Viadana, scomparso Freddy, la
mascotte del fiume: l'appello
Freddy, peraltro, ironia della sorte, tra qualche giorno sarebbe dovuto andare in una casa a Pomponesco. Avrebbe finalmente trovato quiete, e carezze, e coccole, in un luogo tranquillo e più sicuro
E’ un gatto abitudinario Freddy. Due anni, castrato, leggermente in sovrappeso (anche se ultimamente era in cura anche per quello) Freddy è il gatto del fiume. Ha sempre vissuto lì, nei pressi dell’attracco di Viadana, accettando cibo da tutti, e carezze, e coccole. A prendersene un gruppo di instancabili volontarie gattare di Viadana e alcuni anziani per i quali quel gatto era diventato molto di più di un compagno di viaggio.
“Freddy è un po’ la mascotte di tutti – ci spiega Chiara, gattara – uno dei gatti più buoni che abbia mai incontrato. Si fidava di tutti, stava bene con i bambini”.
Da ieri mattina il micio non c’è più. Alle 5 era su una delle panchine, ha preso da mangiare da uno degli anziani che glielo portava. Alle 7, quando sono andate le volontarie che lo seguivano, era scomparso. E non si è visto neppure ieri sera. Da gatto iper abitudinario che per nulla al mondo si sarebbe mai spostato autonomamente dal suo luogo, la cosa è apparsa più che strana.
Freddy, peraltro, ironia della sorte, tra qualche giorno sarebbe dovuto andare in una casa a Pomponesco. Avrebbe finalmente trovato quiete, e carezze, e coccole, in un luogo tranquillo e più sicuro. A quel giorno purtroppo e per il momento non è arrivato. Qualcuno potrebbe averlo preso su, magari con buone intenzioni. O forse – ed è un sospetto – a qualcuno quel gatto dava fastidio. L’uomo sa essere a volte la bestia più crudele del pianeta: non lo scopriamo certo noi…
Ieri sera, quelle stesse gattare hanno voluto lanciare un messaggio attraverso i social. E’ un racconto dolcissimo e triste, che vi riproponiamo. “Sorriso – Quella che voglio raccontarvi oggi è una storia. La mia storia. Certo, scommetto che di storie con protagonista un gatto ne avete già sentite, ma so anche che siete tanto curiosi di scoprire cosa accade nella vita di un micio, e soprattutto di un micio randagio, che da raccontarne, di avventure, ne ha sicuramente molte, con tutto quello che vede e che gli capita anche nel giro di una sola giornata. Ecco, la mia storia inizia proprio con il sorgere del sole, che ora a primavera mi piace tanto sentire, rosato e morbido, sul mio muso ancora addormentato. Mi stiracchio un po’ nella mia cuccia, prima di poter aprire i miei occhi verde chiaro ed accogliere lo splendore del cielo color lilla, completamente sgombro sopra il Grande Fiume che mi sta dinnanzi. A volte penso che questo spazio sia quasi sacro, ma non l’ho mai confidato a nessuno. Temo che in pochi comprenderebbero il senso del silenzio mattutino in Pianura, così indaffarati come sono. Non dura molto, ad ogni modo, questo piccolo spazio solo mio. Infatti, sin dalle prime ore della mattina, ho la fortuna di incontrare le mie amiche, che vengono fin qui in Golena solo per vedere me, e per sapere come sto. Pensate, solo per questo! A me piace stare con loro, anche se sono molto diverse da me e dagli altri amici che mi è capitato di avere. Ho sentito dire in giro che si chiamano “umani”, ma io non faccio molto caso a queste definizioni. Sono solo amiche, per me.
La prima cosa che faccio, appena le sento arrivare, è prepararmi immediatamente sull’attenti, di modo che possiamo vederci subito – infatti, penso che sia così che deve succedere quando due amici si incontrano. A nessuno piace essere salutato dal vuoto. Le mie amiche sembrano sempre tanto felici di incontrarmi, come se questo momento mattutino segnasse una svolta nelle loro giornate. A me questa vicinanza fa provare tanta tenerezza, e cerco di dimostrarglielo come meglio posso: inizio a fare le fusa, a rotolarmi sulla schiena per farmi coccolare la pancia, a miagolare dolcemente e… Lo confesso: non smetterei mai di stare così! Durante questi momenti mi capita di osservare i volti delle mie amiche: fanno uno strano gesto con le labbra, che io non so fare – e dire che ci ho provato molte volte – e che, ho sentito in giro, si chiama “sorridere”, ed è una capacità che chiamano “mimetica”, cioè che spontaneamente genera una uguale reazione in chi guarda. Io ci ho provato tanto a sorridere, ma senza riuscirci davvero all’esterno. Spero tanto che le mie amiche sappiano che dentro di me ho migliaia di sorrisi, per tutte le volte che ci siamo incontrati, anche solo nel pensiero.
Le mie amiche hanno a cuore ogni aspetto della mia vita. Infatti, hanno iniziato ad attrezzarsi per farmi seguire un particolare regime alimentare – purtroppo, sono un micio un po’ grassottello… Chiamano “alimenti specifici” le cose che mi danno da mangiare, e che io mangio, per carità, anche se non sono quelle belle pappe succose che a me piacciono tanto. Quando le mie amiche vanno via – dicono loro “per lavorare” – io sono un po’ triste, ma poi, nella tarda mattinata, quando la fioritura inizia a far sentire il suo odore pungente ed il sole comincia ad intiepidirsi, inizia il girotondo di altri amici che vengono a trovarmi. Alcuni passano velocemente, in strani abiti colorati, e con un fiatone che non gli permette quasi di dirmi “ciao!”. Certo, devono proprio avere qualcosa di importante da fare, se corrono con quella furia. Poi, vengono gli amici e le amiche un po’ anziani, alcune che sostano per poco sulle panchine che danno sul fiume, altri invece iniziano a fare uno strano gioco attorno al tavolo, un gioco in cui tanti tengono in mano tante carte, che lanciano a turno, lanciando certe grida che spaventano gli uccellini che si posano sui pruni circostanti. A me piacciono tanto questi amici, e io piaccio tanto a loro. Una volta, hanno detto che io per loro sono una “mascotte”. Non so cosa voglia dire di preciso, ma mi sono sentito tanto felice quando me l’hanno detto.
E così, tra chiacchiere e compagnia, la mia giornata trascorre gioiosa, fino a quando potrò tornare a coricarmi nella mia cuccia, pronto per guardare lo spettacolo del fiume che da arancione si fa viola e poi blu, facendo tacere ogni rumore, e cullando nel silenzio le speranze dei giorni a venire.
Le mie amiche e i miei amici sono straordinari, e di loro mi fido ciecamente. Questo mi ha fatto pensare che tutti potessero essere così, e allora ho iniziato ad essere gentile ed affettuoso con tutti quanti passavano dalla mia Golena, facendo sorridere tantissimi volti.
Oggi è di nuovo mattina, ma i volti che vedo non stanno sorridendo. Sembrano distanti, arrabbiati, ma io non desisto: pancia in alto e fusa al seguito! Magari è solo una brutta giornata. Si avvicinano a me, ma non sembrano volermi accarezzare… Mi prendono in braccio, ci allontaniamo e…
Ora è sera. Il sole sta già calando su questo luogo sconosciuto, ed il fresco della notte inizia a spirare tra le canne e l’erica fiorita. Non c’è il mio fiume davanti ai miei occhi, non la mia cuccia a proteggermi, nessuna delle mie amiche a venirmi a salutare. Non lo so dove sono. Guardo tutto attorno, ma proprio non riesco a capire. Inizio ad avere un po’ di fame, ma qualcosa mi dice che le mie amiche non riusciranno a venirmi a trovare, e che dovrò trascorrere molto tempo da solo, solo con il mio smarrimento. Vorrei tanto che le mie amiche fossero qui con me: loro mi chiamerebbero per nome, e direbbero qualcosa di molto dolce, accarezzandomi la testina. Io non lo so fare da solo. Non mi resta altro da fare se non accovacciarmi qui, su questo campo, e aspettare che questo sogno si estingua con le lunghe ombre della notte. Mi chiamo Freddy, abitavo nella Golena vicino al Ponte di Viadana, e questo è il mio primo giorno trascorso senza aver sorriso“.
Le gattare di Viadana lanciano un appello affinché, se qualcuno lo ha visto o lo ha preso si faccia sentire: il numero è quello di Chiara 3403506642. La speranza è sempre l’ultima a morire. E chi ama Freddy vuole continuare a sperare che a breve possa ritornare lì, dove ha sempre vissuto e riempito tanti cuori di infinita tenerezza…
Nazzareno Condina