Lo zio di Saman si difende dal
carcere: “Mi hanno incastrato”
Danish Hasnain sul caso della 18enne pakistana uccisa a Novellara (Reggio Emilia): "Temevo volessero uccidere anche me"
È tutto nero su bianco nel verbale che il 32enne ha reso il 10 marzo scorso con il procuratore capo di Reggio Emilia Calogero Paci nel carcere reggiano, dove è detenuto dal gennaio dell’anno scorso. Hasnain, che ha indicato agli inquirenti dove scavare per ritrovare i resti di Saman, respinge al mittente le accuse di essere l’autore materiale del delitto: “Gli altri mi hanno incastrato perché sapevano che avrei parlato”, afferma.
“Non ho mai sospettato che volessero ucciderla, mai lontanamente”, ha aggiunto Hasnain. E ancora: “Io penso che mi abbiano chiamato perché volevano uccidermi per il mio buon rapporto con Saman ed ero d’accordo sulla sua relazione con Saqib. Poi non so perché non mi hanno ucciso”, anche se “a pensarci bene la buca era troppo grande per una sola persona“. Quanto alla frase “Abbiamo fatto un lavoro fatto bene” riferita alla moglie in una telefonata intercettata, l’imputato ha spiegato: “Si riferisce ai documenti. I documenti sono scritti bene e io posso stare qua”.
Agenzia DIRE