Cronaca

Boretto, domani Trieste è bella
di Notte sul fenomeno migratorio

È importante che i cittadini abbiano consapevolezza del fatto che il riconoscimento dei diritti umani è un patrimonio che accomuna tutti e che, se oggi a qualcuno viene negato, si crea un pericoloso precedente, perché significa che nessun essere umano è più veramente al sicuro

Trieste è bella di notte è il titolo del film che sarà proposto al Cinema Teatro del Fiume di Boretto, Giovedi 9 marzo alle ore 21, per iniziativa congiunta delle Comunità Laudato Si Oglio Po e Novellara e della Tavola della Pace Oglio Po, con la collaborazione del Cine Club Claudio Zambelli. L’intento è quello di accendere i riflettori sulle vicende dei profughi che percorrono la cosiddetta “rotta balcanica” non meno pericolosa e mortale della traversata del Mediterraneo.

Tra i registi del film, spicca Andrea Segre che è ormai riconosciuto come uno dei documentaristi più importanti del panorama italiano, autore peraltro anche di storie di fiction memorabili come “L’ordine delle cose” o “Io sono Li” che sono garanzia di autenticità e partecipazione umana nei confronti di coloro che si sono trovati, loro malgrado, nelle condizioni di dover abbandonare la loro vita precedente per i motivi più diversi, ma inesorabilmente pressanti e drammatici per cercare altrove asilo, rifugio e la speranza di una vita degna per sé e la propria famiglia.

Al momento, nel mondo si contano circa 70 tra guerre e conflitti a bassa intensità (più o meno “dimenticati”), a cui si aggiungono persecuzioni da parte di regimi autoritari o vere e proprie dittature (ad esempio Afghanistan, Egitto, Iran, Iraq, Siria, Turchia ecc…), per non parlare degli effetti devastanti dei cambiamenti climatici (prolungate siccità, carestie, inondazioni ecc…) che costringono alla fuga migliaia di persone.

Non sempre e non tutti i media ci informano di queste situazioni, già sperimentate purtroppo nel corso della seconda guerra mondiale ma, proprio per evitare il ritorno di tali immani sciagure, il Diritto Internazionale ha elaborato un sistema di tutele, a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che all’art.14 sancisce: “Ogni individuo ha il diritto di cercare e godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”, diritto riconosciuto anche nella Costituzione Italiana che all’art.10 recita “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. A questi principi si somma l’art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 che stabilisce il divieto di respingimento nei confronti dei richiedenti asilo.

È importante che i cittadini abbiano consapevolezza del fatto che il riconoscimento dei diritti umani è un patrimonio che accomuna tutti e che, se oggi a qualcuno viene negato, si crea un pericoloso precedente, perché significa che nessun essere umano è più veramente al sicuro: in futuro potrebbero essere violati i diritti di coloro che oggi non si sentono minacciati.

Già Primo Levi (autore di “Se questo è un uomo”) aveva chiesto a tutti noi di non dimenticare ciò che era stato e di non permettere che si ripetesse di nuovo (e per questo celebriamo ogni anno la Giornata della Memoria), ma se all’epoca poteva esserci l’alibi della mancanza di informazioni, oggi non possiamo più invocarlo, oggi ci sono le prove e non possiamo dichiararci estranei non solo ai doveri dell’accoglienza, ma neppure alle responsabilità delle condizioni di partenza di queste persone.

Queste le ragioni che accomunano le nostre associazioni nella proposta di questo film che allarga lo sguardo sulle vicende di coloro che, proprio per evitare le incognite del viaggio in mare, scelgono di percorrere la rotta terrestre attraverso i Balcani che, tuttavia, non è affatto priva di rischi e pericoli, a tal punto da essere definita “il game” (il gioco), una sorta di roulette che decide della vita o della morte di ciascuno di loro.

È importante che noi cittadini europei comprendiamo di non avere alcun merito per essere nati nella parte più fortunata del mondo (per lo meno finora), e che questo privilegio si traduce nella responsabilità di attuare i valori etici nei quali siamo stati educati a vantaggio della pace, della giustizia, dell’equità, della solidarietà e soprattutto della fratellanza, per realizzare un futuro più umano.

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