Ambiente

Fanghi inquinati: i Comuni
interpellano la Provincia

Stefano Belli Franzini, Gussola: “Alla nascita del problema avevamo fatto un tavolo unificato in Provincia dove i comuni avevano chiesto di esser rappresentati e guidati dall’ente Provincia perché i sindaci da soli avevano poco potere, poi è rimasto tutto lì, non si è più proceduto”.

Fanghi inquinati sparsi sui terreni della provincia di Cremona: iniziato a Brescia, con l’udienza preliminare, il  procedimento nei confronti della Wte, azienda bresciana con siti industriali dislocati tra Calcinato, Calvenzano e Quinzano, in amministrazione giudiziaria dal 24 maggio del 2021, quando i carabinieri forestali avevano sequestrato i tre capannoni a Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio.

Ieri hanno fatto richiesta di costituzione di parte civile Legambiente Lombardia, il comitato cittadino di Calcinato, l’associazione Ambiente Futuro Lombardia, la Lega per l’abolizione della caccia, il Comitato referendario per l’acqua, una famiglia (marito e moglie di Calcinato) e diversi Comuni della provincia e l’Ente Provincia. Nessuno di Cremona. Grandi assenti, Regione e Ministero.

Nessuno di Cremona, eppure tra  2018 e 2019, gli spandimenti sono avvenuti anche in terreni dei comuni di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.

Tre sindaci da noi interpellati (quelli di Gussola, Castelleone, Sospiro) ricordano che all’epoca dell’inchiesta dei carabinieri forestali vennero fatti incontri in Provincia e con l’Arpa per esaminare a campione i materiali ed eventualmente assumere una posizione comune, ma poi non successe più nulla.

Fausto Ghisolfi, sindaco di Sospiro: “Abbiamo avuto riunioni in Provincia con Arpa che ci aveva detto che avrebbero analizzato a campione i prodotti smaltiti e poi ci avrebbero fatto sapere. Ma non abbiamo saputo più niente”. Pietro Fiori, Castelleone: “E’ una questione gestita a livello centrale, abbiamo fatto più di una riunione con la Provincia, ma ormai è passato più di un anno e tutto tace”. Stefano Belli Franzini, Gussola: “Alla nascita del problema avevamo fatto un tavolo unificato in Provincia dove i comuni avevano chiesto di esser rappresentati e guidati dall’ente Provincia perché i sindaci da soli avevano poco potere, poi è rimasto tutto lì, non si è più proceduto”.

L’amministrazione provinciale  – spiega il vicepresidente della Provincia Giovanni Gagliardi – non intende sottovalutare il problema, una volta appreso dell’avvio dell’iter giudiziario, non intende tirarsi indietro e si riserva di parlare coi sindaci coinvolti, prima di tutto per capire se avviare un’azione legale e per capire se in seconda battuta se lo possiamo fare la Provincia. “Prenderemo in esame le carte dell’inchiesta e se c’è lo spazio per agire, lo faremo: i margini ci potrebbero essere”, dice Gagliardi.

gbiagi

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