Cronaca

Dosolo, lectio magistralis di Mercadini
e la poesia del Gulliver (da preservare)

Una sorta di lectio magistralis di paese. Detto con infinita stima. Di quelle lezioni che è bello ascoltare perché basate su dati scientifici ma abbastanza semplici da poter essere seguite e capite da tutti

Lasciatecelo così, il circolo Gulliver di Dosolo, il suo cinema teatro un po’ squinternato dove, alla malparata, si aggiungono sedie quando i posti mancano. Dove ci si incontra, si parla come tra vecchi amici, dove si incrociano sorrisi e sguardi conosciuti e capitati mai per caso. Il cinema di Dosolo è un luogo sospeso nel tempo, d’infinita poesia e bellezza. Un luogo d’incanto che riporta ai vecchi luoghi di incontro di paese. Di quelli che non esistono più. Lasciatecelo così, con camera in cui il teatrante si concentra affiancata ai bagni, con il piccolo uscio sulla strada e le piccole luci sotto la pioggia. Con la gente che parla, si stringe la mano e si racconta.

Serviva una intro così, che non c’entra nulla con il pezzo successivo. O forse c’entra perché Roberto Mercadini, attore, narratore e poeta bolognese, con molte date in giro per il nord Italia e la TV (due giorni fa era su Rai3) Dosolo l’ha scelta e non a caso. C’era già stato ed aveva respirato l’infinita bellezza delle sale di paese, poco spazio ma l’essenziale. Pochi orizzonti ma quelli che contano. Lo ha raccontato ad inizio spettacolo che a Dosolo tornava volentieri, dopo l’ultima volta in cui a fine spettacolo, nella stessa sala che lo aveva accolto, tutto si era concluso con una tavolata. Anche il cuore vuole la sua parte. E a Dosolo di cuore ce ne é davvero tanto.

Tutto esaurito per Noi siamo la terra, noi siamo il suolo, monologo insieme divulgativo, comico, concreto, sospeso tra economia e ecologia, a dimostrazione di come tutto, nell’universo, è interconnesso. Di come uno squilibrio su una parte vada inevitabilmente ad influire sull’equilibrio del resto. Un monologo di oltre un’ora, a spiegare il legame tra pipistrelli ed economia (i pipistrelli ogni anno danno all’economia USA un contributo pari al fatturato di Microsoft), tra astronauti e asceti indù, tra il deserto del Sahara e la foresta Amazzonica, con un excursus tra consumo di suolo e capacità dell’uomo di porsi regole ed eluderle bellamente.

Una sorta di lectio magistralis di paese. Detto con infinita stima. Di quelle lezioni che è bello ascoltare perché basate su dati scientifici ma abbastanza semplici da poter essere seguite e capite da tutti, fatte da un personaggio, Roberto Mercadini, che è al contempo una sorta di troubadour e un divulgatore, un personaggio della commedia dell’arte e un ottimo maestro, di quelli che vorresti sempre trovarti in classe ben consapevole che qualcosa da imparare – senza retorica e pesantezza – lo porti a casa sempre.

L’attore bolognese ha stupito, divertito e fatto riflettere, con garbo e semplicità, con passione ed ironia, con poesia e bellezza. Il suo monologo per una cittadinanza planetaria meriterebbe di entrare nelle scuole, di essere ascoltato con attenzione e con attenzione fatto proprio. Mercadini é l’ennesimo regalo, una distesa colorata e infinita di fiori di campo, che il circolo Gulliver ci dona, che Dosolo dona a tutto il territorio.

E qui ritorno all’inizio, alle origini (e rigiustifico l’intro). Lasciatecelo così il cinema/teatro, le sue belle persone che lo animano, la sua programmazione. Lasciateci un po’ di poesia, e di anima dove poesia ed anima c’è. Ve ne saremo grati. Perché di luoghi di questa bellezza non ne esistono più e dove ancora ci sono andrebbero tutelati come parte di un ecosistema in cui – senza – avremmo tutti perso irrimediabilmente qualcosa.

Nazzareno Condina

 

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