Politica

Luadel De.Co. per Viadana.
A Pomponesco è polemica

La giunta comunale di Viadana, mediante delibera, ha conferito la prima certificazione De.Co. (Denominazione comunale), cioè un riconoscimento concesso dall’amministrazione per tutelare un prodotto tipico agroalimentare o artigianale del territorio comunale di appartenenza.

Foto di repertorio

La giunta comunale di Viadana, mediante delibera, ha conferito la prima certificazione De.Co. (Denominazione comunale), cioè un riconoscimento concesso dall’amministrazione per tutelare un prodotto tipico agroalimentare o artigianale del territorio comunale di appartenenza; con lo scopo oltre a quello di tutela anche di attestazione di originalità, tipicità e valorizzazione al “Lüadel”: una pagnotta sfogliata, con forma più o meno parallelepipeda, contenente una buona dose di strutto, cotta al forno; molto gustosa che si presta benissimo ad accompagnare salumi, spalla cotta e secondi tipici della cucina padana.

Il caso è diventato anche politico: Maicol Caffarra, consigliere di minoranza di Pomponesco, attacca infatti l’amministrazione per non essersi mossa per tempo, dato che questo prodotto è nato proprio a Pomponesco. “Per noi di Pomponesco non è necessaria alcuna spiegazione per la definizione e descrizione di questo prodotto tipico: da più di cinquant’anni a Pomponesco, si mangia il Lüadel, grazie ad un noto ristorante, che nei decenni ha promulgato la tradizione e che da almeno 10 anni anche fornai del nostro paese hanno iniziato a produrre.

Di fatto il termine “Lüadel” è divenuto sinonimo letterale di “Pomponesco”; un prodotto e un’immagine tanto importante che è andata a costituirsi la “confraternita del “Lüadel” con l’obiettivo di promuovere e salvaguardare il gustoso prodotto. Solamente da poco tempo anche nei paesi limitrofi, alcuni fornai e ristoratori, carpendone la qualità e l’interesse per questo antico ma nuovo panificato hanno iniziato a loro volta a produrlo. Ma non era un prodotto tipico di Pomponesco? Tutto lecito, hanno colto l’occasione, hanno conferito il riconoscimento di denominazione comunale e iniziata la valorizzazione per il loro-nostro Lüadel. E noi di Pomponesco che credevamo di avere in mano l’esclusiva come un marchio registrato? A noi non resta che guardare, perché non sappiamo fare altro”.

“La confraternita – attacca Caffarra – che da sempre si è battuta per portare alto l’orgoglio culinario di Pomponesco, con un lavoro encomiabile, già nel 2019 richiese al comune di Pomponesco il riconoscimento De.Co. per la nostra massima tipicità culinaria. Atto che fin dall’inizio ho fortemente sostenuto e incalzata l’iniziativa le procedure per affrettare i tempi onde evitare che qualcun altro potesse passarci davanti. Ecco fatto: Viadana ci ha preceduti, ha di fatto autoriconosciuta la paternità del Lüadel; noi come da troppi anni a questa parte arriviamo ultimi, anche a tavola”.
“Sarebbe interessante sapere dal Sindaco di Pomponesco, e da tutta l’amministrazione, che si ritiene in continuità con la precedente, perché in quattro anni non sono stati in grado di portare avanti questo riconoscimento. Quanto dobbiamo attendere ancora per il riconoscimento De.Co. al Lüadel nel comune di Pomponesco? Pare che l’unico progetto di questa cordata amministrativa sia quello della promozione turistica del nostro bel paesello, ma quindi non era forse questa un’occasione per promuovere il turismo enogastronomico? Ancora una volta per mancanza di strategia e dozzinalità amministrativa regaliamo gli sforzi fatti da chi ha creduto in un prodotto veramente tipico e unico nel suo genere, ad altri”.

La risposta, per quanto lapidaria, non si è fatta attendere dal sindaco Baruffaldi. “Il luadel originario è nato a Pomponesco e a Banzuolo, che è sì frazione di Viadana ma comunque piuttosto distante dal centro e vicina appunto a Pomponesco. Il luadel che si mangia a Viadana è diverso dal nostro, dunque a mio avviso c’è spazio di manovra per avere due De.Co. differenti. Respingo tuttavia l’accusa di ritardi nella pratica: ci siamo mossi per tempo, ma servono attese anche burocratiche e il Covid non ha aiutato. Comunque, nella pratica, abbiamo sempre fatto il possibile per promuovere questo prodotto tipico e ancora lo faremo”.

G.G.

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