Cronaca

RSA Grassi: a Viadana si fa
festa per Sant’Antoni chisuler

Ricordare è importante, la tradizione restituisce una memoria per certi versi più tangibile rispetto ad altre forme del ricordo, coinvolge anche la sfera emozionale dell’anziano

Le festività legate al mondo contadino hanno da sempre un’importanza significativa nella RSA Grassi di Viadana, meritano di essere celebrate seguendo le tradizioni e danno modo ai nonni di potersi aprire l’un l’altro, di creare occasioni di incontro e dialogo sul presente e sul passato.

Oggi, 17 gennaio, alla Casa di Riposo si festeggia Sant’Antonio Abate: Santo molto popolare nel mantovano, soprattutto nelle zone agricole. Riconosciuto come patrono degli agricoltori e degli animali da allevamento, Santo della luce (perché la durata del giorno si allunga) e portatore di fuoco purificatore come rinnovamento della natura. I nostri Nonni raccontano che si usava tra gli agricoltori, affiggere una raffigurazione di Sant’Antonio nelle stalle per proteggere il bestiame e c’era l’usanza in questo giorno speciale di preparare il “chisöl”, o Bussolano, da qui l’appellativo in dialetto locale “Sant’Antoni chisuler”.

Ricordare è importante, la tradizione restituisce una memoria per certi versi più tangibile rispetto ad altre forme del ricordo, coinvolge anche la sfera emozionale dell’anziano. A questo principio fa riferimento lo spirito della Struttura, il cui personale ci tiene sempre a valorizzare ogni festività ed usanza, partendo dallo scambio di racconti con i Nonni, arrivando al menù pensato per loro. In questa giornata sono stati realizzati dai cuochi degli squisiti tortelli di zucca tipicamente Mantovani. 

La tradizione ci insegna che sia usanza, passato il periodo Natalizio, gustare i tortelli di zucca in famiglia nel giorno di Sant’Antonio, e che siano proprio gli anziani ad educare i più giovani nell’apprezzare questo piatto rituale, mostrando devozione a Sant’Antonio. Lo scrittore mantovano Renzo dall’Ara, così ricorda: «Sant’Antoni d’là barba bianca, me magni i turtei e te gnanca».

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