Arte

Brunivo Buttarelli, Stefano Donzelli e
Ludovico Ariosto: un viaggio sublime

Un momento d'arte intenso sabato 7 gennaio al Diotti, arte condivisa dove scultura, poesia e teatro hanno forgiato un contenitore stracolmo di bellezza e ricco di spunti di riflessione

Quivi ebbe Astolfo doppia meraviglia:
che quel paese appresso era sì grande,
il quale a un picciol tondo rassimiglia
a noi che lo miriam da queste bande;
e ch’aguzzar conviengli ambe le ciglia,
s’indi la terra e ‘l mar ch’intorno spande,
discerner vuol; che non avendo luce,
l’imagin lor poco alta si conduce

Stava transitando in orbita nello spazio alla ricerca del blu Brunivo Buttarelli… il blu, un colore col quale mai si era cimentato. Nel suo vagare incontra oggetti dimenticati, scartati, gettati nel nulla dagli umani: “mamma mia quanti!” – pensa Brunivo. Serviva un mezzo di trasporto, il cielo è grande e il viaggio lungo. Fu allora che dal nulla gli apparve l’ippogrifo così, Brunivo, come un Astolfo risorto, decide di cavalcarlo. Lo incontra il blu, ma non solo, una volta giunto sulla lucente luna i detriti, l’immondizia, gli oggetti buttati per lasciare, in maniera compulsiva, posto ad altri destinati alla stessa fine, erano lì ammassati in stato di morte. Brunivo li raccoglie come da una discarica e li assembla dando loro nuova vita, restituendo loro un senso. Il mondo non è cambiato, è ancora prigioniero di lotte, guerre e cattiverie. Anche la discordia è ancora lì, coi suoi lunghi capelli, il suo corpo accattivante e strisciante, un pò sirena e un pò pavone, senza volto e vuota, senza anima in attesa che l’ennesimo arcangelo Michele la trascini da qualche parte a gettare tra gli uomini la sua infamia. E sono ancora lì gli armigeri, il saraceno e il cristiano, simboli di battaglie inutili e ingiuste, ad un passo dal duello. Hanno armature distintive della loro appartenenza e corpetti ortopedici moderni a testimonianza di una sofferenza che sembra non voler cessare mai. Restano però di schiena, non si girano per dar vita al duello, rimangono lì a fermare ciò che altrimenti genererebbe blackout, distruzione e crollo dell’umanità intera. Restano fermi per non trovarsi di fronte ad un the day after fatto di desolazione a cui solo gli invertebrati potrebbero sopravvivere. Questo è il viaggio artistico di Brunivo in mostra fino a ieri al Museo Diotti, un viaggio che trova agganci significativi nell’opera massima di Ludovico Ariosto, nello specifico in Astolfo partito per la luna in cerca del senno di Orlando. Un lavoro sublime, in collaborazione col movimento letterario Realismo Terminale i cui poeti narrano in versi le opere dell’artista e ne abbracciano il messaggio. Una esposizione che ha lasciato attoniti i visitatori e che sabato 7 gennaio è stata arricchita dall’incursione teatrale di Stefano Donzelli, il quale ha accolto il pubblico recitando magistralmente i versi di Ludovico Ariosto. L’incanto davanti alle gigantesche opere di Brunivo è stato amplificato dalla bravura profonda, attenta e direi anche melodiosa, quasi come una leggera musica di sottofondo, di Stefano, giovane attore pieno di talento e sentimento che periodicamente regala al suo paese perle d’arte pensate per la sua gente. Le musiche che lo hanno accompagnato in questo fantastico viaggio, sono state scritte da Michele Veneziano e Michele Consolini. Con garbo si avvicinava alle persone come un Astolfo venuto dal passato, con un mazzo di chiavi arrugginite tra le mani, chiavi di lettura di un mondo alla deriva allora come oggi, dando spiegazione, tramite il verbo del poeta, all’ultima fatica dell’artista. La voce di Stefano diviene musica, cornice preziosa di un quadro d’autore. Nulla è cambiato, la discordia, le guerre, la brama di potere ma nell’epilogo degli armigeri che si fermano prima della conta dei passi che precede il duello, troviamo speranza e il monito ad interrompere inutili e secolari battaglie che via via stanno portando l’umanità alla distruzione di sé stessa. Un momento d’arte intenso sabato 7 gennaio al Diotti, arte condivisa dove scultura, poesia e teatro hanno forgiato un contenitore stracolmo di bellezza e ricco di spunti di riflessione.

Giovanna Anversa (Foto: Alessandro Osti)

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