Living The River: un viaggio sul
fiume che è un viaggio dentro
L'abbraccio tra cielo e fiume ci ha regalato davvero uno spettacolo straordinario, unico. Il fiume ci ha dato un po' della sua bellissima anima. E si è preso la nostra. Chiudiamo dunque da dove siamo partiti...
…spesso non diamo valore alla bellezza e alla lentezza, e come dice l’amico sindaco di San Daniele, è il grigio che domina su ogni cosa. Eppure esistono istanti infinitamente intensi, parti di questa nostra terra, di questo nostro fiume e di questa nostra golena di una bellezza struggente. Esiste una terra, la nostra, che ci regala ogni volta battiti da aggiungere ai nostri, anche quando i nostri si fanno lenti e impercettibili. Esistono spiagge, e uccelli a sfiorare l’acqua, e piante, e fiori di campo, e sabbie, e albe, e tramonti, e acque ancora da attraversare…
Isola Pescaroli, le 6 del mattino di venerdì 3 febbraio. Il freddo è pungente. A riva siamo a 3 gradi. Tempo per un caffé preparato dal comandante Cristian Soldati all’imbarco e poi s’inizia il viaggio. E’ ancora notte, ma l’intento del capitano e dei tre suoi compagni di viaggio è di vedere l’alba sul fiume, di attendere che la luce si accenda lentamente sulle rive e sulle acque. Il freddo è pungente, e lo è ancor di più in barca. Ci si ripara per come si può. Marco siede sul fondo, con la schiena appoggiata a prua, Davide e chi vi scrive seduti sui fianchi della barca. Lo spettacolo dell’alba arriva poco prima delle 7. Un lieve bagliore che pian piano aumenta. Una foschia che, a filo d’acqua, a poco a poco si dirada. Un’esperienza unica, emotivamente intensa. Basta un cambio di luce per la felicità di un fotografo. Ma in genere, la tenebra che si rompe è metafora della vita, di piccoli e grandi pensieri. E il febbraio regala davvero una splendida alba ai nostri occhi.
No, non è solo l’alba dai suoi colori tenui: è tutta la natura che, a poco a poco si risveglia. Ci sono i cormorani appostati sui rami più alti. Partono a gruppi col loro volo a sfiorare l’acqua. Ci sono gli aironi, il cinerino e quello bianco, esseri maestosi e più solitari. E poi ancora i germani reali, c’è l’alzavola e il velocissimo piro piro. La poiana e il gabbiano reale. E, in una cava calma, c’è anche un cigno selvatico. Lo osserviamo per un po’, credendolo un solitario sfuggito da qualcuno di quegli insulsi laghetti dove vengono tenuti in quasi cattività e rimpinzati di pane e patatine. Ma quando alza le zampe dall’acqua non ha nessuna fascetta. Siamo e probabilmente davvero – come spiega il sindaco naturalista Davide Persico – di fronte ad un incontro importante.
L’acqua non è alta. Ma la barca di Cristian è dotata di tutta la tecnologia d’ausilio che serve in questi casi. E più ancora di quella è il suo occhio esperto che guida. Chi va in barca osserva le increspature, vede a distanza a cosa può trovarsi di fronte. Lo sa prima ancora di incontrarlo. Non ci si improvvisa e anni sui fiumi hanno temprato lo spirito del comandante. Lui, con il suo Living The River (cercatelo sui social, ne vale davvero la pena) ha avuto un’idea brillante. Quella di organizzare viaggi per chiunque voglia muoversi in maniera alternativa. Non servono grosse barche – e le litanie annuali perché il fiume è basso, perché non è navigabile, perché serve regimentarlo ed altre storielle neppure troppo simpatiche. Non servono grosse portate. Il fiume non è un’autostrada. Ha un’anima che merita rispetto. Un suo corso e sue stagioni, le sue secche e le sue piene. La sua vita che pulsa insieme a quella di chi lo guarda e di chi lo naviga, ed anche a prescindere. Racconta la sua storia Cristian, che è quella di chi nasce e cresce a pane e pesca. Di chi ha un sogno e poco più di un anno e mezzo fa lo realizza: una barca abbastanza spaziosa da portarci una decina di persone, un’attività di turismo dolce, un impegno che si modella sulle richieste di chi gli chiede di organizzargli qualche ora o l’intera giornata. Pesca, fotografia, trekking, o solo qualcosa da festeggiare. Cristian – che sembra un vichingo – ha un altro lavoro durante la settimana, ma nel fine settimana è lì, ad Isola Pescaroli. Parte e ritorna, in un moto continuo. L’energia gliela dà quel fiume e la passione. Gliela dà quel suo profondo credere che il fiume possa essere una sorta di compagno di viaggio e non un ammasso d’acque e sabbia da sfruttare. La sua Living The River è destinata a crescere ancora. Perché poi (ne siamo testimoni) quelle acque che scorrono e si increspano sono una sorta di dipendenza.
Cristian è alla ricerca di nuovi tragitti per appassionati di fotografia. Noi, in verità, siamo cattivi consiglieri. Fotografiamo le cose minuscole, le zolle di terra e i fiori di campo. Troviamo interessanti i sassi, e la loro disposizione. Troviamo interessanti i giochi di luce sul selciato, i fili d’erba. Il fiume è un incredibile caleidoscopio di immagini da fissare, da raccogliere, da rilasciare nel vento o portarsi dentro. Il percorso è approvato in pieno. Ma, in fondo, il comandante questo lo sapeva già. Se vai ad una festa di astemi porti l’aranciata, e non il vino. La logica in fondo è questa.
Intanto che ci raccontiamo, fotografiamo, e mettiamo sotto i denti una fetta di crostata alle arance fatta in casa (e i più temerari la cicciolata portata dal comandante) passiamo Cremona. L’arrivo è fissato laddove l’Adda entra in Po. Arriviamo con il sole e dopo dieci minuti si alza una fitta nebbia: fa parte delle cose, è inverno. Si sbarca per mangiare qualcosa su una spiaggia di fronte all’imbocco dell’Adda. Salame, formaggio, focaccia, lambrusco. Sabbia, e arbusti. Pian piano il sole dirada la nebbia. Non ci sono tavoli, non ci sono sedie. Ci si adatta.
I segni dei cinghiali e delle presenze piccole e straordinarie. Come quelle dei corvi. Sono esseri intelligenti, estremamente intelligenti. Su un sasso poroso una noce spaccata incuneata. E’ Davide Persico a spiegare che usano il sistema per spaccare la noce col becco in modo che resti ferma. Davide è una persona di quelle che vorresti con te ogni volta. Un giovane saggio dal quale c’è sempre tantissimo da imparare. Ci spiega dell’acqua (è limpidissima, negli ultimi dieci anni è molto migliorata grazie anche ad una maggiore attenzione di tipo ambientale sul suo corso e sui suoi affluenti), non nasconde le preoccupazioni per l’estate che verrà. “L’anno scorso, di questi tempi, il fiume era più alto. Con un’estate come quella dell’anno scorso, andremo ancora più sotto”.
Si parte. A volte per caso, altre per destino. Si parte a volte appesantiti dalla vita e dalle sue ombre. Si parte in cerca di qualcosa che ritempri, o dia piacere all’anima. Il fiume, e i suoi infiniti colori, le sue infinite vite sono medicina dell’anima. Lo spiega bene lo stesso Davide qualche giorno dopo…
“Sono mesi – scrive – troppi, in cui l’unico colore in testa è il grigio. Il grigio della nebbia, della strada sporca, della pioggia che non lava, delle cose che non vanno mai per il verso giusto, dell’impossibilità di cambiarle, del rimbalzare ad ogni tentativo ritrovandosi sempre, inesorabilmente al punto di partenza. E’ odioso il grigio. E’ un colore non colore, è l’entusiasmo che si spegne, è l’orario da mantenere rigorosamente, è l’agenda che ti scandisce la vita, è la nausea che ti assale, è la consapevolezza di dover fare sapendo che nulla puoi cambiare. E’ lo spegnersi delle passioni il grigio, è l’arrivare a rinnegare le proprie scelte, è la sensazione di perder tempo o di spenderlo per qualcosa per cui non vale più la pena, che non senti più tuo, che ti è stato sottratto. Grigio è il tentare di gestire una situazione in balia degli eventi, è il rimpianto di non esser rimasti a letto dove almeno lì, il grigio rimane nero deciso. E’ pessimo il grigio perché diventa intenso quando anche gli amici, le persone che conosci ti voltano le spalle, si oscurano, svariscono. Poi un giorno ti chiedono di fare una levataccia e, perso nel grigio dici – ma chi me lo fa fare – che l’entusiasmo lo hai perso da tempo, ma poi speri in qualcosa che magari un cambio di routine lo possa diradare, quel grigio. E allora ti alzi alle 5 del mattino, ti vesti come per l’Antartide, bevi un caffè con quegli amici e dopo un’ora sei sommerso di colori. E capisci che devi fare di tutto affinchè il grigio svanisca quanto prima. Non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha diradato il grigio spronandomi per andare a scattare questa fotografia. Grazie“. Grazie Davide. Non avremmo potuto scrivere di più, e di meglio…
Il rientro verso Isola Pescaroli è stato lentissimo. Ricco di racconti, di parole e di silenzi ad osservare. Altri uccelli a sfiorare l’acqua, altri orizzonti da incontrare. L’intento era quello – dopo averlo visto accendersi – di vedere lo spegnersi del sole. L’abbraccio tra cielo e fiume ci ha regalato davvero uno spettacolo straordinario, unico. Il fiume ci ha dato un po’ della sua bellissima anima. E si è preso irrimediabilmente la nostra. Chiudiamo dunque da dove siamo partiti…
“… spesso non diamo valore alla bellezza e alla lentezza, e come dice l’amico sindaco di San Daniele, è il grigio che domina su ogni cosa. Eppure esistono istanti infinitamente intensi, parti di questa nostra terra, di questo nostro fiume e di questa nostra golena di una bellezza struggente. Esiste una terra, la nostra, che ci regala ogni volta battiti da aggiungere ai nostri, anche quando i nostri si fanno lenti e impercettibili. Esistono spiagge, e uccelli a sfiorare l’acqua, e piante, e fiori di campo, e sabbie, e albe, e tramonti, e acque ancora da attraversare. Questo è il nostro Eldorado, qui c’è – se la vuoi cercare – un po’ della nostra anima, della tua anima. Nei prossimi giorni vi racconterò d’un viaggio. Devo metabolizzare un tumulto di emozioni e sensazioni belle, devo mettere ordine nella testa e nei pensieri e – se non ci riuscirò – vi prenderete un poco del mio disordine. C’è un’infinita poesia nelle cose semplici, nei sorrisi e nei silenzi, nelle piccole nebbie e nel sole che nasce e che muore. Un’infinita bellezza, di cui dovremmo far tesoro…“
N.C. (Fotogallery e testo – le foto nel pezzo sono di Davide Persico)
Tutto il materiale raccolto farà parte di uno speciale in via di realizzazione da Cremona 1.