Cronaca

Cimiteri monumentali e storici:
perchè è opportuno valorizzarli

In attesa di sapere se il cimitero di Vidalenzo potrà essere “candidato” per questo riconoscimento, va evidenziato che anche in altri cimiteri della zona riposano personaggi che hanno scritto pagine di storia significative anche a livello nazionale

Un “angolo” di pianura, accarezzato da due corsi d’acqua (Po e Ongina), dove si incrociano tre province (Parma, Piacenza e Cremona) e due regioni (Emilia e Lombardia). Un borgo cresciuto, come tanti altri, attorno al campanile di una chiesa sorta laddove un tempo si trovava una rocca (chiesa oggi officiata dai monaci benedettini), popolato da gente laboriosa, abituata alla vita della campagna, legata alla propria terra e alle proprie tradizioni. Poche centinaia di abitanti, dove tutti naturalmente si conoscono, dove per andare a prendere il pane devi attraversare un ponticello pedonale sull’Ongina ritrovandoti, d’improvviso, non solo in un altro comune ma anche in un’altra provincia, in uno di quei negozi di una volta (che riesce tenacemente a resistere all’avanzare dei baracconi in cemento e delle vendite in rete) dove regnano genuinità, semplicità e soprattutto antichi saperi: quelli dispensati da chi, in quella bottega, ha passato la vita e dispensato bontà (cosa che fa tuttora).

Il paese si chiama Vidalenzo, frazione di Polesine Zibello (nato da una assurda e inutile fusione tra enti, che non ha portato beneficio alcuno, ed i fatti parlano da soli….la gente, anche lombarda, che sta pensando di andare a votare per qualche fusione ci pensi prima di dire “sì” a processi irreversibili che non portano a nulla di buono), e tra le sue peculiarità, forse ai più meno note (perché pare che la storia alla maggioranza non interessi…ed i risultati di questo si vedono), ha quella del cimitero che sorge all’ombra della chiesa di san Cristoforo martire. Qui riposa il grande tenore Carlo Bergonzi, nato proprio a Vidalenzo il 13 luglio 1924 (se qualcuno si fosse accorto che il prossimo anno ricorrerà il centenario della nascita e, con ormai evidente ritardo, intendesse celebrarlo, magari batta un colpo anziché sonnecchiare) e deceduto il 26 luglio di nove anni fa (il prossimo anno ricorrerà, quindi, anche il decennale della morte….anche in questo caso se qualcuno se ne fosse accorto e intendesse, sempre con chiaro ritardo, celebrarlo esca dal torpore e batta un colpo). Come recita la targa posta accanto alla cappella in cui riposa il grande maestro è “ritornato all’amata terra da una vita di fama e di gloria nel mondo accanto agli affetti più cari” e viene giustamente definito “il più grande tenore verdiano del Novecento, sommo artista del canto lirico, maestro di vita e palcoscenico alle generazioni future”. Non solo Bergonzi; nel cimitero di Vidalenzo riposano anche Carlo Verdi e Luigia Uttini, i genitori del celeberrimo musicista e compositore Giuseppe Verdi, che a Vidalenzo trascorsero l’ultima parte della loro esistenza terrena. Entrambi sono ricordati nelle lapidi contenute nella piccola cappella cimiteriale, da anni custodita e tutelata, in silenzio e con amore, da una signora del paese.

Personaggi e, quindi, memorie, queste, che sarebbero più sufficienti per far sì che il camposanto di Vidalenzo ottenga il riconoscimento di “cimitero monumentale e storico”. Affinchè questo accada basterebbe che chi di competenza si attivasse per ottenere questa riconoscimento. In attesa di sapere se questo accadrà, e se chi di dovere si sta muovendo in tal senso, è giusto ricordare che appena pochi mesi fa, guarda un po’, l’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, su proposta della Giunta regionale, ha approvato la legge per il “Riconoscimento e valorizzazione dei cimiteri monumentali e storici” il cui obiettivo, in sintesi, è quello di garantire la valorizzazione, la conservazione e la promozione di questi beni, favorendone la fruizione da parte dei cittadini. Per “cimiteri monumentali e storici” si intendono quei luoghi di sepoltura caratterizzati da importanti presenze monumentali, collegati a rilevanti episodi storici o a specifici ambiti religiosi e comunque riconducibili, anche in forza di particolari caratteristiche paesaggistiche, alla categoria dei cultural landscapes. In base alla nuova legge, come si legge chiaramente sul sito della regione Emilia Romagna (sperando sempre che chi di competenza abbia dedicato qualche minuto a conoscere questi contenuti) l’appartenenza alla rete dei “cimiteri monumentali e storici dell’Emilia-Romagna” consentirà alle strutture visibilità nazionale e internazionale, attraverso le realizzazioni multimediali curate dal settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna (pubblicazioni e sito web sui cimiteri significativi), nonché tutti i materiali di comunicazione distribuiti dalla Regione stessa. Non solo: verranno anche inseriti in un apposito percorso culturale-turistico, caratterizzato da segnaletica e logo. Soprattutto, i cimiteri “significativi” dell’Emilia-Romagna potranno avere accesso a finanziamenti regionali per progetti di restauro e conservazione delle strutture architettoniche, decorative e monumentali dei siti (ed anche questo dovrebbe essere d’interesse); per progetti di valorizzazione, che puntano a rafforzare la conoscenza del sito cimiteriale nel suo insieme, nei rapporti con la comunità e nelle emergenze storico-artistiche. Nello specifico, potranno essere finanziate attività di catalogazione e studio del patrimonio, mostre e programmi culturali, progetti digitali e multimediali, d’inclusione interculturale, progetti residenziali per artisti e ricercatori, d’accoglienza scolastica e di educazione storica e culturale. Infine, il personale coinvolto nella gestione e valorizzazione dei cimiteri monumentali dell’Emilia-Romagna potrà avere accesso ai percorsi di formazione.

In attesa di sapere se il cimitero di Vidalenzo potrà essere “candidato” per questo riconoscimento, va evidenziato che anche in altri cimiteri della zona riposano personaggi che hanno scritto pagine di storia significative anche a livello nazionale. Nella vicina Roncole Verdi, ad esempio, riposa il grande scrittore Giovannino Guareschi (il “papà” di Don Camillo e Peppone per coloro che non ricordassero) e, accanto a lui, la moglie Margherita e la figlia Carlotta. Anche nei giorni scorsi, il professor Adriano Concari di Busseto, grande esperto della figura di Guareschi, si è pubblicamente esposto (attraverso la rubrica “Un caffè con il cronista” curata e ideata dal vice capo redattore della Gazzetta di Parma Anna Maria Ferrari) chiedendo, per il camposanto di Roncole Verdi, il riconoscimento di “cimitero monumentale e storico”. Tornando sulle rive del Po, a Sorbolo Mezzani, riposano lo scultore Luigi Froni e l’attore Memo Benassi (uno dei maggiori esponenti della generazione teatrale che segnò il passaggio dal mattatore ottocentesco al’attore contemporaneo, ed era l’attore prediletto da Visconti, Max Reinhardt e Jacques Copeau) per finire a Gualtieri dove riposa il celeberrimo pittore Antonio Ligabue. Anche quelli di Sorbolo e di Gualtieri sarebbero meritevoli del riconoscimento di “Cimitero monumentale e storico” e tutto questo potrebbe dar vita ad un itinerario della memoria, attraverso il solco della cultura, della storia e dell’arte, intorno al fiume (con benefici in campo turistico, quel settore di cui spesso si parla tanto concludendo ben poco), da Roncole Verdi passando per Vidalenzo, Sorbolo e Gualtieri, magari collegandosi anche alla sponda lombarda del Po (nella vana speranza che prima poi si sviluppino reali e concreti progetti di valorizzazione turistica e culturale tra Emilia e Lombardia, toccando per esempio Casalmaggiore dove, riposa (in Santa Maria della Fontana) il Parmigianino, portando benefici e visibilità ad entrambe le sponde del fiume.

Eremita del Po, Paolo Panni

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