Cronaca

Luce da Roma: si valuta riapertura
Punti Nascite sotto i 500 parti

Insomma, la Regione deve comunque fare richiesta ma questa resta una buona notizia: perché con questa mossa romana, qualora il Governo in effetti si attivasse e modificasse il DM70 (primo passaggio obbligato, ovviamente, e non scontato nè atteso dall'oggi al domani), Milano potrebbe a quel punto muoversi in una direzione più chiara. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Una chance per il Punto Nascita Oglio Po? Torna ad esserci e, non arrivando da Milano, dove la partita è sostanzialmente considerata chiusa, giunge da Roma, dove nelle scorse ore qualcosa si è mosso sul tema della sanità.

La manovra, ovviamente, è nazionale, ma Casalmaggiore, con l’ospedale Oglio Po che non ha più un Punto Nascita dal 2018, rientra in pieno nella casistica. Più volte si era ripetuto che soltanto una deroga a livello governativo e ministeriale avrebbe potuto riaprire la partita, dopo che sia il Tar sia il Consiglio di Stato avevano dato ragione a Regione Lombardia. Ora quella partita, forse, è pronta per essere giocata fino in fondo, perché si parla per la prima volta di iniziare un percorso di apertura dei Punti Nascita anche sotto i 500 parti annui (è il caso dell’ospedale Oglio Po), purché vi siano determinate condizioni di sicurezza.

La commissione Affari Sociali della Camera nella giornata di mercoledì ha infatti impegnato il governo su una migliore distribuzione dei punti nascita approvando cinque risoluzioni bipartisan. Una di queste riguarda i Punti Nascite sotto i 500 abitanti e nella risoluzione si legge che il Governo viene impegnato “ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire la presenza e la distribuzione dei punti nascita al fine di assicurare la salute delle partorienti e dei neonati e garantire loro la sicurezza delle prestazioni assistenziali, assicurando al contempo l’adeguatezza delle strutture e la garanzia dell’assistenza in modo omogeneo ed efficiente su tutto il territorio nazionale”.

In buona sostanza l’attenzione va alzata su quei Punti Nascite che si trovano in posizione geografica svantaggiata, ossia lontani da altri Punti Nascite, e Casalmaggiore è tra questi. La Regione, in realtà, deve fare la sua parte, perché come si legge il Governo deve definire “protocolli di sicurezza volti a garantire elevati standard operativi, tecnologici e di sicurezza dei punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui per i quali vengono avanzate richieste di mantenimento delle rispettive attività da parte delle regioni”.

Insomma, la Regione deve comunque fare richiesta ma questa resta una buona notizia: perché con questa mossa romana, qualora il Governo in effetti si attivasse e modificasse il DM70 (primo passaggio obbligato, ovviamente, e non scontato nè atteso dall’oggi al domani), Milano potrebbe a quel punto muoversi in una direzione più chiara. Se il Punto Nascite si potrà salvare – a Casalmaggiore come altrove – stando al testo delle risoluzioni passate alla commissione Affari Sociali alla Camera, sarà Milano a doverlo richiedere.

Giovanni Gardani

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