
«Sì, certo, credo che si possano avere valori pur non essendo cristiani. I veri valori sono tutti universali. La specificità cristiana è credere che Gesù Cristo abbia fatto e detto, e faccia e dica, certe cose. Quella è la pietra di inciampo: o sì o no. Detto questo, posso essere ugualmente una persona perbene, ma il Cristianesimo non è per persone perbene».
LA MALATTIA
«Mi sono ammalato di Covid pochi giorni dopo la scoperta del primo caso. È stata un’esperienza difficile: ho perso 12 chili in 10 giorni. Mi ha sostenuto il crocifisso nella stanza d’ospedale. Oggi, in un periodo segnato da pandemia e guerra, sembra di assistere a un si salvi chi può, ma il Cristianesimo è altro. Il Papa dice che peggio dalla pandemia è il non aver imparato nulla della pandemia. Quindi ben vengano momenti di incontro come quello di oggi. Questa esperienza del Ryla Junior è preziosa».
V.R.